18/06/2022, 11.41
FILIPPINE
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Manila vuole completare la centrale nucleare di Bataan

di Stefano Vecchia

Marcos Jr. intende confermare l'ordine esecutivo di Duterte che inserisce l'energia atomica tra le fonti del Paese. E il primo passo potrebbe essere il completamento dell'impianto voluto da Marcos Sr. e costruito dall'americana Westinghouse a inizio anni Ottanta nell'area della capitale e che non fu mai collegato alla rete. Nelle Filippine oggi il costo dell'energia è secondo solo a Singapore tra i Paesi del sud-est asiatico. 

Manila (AsiaNews) - Un elemento del dibattito all’incrocio tra necessità energetiche e ambientali nelle Filippine è lo sviluppo del nucleare civile, sollecitato periodicamente da crisi energetiche e dalla necessità di arrivare insieme a una stabilità di produzione e all'autonomia delle fonti. La prima deve tenere conto delle condizioni ambientali di un arcipelago di oltre 7.100 isolo per metà circa abitate dove spesso l’elettricità non è sempre disponibile e dipende da impianti antiquati perlopiù a petrolio o carbone. La seconda è sottoposta a variabili economiche, politiche e strategiche che nessuna amministrazione ha finora valutato complessivamente. Il rebus energetico è tra più urgenti e insieme difficili da risolvere e - di conseguenza - a volte riporta sotto i riflettori lo sviluppo del nucleare, che altrove in Asia (Giappone in primis) fa i conti con enormi difficoltà ambientali per diventare essenziale nel mix energetico, con non poche opposizioni.

La questione si è riaperta dopo l’ordine esecutivo del presidente uscente, Rodrigo Duterte, di inserire anche il nucleare tra le fonti energetiche future. Una decisione che ora il neopresidente eletto, Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr ha indicato di volere sostenere. Su due direttrici: la costruzione di almeno un nuovo impianto e la riqualificazione dell’unico finora costruito nel Paese ma mai avviato, quello di Bataan a poche decine di chilometri dalla capitale Manila.

Due considerazioni soprattutto sono alla base delle scelte: il costo elevato dell’elettricità nell’arcipelago (nel sud-est asiatico secondo dopo Singapore) e la dipendenza da combustibili fossili che al momento forniscono l’80% dell’energia.

D’altra parte, gli oppositori puntano il dito sui costi elevati per la costruzione/riqualificazione degli impianti, del combustibile, della manutenzione delle strutture e della gestione delle scorie radioattive. Altre considerazioni riguardano i potenziali rischi di incidenti, la reperibilità di aree adatte per la collocazione dei reattori e il loro utilizzo produttivo, le problematicità connesse a instabilità politica e terrorismo

All’Impianto energetico nazionale di Bataan - progettato e in parte realizzato dall’americana Westinghouse tra il 1976 e il 1984 - i lavori vennero interrotti nonostante un investimento di 2,2 miliardi di dollari. Già nel 1979 vi era stata una prima interruzione per i rapporti di potenziali rischi per la salute e la sicurezza pubblica e la necessità di provvedere a modifiche sostanziali del progetto iniziale di 620 megawatt, per cui il Paese paga ancora tra 40 e 50 milioni di dollari all’anno. Per molti scettici dei programmi in parte coincidenti di Duterte e di Marcos Jr, pensare a una riabilitazione di Bataan sembra più una mossa politica, parte della riabilitazione in corso della figura di Ferdinand Marcos Sr, presidente-dittatore e padre del nuovo presidente che entrerà in carica il 30 giugno.

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