10/04/2024, 12.03
VATICANO
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Papa all'udienza: 'La guerra è dappertutto. Non si dimentichi il Myanmar'

Francesco da piazza San Pietro invoca la pace e ricorda il conflitto asiatico, insieme a Palestina, Israele e la "martoriata Ucraina". Durante la catechesi sulla virtù della fortezza, ha affermato che questa porta a dire no alle "nefandezze" del mondo, quali guerre e violenze. "Un cristiano senza coraggio è un cristiano inutile", ha aggiunto. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Papa Francesco non cessa di ricordare la “martoriata Ucraina”, e tutti i conflitti che dilagano nel mondo. Anche oggi, all’udienza generale del mercoledì, ha chiesto “che il Signore ci dia la pace”. In una ventosa giornata romana il Santo Padre dal centro del sagrato di piazza San Pietro ha rivolto un pensiero anche “alla Palestina e Israele”, durante i saluti rivolti ai pellegrini di lingua italiana. “La guerra è dappertutto” è la triste constatazione che ha condiviso con i fedeli radunati per l’occasione. Chiedendo subito di ricordare il Myanmar, Paese spesso dimenticato, ancora teatro di violenze e instabilità tre anni dopo il colpo di stato militare.

“Non dimentichiamo questi nostri fratelli e sorelle che soffrono tanto in questi posti di guerra. Preghiamo insieme e sempre per la pace”, ha aggiunto il Pontefice. Durante la catechesi letta in apertura di udienza, che ha proseguito il ciclo di approfondimenti dedicati al tema “I vizi e le virtù”, la riflessione è stata incentrata sulla terza delle virtù cardinali, la fortezza (lettura di riferimento, recitata stamattina nelle diverse lingue: Sal 31,2.4.25). Questa virtù è fondamentale, ha detto Bergoglio, “perché prende sul serio la sfida del male nel mondo”. E quest'ultimo è sotto gli occhi di tutte le persone del mondo. Si tratta delle “nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano”. Per trovarle è infatti sufficiente “sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali”, ha affermato. 

La presenza di queste ferite è appunto evidente nella quotidianità: ne sono sature le notizie che giungono dai luoghi di guerra, e non solo. Ecco che la fortezza “ci fa reagire e gridare un no secco a tutto questo”, ha spiegato Papa Francesco. Parlando subito del “confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto”; “non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale”, ha aggiunto. Vivendo nell’Occidente del mondo c’è il rischio di adagiarsi, perdendo di vista il “cammino che ci fa progredire nella vita”. Per evitarlo c’è urgente bisogno di “persone scomode e visionarie”, le quali sono molto rare, ma necessarie per “ripetere in maniera risoluta il nostro no al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza”, ha ribadito il vescovo di Roma. 

Durante i saluti dedicati ai pellegrini di lingua italiana, Francesco ha accolto in maniera particolare “i sacerdoti, i seminaristi, i fedeli della Sardegna, qui convenuti per la visita ad limina dei loro vescovi”, ha detto. Sottolineando anche la presenza all’udienza dei “religiosi Pallottini e gli Apostoli del Sacro Cuore di Gesù, che affido all’intercessione dei rispettivi fondatori, San Vincenzo Pallotti, e la Beata Clelia Merloni”. Il Papa ha poi rivolto il pensiero "ai giovani, ai malati, agli anziani, gli sposi novelli; vi auguro di far crescere nel cuore la luce consolante dell’annuncio pasquale”, ha continuato, facendo risuonare ancora l’eco della Santa Pasqua, celebrata due settimane fa. Una luce “che invita a rafforzare la fede e la speranza in Gesù crocifisso risorto”. 

La fortezza è “la più combattiva delle virtù”, ha detto il Santo Padre all’inizio della catechesi. “Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile”, ha affermato. Essendo che l’essere umano prova passioni “che vanno educate, vanno indirizzate, vanno purificate con l’acqua del Battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo”. Gesù per primo “aveva passione”, ha continuato. Spiegando che fin dall’antichità alla virtù esaminata oggi viene riconosciuto “un duplice andamento, uno passivo, l’altro attivo”. Il primo è rivolto verso il mondo interiore delle persone; la fortezza aiuta infatti a vincere tutti i “nemici interni”, i quali “vanno sotto il nome di ansia, angoscia, paura, di colpa”. Il secondo andamento riguarda i “nemici esterni”, ovvero “le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà”. La fortezza, difatti, “ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano”.

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