24/03/2023, 08.58
CHIESA ORTODOSSA
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Nuova Chiesa ortodossa in Lituania: da Mosca a Costantinopoli

di Vladimir Rozanskij

Il patriarca ecumenico Bartolomeo I appoggia la creazione di una nuova giurisdizione ecclesiastica in terra lituana. Darà autonomia agli ortodossi lituani che non vogliono più dipendere dal patriarcato moscovita. Analogia con la Chiesa autocefala ucraina fondata nel 2018. Una risposta al sostegno del patriarca Kirill alla guerra putiniana contro l’Ucraina.

Mosca (AsiaNews) – Il patriarca ecumenico Bartolomeo I ha effettuato una visita a Vilnius, appoggiando l’idea di formare una nuova giurisdizione ecclesiastica ortodossa in Lituania, dipendente dal patriarcato di Costantinopoli, in analogia alla Chiesa autocefala ucraina creata nel 2018. La dichiarazione ha accompagnato la firma di un accordo di più stretta collaborazione con il governo lituano, insieme alla premier locale Ingrida Šimonite.

In questo caso si tratterebbe di una struttura meno definitiva, un “esarcato” che consentirebbe agli ortodossi lituani, che non vogliono più dipendere da Mosca, di agire con relativa autonomia. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, le prese di posizione degli ortodossi nel Paese baltico sono state chiaramente contrarie a Mosca e alle giustificazioni belliche del patriarca Kirill.

Il metropolita di Vilnius, Innokentij (Vasil’ev), ha finora tentennato tra la separazione da Mosca e la sottomissione al patriarcato, a cui ha rivolto una richiesta di cambiamento dello statuto, per ottenere una maggiore autonomia come esarcato moscovita, o addirittura l’autocefalia rimanendo in comunione con il patriarcato. Il Sinodo russo ha rimandato la decisione sulla questione a un prossimo Concilio locale di tutta la Chiesa patriarcale.

Alcuni sacerdoti ortodossi lituani non hanno voluto attendere tali procedure e si sono staccati dalla metropolia, venendo ridotti allo stato laicale da Innokentij, per essere poi riaccolti da Bartolomeo come preti costantinopolitani, da cui la necessità di costituire per essi un esarcato di Vilnius. I cinque preti ufficialmente riammessi, a cui potrebbero seguirne altri, sono i padri Vladimir Seljavko, Vitaljus Motskus, Vitalis Dauparas, Gintaras Sungajla e Georgij Ananiev, di etnia mista russo-lituana.

Il patriarca ecumenico ha assicurato che “noi sosteniamo i sacerdoti e i fedeli che non accettano le posizioni di Mosca”. Bartolomeo del resto ha anche dichiarato che “la Chiesa ortodossa russa condivide la responsabilità della guerra” insieme alla dirigenza statale di Mosca, soprattutto per “lo scioccante rapimento dei bambini”, e quindi tutto il dialogo interreligioso deve “concentrarsi nelle modalità di contrapposizione al patriarcato di Mosca”.

Inoltre, secondo il primate “inter pares” dell’Ortodossia, il nuovo esarcato “ristabilirebbe la giustizia storica”, risalendo alla metropolia di Lituania esistente tra il XII e il XIV secolo. Ai tempi dell’invasione tataro-mongola, alcuni principati della Rus’ di Kiev si sono rifugiati sotto la protezione del principato di Vilno, che ha dato vita al regno di Lituania e Polonia, dove esisteva una giurisdizione ortodossa russa dipendente da Costantinopoli. In alcune fasi della convulsa storia di quei secoli, il metropolita di Vilno si è visto attribuire temporaneamente perfino il titolo di Kiev, la città-madre allora distrutta dai tartari.

Šimonite ha commentato le parole di Bartolomeo, affermando che sono “naturali e molto umane”, considerando che dopo l’aggressione all’Ucraina e il sostegno a essa del patriarcato di Mosca “non si può rimanere in conflitto con la propria coscienza, stando legati alla Russia”, anche se in ogni caso “è una decisione della Chiesa-madre costantinopolitana, in cui noi non intendiamo interferire”.

Šimonite e il presidente lituano della Repubblica Gitanas Nauséda, che ha incontrato a sua volta Bartolomeo, non intendono seguire l’esempio dell’ex presidente ucraino Petro Porošenko, che aveva preso in mano la questione ecclesiastica facendola diventare un simbolo della politica nazionale, con l’ottenimento dell’autocefalia ortodossa in rottura con la Chiesa di Mosca.

Anche l’attuale capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelenskyj, cerca a fatica di non farsi troppo coinvolgere dalle diatribe ecclesiastiche: non ha voluto ricevere i membri del Sinodo della Chiesa ortodossa Upz, per affrontare la questione della permanenza nella Lavra delle Grotte di Kiev, lasciando che se ne occupassero gli organi statali direttamente interessati.

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