14/03/2017, 08.52
SIRIA - KAZAKHSTAN
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L’opposizione anti-Assad non parteciperà ai colloqui di pace di Astana

Nella capitale kazaka governo e ribelli dovevano discutere il rafforzamento del cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri. Leader opposizione: Boicottaggio per le “promesse non mantenute” dal governo sulla tregua. A Homs, capitale della rivoluzione, i gruppi ribelli raggiungono l’accordo per l’evacuazione. 

 

Astana (AsiaNews/Agenzie) - Le fazioni ribelli in Siria non parteciperanno al nuovo round di negoziati con esponenti del governo in programma nella capitale del Kazakhstan. Il terzo incontro di Astana, mediato da Turchia, Russia e Iran, avrebbe dovuto iniziare oggi con l’obiettivo di rafforzare il cessate il fuoco nazionale, sottoscritto a fine dicembre. Altro possibile tema in agenda lo scambio di detenuti e di persone sequestrate. 

Ieri pomeriggio l’annuncio del portavoce della delegazione che unisce le varie fazioni che compongono la nutrita galassia dell’opposizione. “I gruppi ribelli hanno deciso di non presentarsi ad Astana” ha affermato Osama Abu Zeid, secondo cui dietro il boicottaggio vi sono “promesse non mantenute” dal governo in merito alla tregua. 

Ahmad Othman, comandante del gruppo ribelle Sultan Murad, sostenuto da Ankara, aggiunge che “non vi è stata piena attuazione” delle disposizioni relative al cessate il fuoco. “Il regime e le milizie  - prosegue - continuano a bombardare, causare sfollati, promuovere assedi”. 

Ieri la tv di Stato siriana ha sottolineato che la delegazione governativa, guidata dal rappresentante di Damasco all’Onu Bashar al-Jaafari, era già arrivata nella capitale del Kazakhstan per partecipare agli incontri. Presenti anche i rappresentanti della Russia e delle Nazioni Unite, queste ultime arrivate ad Astana in qualità di osservatori. 

La prossima tornata di incontri mediata dall’Onu a Ginevra inizierà il prossimo 23 marzo e si focalizzerà su quattro temi principali: la forma di governo, una nuova bozza di Costituzione, elezioni e la lotta al terrorismo. Secondo quanto riferisce l’inviato speciale Staffan de Mistura si potrebbe iniziare a parlare anche di ricostruzione. 

Dall’inizio del conflitto siriano, nel marzo 2011, sono morte 320mila persone; milioni di sfollati, nel contesto della più grave emergenza umanitaria dalla Seconda guerra mondiale. 

Intanto, sul fronte del conflitto i gruppi ribelli hanno concordato l’evacuazione dell’ultima enclave ad Homs, come avvenuto in precedenza ad Aleppo. Il governatore della città Talal Barrazi ha affermato che lo sgombero di al-Wair è parte di un accordo con i leader della comunità e durerà dalle sei alle otto settimane. 

Ai ribelli sarà concesso di evacuare insieme alle loro famiglie; i combattenti ripiegheranno verso i territori del nord del Paese, controllati dai gruppi di opposizione in lotta contro il presidente Bashar al-Assad. Al-Wair, distretto della periferia occidentale di Homs - considerata la “capitale della rivoluzione” - in cui vivono 75mila persone, è sotto assedio governativo dal 2013. 

Secondo quanto riferisce il sito Orient News, vicino all’opposizione, i ribelli dovrebbero ripiegare verso Jarablus, cittadina al confine con la Turchia strappata lo scorso agosto allo Stato islamico (SI).

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