07/09/2016, 11.19
VATICANO
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Papa: Dio non è un “rifugio psicologico” e Gesù non è un “maestro di etica”

Il no a una “fede fai da te” che falsa l’immagine dell’amore di Dio è stato al centro della catechesi di papa Francesco che ha dedicato l’udienza generale di oggi al tema della misericordia “che salva”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Dio non è un “idolo” utile “per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza”, né “un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili” e Gesù non è “uno dei tanti” maestri di etica, ma “lo strumento concreto della misericordia del Padre”, che “non ha mandato suo figlio per punire i peccatori o annientare i malvagi”, ma per invitarli alla conversione. Il no a una “fede fai da te” che falsa l’immagine dell’amore di Dio è stato al centro della catechesi di papa Francesco che ha dedicato l’udienza generale di oggi al tema della misericordia “che salva”.

Francesco ha commentato alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro il brano del Vangelo di Matteo col quale “l’intento dell’evangelista è quello di farci entrare più profondamente nel mistero di Gesù, per cogliere la sua bontà e la sua misericordia. L’episodio è il seguente: Giovanni Battista manda i suoi discepoli da Gesù – Giovanni era in carcere - per fargli una domanda molto chiara: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?’. Era proprio nel momento del buio… Il Battista attendeva con ansia il Messia e nella sua predicazione lo aveva descritto a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo, premiando i buoni e castigando i cattivi. Egli predicava così: ‘Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco’. Ora Gesù ha iniziato la sua missione pubblica con uno stile diverso; Giovanni soffre e nel doppio buio – nel buio del carcere, nel buio della cella, e nel buio del cuore non capisce questo stile e vuole sapere se è proprio Lui il Messia, oppure se si deve aspettare un altro”.

“E la risposta di Gesù sembra a prima vista non corrispondere alla richiesta del Battista. Gesù, infatti, dice: ‘Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato colui che non trova in me motivo di scandalo!’. Questa è la risposta di Gesù. Qui diventa chiaro l’intento del Signore Gesù: Egli risponde di essere lo strumento concreto della misericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e la salvezza, e in questo modo manifesta il giudizio di Dio. I ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i sordi, recuperano la loro dignità e non sono più esclusi per la loro malattia, i morti ritornano a vivere, mentre ai poveri è annunciata la Buona Notizia. E questa diventa la sintesi dell’agire di Gesù, che in questo modo rende visibile e tangibile l’agire stesso di Dio”.

“La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia. E i dubbi del Precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole. Si comprende, allora, la conclusione della risposta di Gesù. Dice: ‘Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!’. Scandalo significa ‘ostacolo’. Gesù perciò ammonisce su un particolare pericolo: se l’ostacolo a credere sono soprattutto le sue azioni di misericordia, ciò significa che si ha una falsa immagine del Messia. Beati invece coloro che, di fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre che è nei cieli”.

“L’ammonimento di Gesù è sempre attuale: anche oggi l’uomo costruisce immagini di Dio che gli impediscono di gustare la sua reale presenza. Alcuni si ritagliano una fede ‘fai di te’ che riduce Dio nello spazio limitato dei propri desideri e delle proprie convinzioni. Ma questa fede non è conversione al Signore che si rivela, anzi, gli impedisce di provocare la nostra vita e la nostra coscienza. Altri riducono Dio a un falso idolo; usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri ancora considerano Cristo solo un buon maestro di insegnamenti etici, uno fra i tanti della storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico con Gesù, annullando la sua spinta missionaria capace di trasformare il mondo e la storia. Noi cristiani crediamo nel Dio di Gesù, nel Dio di Gesù Cristo, e il suo desiderio è quello di crescere nell’esperienza viva del suo mistero di amore. Impegniamoci dunque a non frapporre alcun ostacolo all’agire misericordioso del Padre, ma domandiamo il dono di una fede grande per diventare anche noi segni e strumenti di misericordia”.

 

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