02/10/2023, 13.03
MALDIVE
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Malé: il candidato dell'opposizione filo-cinese è il nuovo presidente

Mohamed Muizzu ha ottenuto il 54% delle preferenze battendo il presidente in carica Ibrahim Mohamed Solih, che negli ultimi cinque anni aveva rafforzato i rapporti con l'India. Delhi aveva investito in progetti allo sviluppo e schierato qualche decina di militari, mentre Pechino aveva investito nelle infrastrutture. Ma la popolazione è rimasta delusa soprattutto per l'elevato livello di corruzione che ha caratterizzato l'ultima amministrazione.

Malé (AsiaNews/Agenzie) - Al ballottaggio per le elezioni presidenziali delle Maldive, svoltosi il 30 settembre, ha trionfato il candidato filo-cinese dell’opposizione, Mohamed Muizzu, con il 54% delle preferenze. Il presidente in carica Ibrahim Mohamed Solih, che negli ultimi anni aveva rafforzato i rapporti con l’India, ha accettato la sconfitta, decretando anche il parziale fallimento di New Delhi nel mantenere un appoggio strategico nell’Oceano indiano contro Pechino.

Muizzu è riuscito a conquistare gli elettori dipingendo l’amministrazione di Solih come corrotta e denunciandone le tendenze filo-indiane, che avrebbero minato la sovranità del Paese. Dopo la vittoria, il neo-presidente - che entrerà ufficialmente in carica il 17 novembre - ha scritto su X (il social prima conosciuto come Twitter) che attraverso il voto la popolazione ha scelto di “riconquistare l'indipendenza delle Maldive”. Il primo ministro indiano Narendra Modi si è congratulato, affermando diplomaticamente che “l’India resta impegnata a rafforzare la collaudata relazione bilaterale con le Maldive e a rafforzare la cooperazione globale nella regione dell'Oceano Indiano”.

Al potere dal 2018, Solih, proveniente dal Partito democratico maldiviano, negli ultimi cinque anni aveva riportato le Maldive sotto l’influenza dell’India dopo un quinquennio di governo di Abdulla Yameen, del Partito progressista, che aveva invece spostato l’arcipelago verso l’orbita cinese aderendo alla Belt and Road Initiative, il mega progetto infrastrutturale di Pechino per facilitare i commerci con il resto del mondo. Attualmente in carcere dove sta scontando una pena di 11 anni per corruzione, e per questo impossibilitato a candidarsi, Yameen ha passato il testimone a Muizzu, già sindaco della capitale Malé e ministro durante la sua amministrazione.

Durante il governo di Solih le Maldive hanno ricevuto da Delhi milioni di dollari in aiuto allo sviluppo insieme a due elicotteri e un aereo militare che dovevano servire a potenziare la guardia costiera maldiviana, e che hanno richiesto per la manutenzione anche la presenza di 75 militari indiani. Negli ultimi anni Pechino ha espanso la propria presenza navale anche intorno alle migliaia di atolli delle Maldive, al centro di importanti rotte commerciali. 

Con lo slogan “India out”, Muizzu, facendo leva proprio sulla presenza militare indiana, aveva già ottenuto sorprendenti risultati al primo turno di votazioni il 9 settembre con il 46% delle preferenze, mentre Solih, nonostante nei sondaggi sembrasse il favorito, si era fermato solo al 39%. Alla vigilia delle votazioni, inoltre, gli Stati Uniti avevano aperto una nuova missione diplomatica per meglio monitorare gli sviluppi politici dell’arcipelago.

Secondo gli esperti, ad aver penalizzato Solih, pare siano state soprattutto le accuse di corruzione provenienti dall’opposizione: “Per l’opinione pubblica, il governo di Solih non si è molto distinto da quello di Yameen”, ha commentato al quotidiano Nikkei Asia Ahmed Shaheed, ex ministro degli Esteri delle Maldive. “In effetti, per quanto riguarda lo stato di diritto e l’affidabilità, il governo Solih è stato altrettanto se non addirittura più corrotto e più inefficiente” dell’amministrazione Yameen, ha aggiunto l’ex funzionario.

Muizzu, invece, è stato descritto dai residenti di Malé con un tecnocrate preparato. Ingegnere civile, ha servito come ministro per le Politiche abitative, ma era stato scelto da Yameen per gestire anche il portafoglio delle infrastrutture. Tra il 2013 e il 2018 è stato poi costruito un ponte da 200 milioni di dollari, finanziato dalla Cina, che collega Malé con l'isola su cui si trova l'aeroporto internazionale del Paese.

Per gli osservatori non è detto che il recente risultato elettorale coincida con una totale virata verso Pechino: secondo alcune fonti di Nikkei, infatti, potrebbe prevalere “un atteggiamento più sfumato nel tentativo di massimizzare i benefici economici attraverso un impegno costruttivo sia con l’India che con la Cina”.

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