21/11/2005, 00.00
Pakistan
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Pakistan, raccolti i fondi per l'emergenza terremoto

Dopo il secondo avvertimento delle Nazioni Unite, donati al Pakistan 5,8 miliardi di dollari americani. Medici Caritas in Kashmir: "Qui non ci sono malattie incurabili, ma senza la giusta attrezzatura non possiamo salvare le persone".

Islamabad (AsiaNews) - Il Pakistan ha raggiunto e superato la quota degli aiuti richiesti ai donatori internazionali dopo il terremoto dell'8 ottobre scorso. Il presidente Musharraf aveva chiesto per l'emergenza 5,2 miliardi di dollari americani e sabato 19 novembre, grazie agli sforzi di tutta la comunità internazionale, ne sono stati stanziati 5,8 miliardi.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, aveva dovuto però spronare per la seconda volta dalla tragedia i 50 delegati dei Paesi donatori. In una conferenza ad Islamabad Annan aveva sottolineato che "una seconda calamità" si sarebbe abbattuta sul Kashmir se i donatori non avessero offerto più denaro per aiutare i sopravvissuti.

"L'inverno himalayano – aveva detto – non ha pietà e diventa ogni settimana più rigido. Dobbiamo mantenere alto il nostro sforzo per tenere la gente forte ed in salute il più possibile, fino a che non si giunga alla ricostruzione".

"Dicono che un'intera generazione sia stata cancellata" ha aggiunto il presidente Pervez Musharraf, riferendosi alla stima secondo cui il sisma ha ucciso 35 mila bambini.

Proprio la sopravvivenza infantile "è il principale obiettivo della Caritas pakistana. Bisogna salvaguardare le future generazioni del Pakistan, che ha già perso 35 mila figli". Il dottor Ajmal è di Lahore, dove lavora per la Caritas, ed è a Mansehra per occuparsi delle vaccinazioni infantili. "All'inizio dell'emergenza – racconta - l'equipe della Caritas si occupava dei villaggi intorno a Balakot, città totalmente distrutta, dove abbiamo vaccinato 5 mila bambini. Ora siamo di base ad Oghi, un altro villaggio montuoso, dove possiamo iniettare vaccini a mille bambini al giorno".

"Il cambiamento è importante – spiega – perché vuol dire che la popolazione locale ha capito: ora sono le madri, a volte i padri, che ci portano i figli per il vaccino". Ad oggi, la Caritas ha vaccinato 15 mila bambini nel Kashmir pakistano.

"Qui non vi sono malattie incurabili – aggiunge Ruud Eijk, chirurgo olandese membro di Cordaid, associazione vicina alla Caritas - il problema è che le soluzioni semplici, con le quali potremmo salvare molte vite umane, sono al di fuori della nostra portata per la mancanza di mezzi e di infrastrutture". "I dottori locali sono bravi e preparati – spiega – ma non si possono salvare le persone solo con la teoria".

"Qui – conclude – la gente è forte, ha una buona fibra. Vivono sui monti, hanno cuore e polmoni allenati alle privazioni: non vi sono patologie cardiovascolari gravi. Se perdiamo pazienti, è solo perché ci mancano le attrezzature".

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