24/08/2025, 11.49
VATICANO
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Papa all'Angelus: 'Dio non vuole un culto senza amore per i fratelli'

Sull'immagine evangelica della "porta stretta" le parole ai fedeli presenti in piazza San Pietro. Appello per le popolazioni africane di Capo Delgado in Mozambico, vittime della violenza. Nuovo invito a continuare a pregare per la pace in comunione con la Chiesa ucraina.

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Non basta compiere atti religiosi se questi non trasformano il cuore". È l'ammonimento rivolto oggi all’Angelus da Leone XIV rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus. Il pontefice si è soffermato sull’immagine della “porta stretta” proposta da Gesù nel brano di Vangelo della liturgia di oggi (Lc 13,22-30). “Se Dio è il Padre dell’amore e della misericordia che sempre rimane con le braccia aperte per accoglierci - si è chiesto -, perché Gesù dice che la porta della salvezza è stretta? Certamente, il Signore non vuole scoraggiarci. Le sue parole, invece, servono soprattutto a scuotere la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati, di quelli che praticano la religione e, perciò, si sentono già a posto”.

"Il Signore non vuole un culto separato dalla vita e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono a vivere l’amore verso i fratelli e a praticare la giustizia”., ha proseguito il pontefice. La “provocazione che ci giunge dal Vangelo di oggi mette in crisi la sicurezza dei credenti” a volte tentati di giudicare chi non crede. “La nostra fede è autentica - ha commentato il papa - quando abbraccia tutta la nostra vita, quando diventa un criterio per le nostre scelte, quando ci rende donne e uomini che si impegnano nel bene e rischiano nell’amore proprio come ha fatto Gesù. Egli non ha scelto la via facile del successo o del potere ma, pur di salvarci, ci ha amati fino ad attraversare la ‘porta stretta’ della Croce”. È dunque Lui  è “la misura della nostra fede”, la "porta da traversare" che ci chiede di vivere “il suo stesso amore diventando, con la nostra vita, operatori di giustizia e di pace”.

“A volte - ha concluso Leone XIV - questo significa compiere scelte faticose e impopolari, lottare contro il proprio egoismo e spendersi per gli altri, perseverare nel bene laddove sembrano prevalere le logiche del male. Ma, oltrepassando questa soglia, scopriremo che la vita si spalanca davanti a noi in modo nuovo, e, fin d’ora, entreremo nel cuore largo di Dio e nella gioia della festa eterna che Egli ha preparato per noi”.

Al termine della preghiera il pontefice ha rivolto un pensiero per le popolazioni africane di Capo Delgado, in Mozambico, che continuano ad essere vittima di gravi violenze. "Faccio appello a non dimenticare questi nostri fratelli e sorelle che soffrono". Richiamando poi la giornata di digiuno e preghiera per la fine dei conflitti vissuta il 22 agosto, ha ricordato come oggi la Chiesa ucraina in tutto il mondo viva un analoga iniziativa spirituale chiedendo pace per il loro martoriato Paese. "Uniamoci ai nostri fratelli ucraini", ha detto Leone XIV. Infine - salutando i gruppi presenti - il papa oggi ha salutato anche i fedeli provenienti da Karaganda, in Kazakistan, per il loro pellegrinaggio giubilare. 

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