27/11/2022, 10.32
ECCLESIA IN ASIA
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Nazir Ali: dall'anglicanesimo a Roma la mia battaglia contro gli estremismi

Costretto a fuggire dal Pakistan nel 1986, per 15 anni vescovo di Rochester, l'anno scorso Michael Nazir Ali ha scelto il cattolicesimo. Ad AsiaNews racconta: "I perseguitati rinnoveranno le nostre Chiese. Il Sinodo? Si guardi dai gruppi di pressione esterni e ascolti anche i credenti di ieri" 

Milano (AsiaNews) - Cristiano perseguitato del Pakistan, per anni vescovo anglicano in Gran Bretagna, dall’anno scorso sacerdote della Chiesa cattolica per l’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham, la prelatura personale che accoglie chi da Londra ritorna in comunione con Roma. Alla recente assemblea della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), tenutasi il mese scorso a Bangkok, era presente anche il presule anglo-pakistano Michael Nazir-Ali, 73 anni, che ha tenuto una relazione molto apprezzata dai vescovi di tutto il continente.
Nato a Karachi nel 1949, Nazir Ali è diventato vescovo in Pakistan nella diocesi di Raiwind nel West Punjab nel 1984: all’epoca era il più giovane presule della Comunione anglicana. Due anni più tardi fu però l’allora arcivescovo di Canterbury Robert Runcie a farlo espatriare, perché minacciato dagli estremisti islamici. In Gran Bretagna è stato poi segretario della Christian Missionary Society e per 15 anni vescovo di Rochester. Fino a quando nel 2021, personalmente sempre più lontano dalle posizioni di Lambeth Palace, ha scelto di aderire all’Ordinariato. “Oggi insegno ad Oxford, insieme a colleghi laici - racconta -. Ma sto iniziando anche un corso sull’anglicanesimo a Roma. Cerco di aiutare in ogni modo possibile”.

Lei è originario del Pakistan un luogo dove sono tante oggi le sofferenze dei cristiani.

In Pakistan abbiamo visto purtroppo come anche un numero esiguo di persone quando si uniscono possono trasformare le relazioni tra persone di fedi diverse, facendole diventare da abbastanza buone a piuttosto tese. Il mio impegno è sempre stato rivolto all'opinione pubblica musulmana moderata, per far sì che esista una maggiore libertà per tutti e per far sì che questa voce venga ascoltate. Perché, soprattutto nei media, a dominare la scena sono gli estremisti. 

E quando queste relazioni sfociano in una vera e propria persecuzione?

L'ho sperimentata personalmente, ma non è solo in Asia. Dico sempre che la persecuzione inizia con la discriminazione e l'esclusione. E ora sta accadendo anche in Europa. Ho appena scritto la prefazione di un libro di un'infermiera cattolica in Gran Bretagna che parla di come le opportunità per i cattolici praticanti siano limitate nel mondo della medicina. La gente dice: "Non è come in Iran o in Pakistan". È vero, ma anche là è così che è iniziato: con la discriminazione e l'esclusione.

Come porsi davanti agli estremisti?

Ci sono diverse strade. C’è la battaglia contro le leggi ingiuste come quella sulla blasfemia. Alcuni miei amici musulmani mi hanno raccontato che quando il Profeta veniva insultato perdonava le persone che lo avevano fatto. Dobbiamo assicurarci che le persone siano ascoltate nei tribunali. Ma più in generale: abbiamo bisogno di un'atmosfera di libertà. Dico anche alle persone di altre religioni: se qualcuno dice qualcosa sulla vostra fede, dategli una risposta. Per quanto provocatorio possa essere non cercate di zittirlo, dategli una risposta. È la strada di chi dà conto della propria fede e della propria speranza. 
Verso chi concretamente soffre a causa delle persecuzioni, poi, il primo passo è farci voce perché il loro grido sia ascoltato nei tribunali internazionali e dai leader politici. E andare di persona: non si può essere vicini a distanza. E poi accogliere le persone che vengono in Europa in cerca di libertà. Vengono anche a rinnovare le nostre le chiese. Anche questo, forse, fa parte della Provvidenza di Dio: sappiamo dalla Bibbia che la chiesa è sempre cresciuta con la testimonianza delle persone fuggite dalle persecuzioni.

Papa Francesco insiste molto sul tema della sinodalità. La sua esperienza nella Chiesa anglicana che cosa può suggerire in questo processo?

Sinodalità significa semplicemente camminare insieme ed è bene che anche i laici siano consultati. Ma l'esperienza delle chiese anglicane e protestanti insegna che dobbiamo stare attenti ai gruppi di pressione esterni alla Chiesa, che possono essere molto attivi e ben organizzati. Anche poche persone possono fare un grande rumore.

In secondo luogo le opinioni delle persone consultate devono essere soppesate, a volte persino evangelizzate. Non si può semplicemente dire: questa è la voce del popolo di Dio. Può esserlo o no; dobbiamo sviluppare il senso critico in proposito, soprattutto se ad alcune persone è stata dato da Dio il ministero della guida nella Chiesa.

In terzo luogo, il sensum fidelium non è solo l'opinione delle persone di oggi: è il senso della fede nel corso dei secoli, ha un aspetto diacronico oltre che sincronico. Non è la prima volta che la gente si esprime; nella Chiesa primitiva c'erano molte grandi manifestazioni fuori dalle residenze vescovili. Anche fuori dai concili c'era gente che diceva di volere che la beata vergine Maria fosse chiamata theotokos, madre di Dio.

Come vede l’attuale fase del cammino ecumenico?

La Chiesa deve impegnarsi nell'ecumenismo perché vediamo che ci sono molti elementi di verità presenti in comunità cristiane diverse. Ed è questo che deve muoverci verso una maggiore unità. Deve essere un principio, non può essere solo un sentimento o una sensazione; deve essere basato sul nostro apprezzamento della verità della storia. Ad esempio, per quanto riguarda la natura dell'eucaristia, è possibile, come diceva Paolo VI, esprimere la sua verità in modi diversi, la stessa verità. Le Chiese orientali, per esempio, hanno un tipo di linguaggio particolare rispetto alle Chiese occidentali. Le persone possono imparare l'una dall'altra.

Come trasformare l'ecumenismo in testimonianza comune in un continente come l'Asia, dove i cristiani sono una piccola comunità?

L'impatto che i cristiani hanno in Asia e in Africa non è proporzionale al numero di persone: il loro servizio nell'istruzione, nella sanità e in tanti altri campi è fondamentale. Dobbiamo cercare una combinazione di dialogo, testimonianza e servizio. Dal dialogo impariamo, con la testimonianza diciamo qualcosa noi stessi e nel servizio portiamo Cristo alle persone. Penso che questa sia la strada da seguire insieme giorno per giorno.

 

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