16/11/2021, 08.58
RUSSIA
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Mosca cancella la memoria del periodo sovietico

di Vladimir Rozanskij

La magistratura vuole chiudere “Memorial”, associazione che onora i dissidenti degli anni dell’Urss. L’attivista Lev Ponomarev, preso di mira dalle autorità: cresce la fascistizzazione della società russa, e il problema non è solo Putin.

Mosca (AsiaNews) – Si diffondono in Russia le voci di protesta dopo la richiesta della magistratura di chiudere l’associazione “Memorial”, che dalla fine del comunismo si occupa di recuperare e onorare la memoria del dissenso di epoca sovietica. Uno dei fondatori, Lev Ponomarev, ha guidato il 14 novembre un piccolo meeting davanti alla storica sede del Kgb in piazza Lubjanka.

Lo scorso 11 novembre è stato anche respinto l’appello di Ponomarev al ministero della Giustizia contro l’inclusione della sua associazione “Per i diritti dell’uomo” – legata a Memorial – tra i gruppi definiti “agenti stranieri”. Alcuni giorni prima le autorità avevano multato l’80enne difensore del dissenso per 10 mila rubli (circa 150 euro): l’accusa è di aver diffuso sui social dei messaggi su eventi e persone, privi della dicitura obbligatoria “ritenuti dalla legge russa come estremisti”. Altre due multe analoghe, e Ponomarev rischierebbe di essere incriminato.

Ponomarev ha attraversato tutte le fasi della fine del regime sovietico e della rinascita della Russia. Fisico e matematico, è stato deputato nel Parlamento “gorbacioviano” dal 1990 al 1993, poi nella prima Duma post-sovietica nel 1994-1995, dopo aver fondato nel 1990 il partito di opposizione “Russia Democratica”. Ha fondato anche diverse associazioni per i diritti dell’uomo e dei carcerati, divenendo uno degli iniziatori di Memorial, che dal 2013 subisce persecuzioni sistematiche da parte degli organi statali e dalla magistratura.

La protesta di Ponomarev e dei suoi seguaci poggia anche sulle parole del presidente Putin, che alcuni anni fa aveva promesso di proteggere l’opera della memoria dei perseguitati, perché “nessuna giustificazione può essere ammessa per questi delitti”. Nelle interviste di questi giorni, Ponomarev ripete che “Memorial è l’orgoglio nazionale della Russia; serve a superare la divisione tra le persone… praticamente in ogni famiglia ci sono vittime delle repressioni del periodo sovietico, è una ferita ancora aperta che sta iniziando di nuovo a sanguinare”.

Il difensore dei perseguitati lamenta il tentativo attuale di “riscrivere la storia”. Egli contesta i i festeggiamenti da poco organizzati ufficialmente in onore del centenario della fondazione del Kgb da parte della struttura sua erede (l’Fsb): il tutto con la benedizione di Putin. Proprio le sue rimostranze contro i servizi segreti hanno procurato a Ponomarev la palma di uno dei più perseguitati dall’attuale regime, anche per le sue continue campagne in difesa delle minoranze etniche e religiose, ad esempio i Testimoni di Geova.

Le associazioni di Ponomarev fanno anche da punto di riferimento per tanti altri gruppi locali e regionali che si occupano di diritti umani, ciò che ha provocato l’irritazione dei governatori e di tante strutture amministrative e legislative in tutto il Paese. Molte di queste realtà sono state bloccate proprio con metodi amministrativi, non per violazioni delle leggi, ma per l’impossibilità di far approvare i propri statuti dagli uffici competenti.

Lo stato di “agente straniero” impedisce a Ponomarev perfino di utilizzare Facebook, ragione per cui egli cerca di pubblicare articoli in tutti i giornali e le riviste dove trova un minimo di ospitalità. Sui social i suoi articoli vengono continuamente bloccati, ma i suoi ammiratori e seguaci cercano di ripostarli in ogni modo. Egli stesso ringrazia sarcasticamente per “aver ricevuto per tutti questi post una multa tutto sommato sopportabile”.

A chi gli chiede se prevede ulteriori peggioramenti del clima di repressione in Russia, Ponomarev risponde: “Speriamo di no, certo sembra di assistere a una progressiva fascistizzazione della nostra società, e non solo per colpa di Putin e dei suoi sodali, ma anche dal basso. Putin prima o poi se ne andrà, ma come potremo liberarci da tutto questo fascismo? Le persone oggi sono molto spaventate, non sono pronte a lottare per i propri diritti”.

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