02/05/2019, 14.08
VATICANO
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Papa: preoccupa il crescente nazionalismo che tralascia il bene comune

“Abbiamo, purtroppo, sotto gli occhi situazioni in cui alcuni Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione”. “Il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità”. Sembra aprirsi “nuova stagione di confronto nucleare”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il “riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati”, il “crescente nazionalismo che tralascia il bene comune” e in tal modo “rischia di compromettere forme già consolidate di cooperazione internazionale” e anche la “nuova stagione di confronto nucleare inquietante, perché cancella i progressi del recente passato”. Sono le realtà attuali che la Chiesa guarda “con preoccupazione”, indicate stamattina da papa Francesco nel discorso che ha rivolto ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia accademia delle scienze sociali che si svolge in Vaticano, sul tema Nation, State, Nation-State.

“Abbiamo, purtroppo, sotto gli occhi – ha osservato Francesco - situazioni in cui alcuni Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione” e che “molte tensioni provengono da un’eccessiva rivendicazione di sovranità da parte degli Stati, spesso proprio in ambiti dove essi non sono più in grado di agire efficacemente per tutelare il bene comune”.

“La Chiesa – ha detto ancora - osserva con preoccupazione il riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune. Così si rischia di compromettere forme già consolidate di cooperazione internazionale, si insidiano gli scopi delle Organizzazioni internazionali come spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi su un piano di reciproco rispetto, e si ostacola il conseguimento degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile approvati all’unanimità dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre del 2015”.

Il Papa ha poi rilevato che “il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità. Ogni persona umana è membro dell’umanità e ha la stessa dignità. Quando una persona o una famiglia è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità. Ho detto più volte che i nostri obblighi verso i migranti si articolano attorno a quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Il migrante non è una minaccia alla cultura, ai costumi e ai valori della nazione che accoglie. Anche lui ha un dovere, quello di integrarsi nella nazione che lo riceve”.

“Anche la questione migratoria, che è un dato permanente della storia umana, ravviva la riflessione sulla natura dello Stato nazionale. Tutte le nazioni sono frutto dell’integrazione di ondate successive di persone o di gruppi di migranti e tendono ad essere immagini della diversità dell’umanità pur essendo unite da valori, risorse culturali comuni e sani costumi. Uno Stato che suscitasse i sentimenti nazionalistici del proprio popolo contro altre nazioni o gruppi di persone verrebbe meno alla propria missione. Sappiamo dalla storia dove conducono simili deviazioni; penso all’Europa del secolo scorso”.

Nella attuale situazione di globalizzazione, ha sottolineato poi, “lo Stato nazionale non è più in grado di procurare da solo il bene comune alle sue popolazioni. Il bene comune è diventato mondiale e le nazioni devono associarsi per il proprio beneficio” e costituire “un’apposita autorità legalmente e concordemente costituita” che possa favorirlo. Il Papa ha indicato alcune di queste sfide globali: il cambiamento climatico, le nuove schiavitù, la pace e, come esempi positivi da non disperdere, cita la cooperazione e la pace vissuta tra i diversi Paesi in Europa e la visione di Simón Bolivar di un America Latina come di una Patria Grande capace di valorizzare ogni singolo popolo.

“L’umanità eviterebbe così la minaccia del ricorso a conflitti armati ogni volta che sorge una vertenza tra Stati nazionali, come pure eluderebbe il pericolo della colonizzazione economica e ideologica delle superpotenze, evitando la sopraffazione del più forte sul più debole, prestando attenzione alla dimensione globale senza perdere di vista la dimensione locale, nazionale e regionale”.

Francesco ha poi espresso inquietudine per la “nuova stagione di confronto nucleare” che sembra aprirsi, “perché cancella i progressi del recente passato e moltiplica il rischio delle guerre, anche per il possibile malfunzionamento di tecnologie molto progredite ma soggette sempre all’imponderabile naturale e umano”. Lo Stato, ha concluso, è quindi chiamato “ad una maggiore responsabilità. Pur mantenendo le caratteristiche di indipendenza e di sovranità e continuando a perseguire il bene della propria popolazione, oggi è suo compito partecipare all’edificazione del bene comune dell’umanità, elemento necessario ed essenziale per l’equilibrio mondiale. Tale bene comune universale, a sua volta, deve acquistare una valenza giuridica più accentuata a livello internazionale. Non penso certo a un universalismo o un internazionalismo generico che trascura l’identità dei singoli popoli: questa, infatti, va sempre valorizzata come apporto unico e indispensabile nel disegno armonico più grande”.

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