06/08/2025, 12.40
VATICANO
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Papa: Hiroshima e Nagasaki monito della ‘illusoria sicurezza’ basata su ‘minaccia nucleare’

A conclusione dell’udienza del mercoledì il pontefice ha ricordato “l’ottantesimo anniversario del bombardamento atomico”. Al “mondo contemporaneo” segnato da “tensioni e sanguinosi conflitti” l’invito a usare gli strumenti di “giustizia, dialogo, fraternità”. Nella catechesi ha sottolineato come l’amore non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole. E l’Eucaristia non si celebra “soltanto sull’altare, ma anche nella quotidianità”.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki sono un monito per il “mondo contemporaneo” che, seppur segnato da conflitti e tensioni, fonda la propria illusione di sicurezza sulla “minaccia di reciproca distruzione”. È quanto ha sottolineato papa Leone XIV a conclusione dell’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, secondo incontro settimanale con i molti pellegrini presenti dopo la pausa nelle settimane che il pontefice ha trascorso a Castel Gandolfo. Parole che richiamano il dramma atomico di cui oggi ricorrono gli 80 anni e che il pontefice aveva già ricordato ieri in un messaggio a mons. Alexis Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, letto dal nunzio apostolico in Giappone, mon. Francisco Escalante Molina, durante la messa per la pace celebrata nella città nipponica. Nell’occasione il papa ha ripreso le parole di uno degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici degli Stati Uniti il 6 e il 9 agosto 1945, affermando che “la persona dell’amore è la persona del coraggio”.

Tornando all’udienza di oggi, il papa ha detto: “Ricorre oggi l’ottantesimo anniversario del bombardamento atomico della città giapponese di Hiroshima e fra tre giorni ricorderemo quello di Nagasaki. Desidero assicurare - ha proseguito - la mia preghiera per tutti coloro che ne hanno subito gli effetti fisici, psicologici e sociali. Nonostante il passare degli anni, quei tragici avvenimenti costituiscono un monito universale contro la devastazione causata dalle guerre e in particolare dalle armi nucleari. Auspico che nel mondo contemporaneo, segnato da forti tensioni e sanguinosi conflitti, l’illusoria sicurezza basata sulla minaccia della reciproca distruzione ceda il passo - ha infine auspicato - agli strumenti della giustizia, alla pratica del dialogo, alla fiducia nella fraternità”.

Prima della recita del Padre Nostro in latino e dei saluti alla piazza, il pontefice ha rivolto un pensiero “ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Celebriamo oggi - ha ricordato - la festa della trasfigurazione di Cristo. Il volto luminoso del Signore sia per voi - è l’invito del papa - motivo di speranza e di conforto”. 

Nella catechesi che ha preceduto i saluti finali Leone XIV - proseguendo il ciclo di riflessioni giubilari su “Gesù Cristo nostra speranza” - ha ripreso il cammino “alla scoperta del volto di Cristo, in cui la nostra speranza prende forma e consistenza”. Oggi, in particolare, è iniziato il percorso di riflessione “sul mistero della passione, morte e risurrezione” iniziando da una parola “che sembra semplice, ma custodisce un segreto prezioso della vita cristiana: preparare”. Una domanda “pratica” [“Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?” (Mc 14,12)], che è “carica di attesa”. E la risposta di Gesù riportata nel Vangelo di Marco “sembra quasi un enigma”, in cui “i dettagli si fanno simbolici” [Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua (v. 13).], laddove un uomo porta una brocca, gesto “solitamente femminile in quell’epoca”, in cui ogni cosa sembra essere “predisposta in anticipo”. 

Il pontefice richiama la “sala al piano superiore già pronta” che indica come Dio “ci precede sempre”. “L’amore - spiega il papa Prevost - non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole. Non si tratta di una semplice reazione, ma di una decisione che richiede preparazione. Gesù non affronta la sua passione per fatalità, ma per fedeltà a un cammino accolto e percorso con libertà e cura. È questo che ci consola: sapere che il dono della sua vita nasce da un’intenzione profonda, non da un impulso improvviso”. E questo luogo, aggiunge il pontefice, “è, in fondo, il nostro cuore: una ‘stanza’ che può sembrare vuota, ma che attende solo di essere riconosciuta, colmata e custodita. La Pasqua, che i discepoli devono preparare, è in realtà già pronta nel cuore di Gesù”. E la grazia “non elimina la nostra libertà, ma la risveglia. Il dono di Dio non annulla la nostra responsabilità, ma la rende feconda”.

Papa Leone avverte che “anche oggi, come allora, c’è una cena da preparare. Non si tratta solo della liturgia, ma della nostra disponibilità a entrare in un gesto che ci supera. L’Eucaristia non si celebra soltanto sull’altare, ma anche nella quotidianità, dove è possibile vivere ogni cosa come offerta e rendimento di grazie. Prepararsi a celebrare questo rendimento di grazie non significa fare di più, ma lasciare spazio. Significa togliere ciò che ingombra, abbassare le pretese, smettere di coltivare aspettative irreali. Troppo spesso, infatti, confondiamo i preparativi con le illusioni” che “distraggono”, mentre “i preparativi ci orientano”. Questo è “ciò che Gesù - ricorda il pontefice - ha vissuto con i suoi: mentre loro ancora non capivano, mentre uno stava per tradirlo e un altro per rinnegarlo, Lui preparava per tutti una cena di comunione”.

In previsione della “Pasqua del Signore”, spiega nella catechesi il papa, “ogni gesto di disponibilità, ogni atto gratuito, ogni perdono offerto in anticipo, ogni fatica accolta pazientemente è un modo per preparare un luogo dove Dio può abitare”. Da qui l’invito “a preparare il luogo della comunione con Dio e tra di noi” e mentre lo facciamo possiamo scoprire “di essere circondati da segni, incontri, parole che orientano verso quella sala, spaziosa e già pronta, in cui si celebra incessantemente il mistero di un amore infinito, che ci sostiene e che sempre ci precede”. E nella quale, conclude, “la vita può davvero fiorire”. 

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