14/10/2009, 00.00
NEPAL
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Nepal: cresce l’Indice di sviluppo umano, ma è merito dei 7 milioni di emigrati

di Kalpit Parajuli
Secondo il rapporto del Programma Onu per lo sviluppo, l’Indice è al 2,16%, livello record degli ultimi 27 anni. Ma nel Paese l’economia cresce a rilento e gli standard di vita restano immutati. La differenza la fanno i soldi inviati in patria dagli emigrati: nel 1980 erano 150 milioni di dollari, ora sono a circa 2,5 miliardi.
Kathmandu (AsiaNews) - Il Nepal registra il più alto tasso di crescita dell’Indice di sviluppo umano (ISU) degli ultimi 27 anni, ma il merito è tutto degli immigrati all’estero mentre nel Paese l’economia cresce a rilento e gli standard di vita restano immutati. Lo afferma un rapporto del Programma Onu per lo Sviluppo (Undp), dal tema “Superamento delle barriere: mobilità umana e sviluppo”.
 
Secondo il rapporto, dal 1980 al 2007 il Nepal è passato da un ISU oscillante tra lo 0,3% e lo 0,5% ad un 2,16%. Il risultato lascia comunque Kathmandu al 144° posto della classifica stilata dall’Onu, che raccoglie i dati di 182 Paesi. Ma il grande balzo non è indicativo di reali miglioramenti all'interno del Paese.
 
Robert Piper, delegato per il Nepal dell'Undp, afferma che “non si tratta di una pura coincidenza che il Paese abbia registrato la sua più alta crescita dell’ISU dal 1980 nel momento in cui le rimesse finanziarie [degli immigrati] sono cresciute da meno di 150milioni di dollari a circa 2,5 miliardi di dollari”.
 
Il Nepal ha registrato miglioramenti nel campo della scolarizzazione ed in quello dell’aspettativa di vita, ma Yubaraj Khatiwada, vice presidente della National Planning Commission (NPC) afferma che il sostegno decisivo nella lotta alla povertà e alla disoccupazione arriva dai nepalesi immigrati all’estero e dalla parte di stipendio che essi inviano ai parenti in patria.
 
Secondo i dati della Nonresidential Nepalese Association (NRN) sono quasi 7 milioni i lavoratori emigrati all’estero soprattutto in Qatar, Arabia Saudita e Malaysia. L’Associazione stima che le rimesse degli emigrati contribuiscono a quasi il 40% del bilancio statale.
 
Nel corso del 2009, la crisi economica globale ha causato un calo nelle partenze, per la riduzione delle richieste di forza lavoro nei Paesi di emigrazione. Il rapporto Undp auspica che la tendenza possa invertirsi quanto prima e invita le autorità di Kathmandu, come quelle degli altri Paesi asiatici coinvolti nell’ampio fenomeno delle migrazioni, a promuovere politiche sociali, finanziari e legali che facilitino la mobilità dei lavoratori.
 
Il mercato del lavoro nepalese non è in grado di offrire un impiego a tutta la popolazione e, paradossalmente, l’emigrazione è l’unica soluzione, soprattutto per le donne che costituiscono il 50% dei nepalesi emigrati. Esse faticano ad ottenere un impiego in patria, mentre all’estero trovano lavoro con più facilità. Per loro il rapporto Undp chiede però maggiore attenzione e garanzie contro il rischio di sfruttamento e discriminazione, fenomeni molto frequenti nei Paesi di accoglienza.
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