08/05/2024, 12.45
VATICANO
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Papa all'udienza: 'Gli uomini pazienti sono tessitori di bene'

Non è mancato all'appuntamento del mercoledì il ricordo dei Paesi piegati da guerra e violenza: Palestina, Israele, Ucraina e Myanmar. L'intercessione di san Stanislao "ottenga anche oggi il dono della pace in Europa e in tutto il mondo". La virtù teologale della speranza, accompagnata dalla pazienza, è di chi desidera "ostinatamente la pace".  

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Il Signore conceda pace al mondo intero”. Così Papa Francesco al termine dell’udienza generale tenuta questa mattina in piazza San Pietro è tornato, durante i saluti ai pellegrini di lingua italiana, a ricordare i Paesi del mondo piegati da guerra e violenza. “Specialmente alla cara e martoriata Ucraina, alla Palestina, a Israele, al Myanmar”, ha detto, invitando a invocare l’intercessione di Maria, nel giorno in cui “la Chiesa eleva la preghiera della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei”. A lato del Santo Padre sul sagrato una statua della Virgen de Luján di Buenos Aires: “Preghiamo per l’Argentina perché il Signore la aiuti nel suo cammino”.

“Affido in particolare alla nostra Madre i giovani, gli ammalati, gli anziani, gli sposi novelli, che oggi sono qui presenti. Ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera del Santo Rosario”, ha aggiunto Papa Francesco. Durante i saluti ai pellegrini di lingua polacca ha chiesto di invocare anche l’intercessione di San Stanislao, patrono della Polonia di cui si celebra oggi la solennità. “San Giovanni Paolo II scrisse di lui che dall’alto dei cieli partecipò alle sofferenze e alle speranze della vostra Nazione, sostenendone la sopravvivenza specialmente durante la Seconda Guerra mondiale”, ha ricordato. È stata quindi condivisa la speranza che la sua intercessione “ottenga anche oggi il dono della pace in Europa e in tutto il mondo, specialmente in Ucraina e in Medio Oriente”. Suppliche che giungono nelle ore in cui a Il Cairo sono in corso i negoziati per il cessate il fuco a Gaza - più volte invocato da Papa Francesco - e si registrano scontri tra l’Idf e i combattenti di Hamas nei pressi di Rafah e di Gaza City.

“Gli uomini pazienti sono tessitori di bene. Desiderano ostinatamente la pace, e anche se alcuni hanno fretta e vorrebbero tutto e subito, la pazienza ha la capacità dell’attesa”. Con queste parole il Santo Padre ha sottolineato il legame diretto tra l’essere persone pazienti e la costruzione del bene, della pace. La pazienza è “una virtù che cammina a stretto contatto con la speranza”. È infatti a quest’ultima virtù teologale che Bergoglio ha dedicato la catechesi  - che si inserisce nel ciclo di approfondimenti su “I vizi e le virtù” -, letta in apertura di udienza e poi riassunta nelle varie lingue. La lettura da cui si è diramata la riflessione deriva dalla Lettera di San Paolo ai Romani (Rm 8,18.23-24). “Se manca la speranza, tutte le altre virtù rischiano di sgretolarsi e di finire in cenere. Se non esistesse un domani affidabile, un orizzonte luminoso, non resterebbe che concludere che la virtù sia una fatica inutile”, ha detto Papa Francesco.

Affermando che la persona cristiana possiede la speranza “non per merito proprio”, ma perché “Cristo è morto e risorto e ci ha donato il suo Spirito”. A questo punto sono state condivise con i numerosi fedeli radunati in San Pietro alcune parole di Papa Benedetto XVI, nell’Enciclica Spe salvi: “La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente”. Sottolineando quanto spesso capiti di peccare contro questa virtù “nelle nostre cattive nostalgie, nelle nostre malinconie, quando pensiamo che le felicità del passato siano sepolte per sempre”. Il Vescovo di Roma ha rimarcato quindi lo stretto rapporto tra speranza e pazienza. Chi è animato da entrambe “è in grado di attraversare le notti più buie”. 

“La speranza - ha detto il Santo Padre - è la virtù di chi ha il cuore giovane”, spiegando quanto non conti l’età anagrafica, “perché ci sono anche vecchi con gli occhi pieni di luce, che vivono una tensione permanente verso il futuro”. Citando l’esemplare vita di Simeone e Anna, “due grandi vecchi del Vangelo” che “non si stancarono mai di attendere”. “Fratelli e sorelle, andiamo avanti, chiediamo la grazie di avere la speranza. La speranza con la pazienza, sempre guardare quell’incontro definitivo, sempre guardare che il Signore è sempre vicino a noi. Che mai la morte sarà vittoriosa”, ha concluso a braccio Papa Francesco. 

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