16/10/2023, 13.28
ISRAELE-PALESTINA
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'Noi carmelitane di Gerusalemme in preghiera con questi due popoli in conflitto'

di Carmelitane del Monastero del Padre Nostro

Dalla loro clausura sul Monte degli Ulivi la testimonianza delle monache che vivono in quello che secondo una tradizione cristiana antichissima è il luogo dove Gesù insegnò il Padre Nostro. "Sentiamo manifestazioni e spari da oltre le nostre mura: anche i lacrimogeni sono arrivati nel chiostro... Solo la giustizia e il rispetto possono portare a una pace, difficile ma duratura. Ogni giorno siamo in grado di coglierne i semi attraverso persone straordinarie, sia ebree sia palestinesi".

Gerusalemme (AsiaNews) - “Viviamo con i popoli della Terra Santa, con i loro alti e bassi, nel nostro piccolo, preghiamo per la pace e la giustizia di oggi e di domani”. Lo scrivono le carmelitane del Monastero del Padre Nostro a Gerusalemme, che in clausura dedicano la propria vita alla preghiera proprio in una delle frontiere più calde tra i due popoli che ancora una volta si stanno combattendo, seminando morte, dolore e distruzione. Lo fanno sul Monte degli Ulivi, nel luogo che una tradizione cristiana antichissima ricollega alla preghiera insegnata da Gesù e alle sue parole sul perdono. Un luogo oggi immerso in una zona araba della Città Santa, dove anche in queste la tensione è molto alta. Quella che pubblichiamo qui sotto è una lettera che le carmelitane del Monastero del Padre Nostro hanno inviato ai propri amici in questi giorni così dolorosi per la Terra Santa. Ed è facendo nostri lo sguardo e le parole di questa testimonianza che invitiamo tutti a vivere la Giornata di digiuno e di preghiera per la pace indetta per il 17 ottobre dal patriarcato latino di Gerusalemme.  
 

Nostra Signora del Rosario: durante l'Ufficio delle Lodi e l'Eucaristia di sabato mattina, 7 ottobre, l'allarme ha suonato quasi ininterrottamente su Gerusalemme... fino a mezzogiorno circa. I suoni ovattati dei razzi distrutti dall'Iron Dome ci hanno fatto capire che si trattava di un attacco. La sorpresa è stata totale. Era un evento grave e sorprendente: un attacco a Gerusalemme.

Nell'ultimo giorno della festa ebraica di Sukkot, i canti gioiosi della festa hanno improvvisamente lasciato il posto ai suoni della guerra. Allarmi più rari sono risuonati nei giorni successivi: in quei momenti, ciascuna è rimasta al proprio posto, immobile, in silenzio, pregando e aspettando.

Gerusalemme si è fermata, come in un lungo shabbat: negozi chiusi, scuole chiuse, turisti e pellegrini improvvisamente spariti, poca gente per le strade, si sentiva il rumore ovattato degli aerei militari che entravano e uscivano dalla Striscia di Gaza, compiendo pesanti rappresaglie. La nostra città è “protetta” da numerosi check-point contro il “nemico” che si è riversato in Israele e contro quanto vorrebbero unirsi a loro.

I Territori palestinesi sono isolati, nessuno può entrare o uscire, molti lavoratori sono gravemente penalizzati per non poter venire al loro lavoro quotidiano da Betlemme o da Gerico...

Gli attacchi sono compiuti da individui isolati. Ieri è successo contro la stazione di polizia vicina all'ufficio postale dove dobbiamo ritirare la posta, oggi contro semplici passanti ebrei, o in reazione a lanci di pietre da parte di giovani palestinesi...

Il governo dei palestinesi di Gaza ha compiuto un terribile attacco contro gli ebrei che vivono nei pressi del loro territorio, e i palestinesi di altre zone potrebbero o stanno cercando di fare lo stesso: quando cala la notte nel nostro quartiere palestinese, sentiamo manifestazioni e spari da oltre le nostre mura... Non è la prima volta. Ma l’esperienza di quest'anno ci ha regalato dei candelotti di gas lacrimogeno, non avevamo mai visto prima queste piccole granate che raccogliamo al mattino nel chiostro e nel giardino: e la nostra conoscenza si sta allargando, dopo le cartucce interi petardi, i bossoli di proiettili e l'acqua puzzolente...

Abbiamo appreso degli attacchi alle comunità ebraiche nei pressi della Striscia di Gaza, con gli inimmaginabili omicidi, i feriti, gli ostaggi e i troppi morti... e siamo altrettanto pieni di compassione per gli abitanti della Striscia di Gaza sottoposti a intensi bombardamenti, al blocco e all'esodo di massa. Il nostro cuore è con la piccola comunità cristiana che si rifugia nella scuola e nella chiesa, con le sue poche suore e i suoi seminaristi, e anche alcuni musulmani.

Tuttavia, ci stiamo ancora preparando per la celebrazione della Madre di questa domenica (la festa di santa Teresa d’Avila celebrata ieri ndr), con il 150° anniversario della nostra fondazione. Il monastero e le sue suore hanno attraversato molti periodi di ostilità e hanno vissuto sotto diverse autorità, ottomane, giordane, britanniche... Oggi queste autorità sono israeliane, anche se il nostro quartiere della Città Vecchia e del Monte degli Ulivi, con la sua popolazione palestinese, rimane la zona "contesa, occupata, annessa" di Gerusalemme est.

Anche i nostri carmeli di Betlemme, Nazareth e Haifa sono sotto attacco dalla Striscia di Gaza, e ora anche dal Libano meridionale, che si trova di fronte e molto vicino al Monte Carmelo. Siamo solidali… Le ambasciate ci propongono dei rimpatri, ma naturalmente non si tratta di andarsene!

Viviamo con i popoli della Terra Santa, con i loro alti e bassi, nel nostro piccolo, preghiamo per la pace e la giustizia di oggi e di domani. Questa guerra dimostra che i muri e altri vincoli o sorveglianze sono inutili a lungo termine. Solo la giustizia e il rispetto possono portare a una pace, difficile ma duratura. Ogni giorno siamo in grado di coglierne i semi attraverso persone straordinarie, sia ebree sia palestinesi.

Per il nostro monastero è il momento della raccolta delle olive, un momento faticoso ma sereno e gioioso; la preghiera è all'ordine del giorno; la tensione è palpabile. Grazie a tutto l'Ordine per la comunione di preghiera per quanti soffrono e per quanti hanno il compito di decidere. E anche per coloro che combattono da entrambe le parti: che possano rimanere umani...

Per i cristiani di Terra Santa, martedì 17 ottobre sarà un giorno di digiuno e di preghiera per la riconciliazione “perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14, 33). Vi invitiamo, fratelli e sorelle, a unirvi a noi nella preghiera affinché il Signore ci conceda davvero la sua pace!

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