19/11/2013, 00.00
MEDIO ORIENTE - VATICANO
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Patriarchi delle Chiese orientali dal Papa per il futuro dei cristiani in Medio oriente

Iniziato oggi, l'incontro dal tema "Le Chiese cattoliche orientali a 50 anni dal Concilio vaticano II", si chiuderà il 22 novembre. I patriarchi delle Chiese orientali presenteranno al Papa la drammatica situazione dei cristiani in Siria, Iraq e Libano. I prelati discuteranno anche il rapporto con le Chiese ortodosse e il problema dell'esodo dei cristiani dalla regione.

Roma (AsiaNews) - Il futuro dei cristiani in Medio oriente, il ruolo della Chiesa cattolica nei Paesi arabi colpiti dai conflitti, il rapporto con la Chiesa ortodossa e i problemi di stabilità della regione. Sono alcuni degli argomenti che verranno discussi nell'incontro fra il papa e i patriarchi delle Chiese orientali, presenti alla Plenaria del Dicastero per le Chiese orientali, di cui sono membri i Patriarchi e gli arcivescovi maggiori di rito orientale insieme ad altri cardinali, arcivescovi e vescovi latini. La riunione è in programma dal 19 al 22 novembre e ha come tema "Le Chiese cattoliche cristiane a 50 anni dal Concilio vaticano II", Fra gli altri partecipano: il card. Beshara al-Rai, patriarca della Chiesa maronita, Raphael Louis Sako I, patriarca caldeo e arcivescovo di Baghdad, mons. Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia della Chiesa melchita, Ignatius Joseph III Younan, patriarca della Chiesa siro-cattolica e Nerses Bedros XIX, patriarca della Chiesa armeno cattolica.

Guidato dal card. Leonardo Sandri, presidente della Congregazione, l'incontro giunge in un periodo critico per la situazione dei cristiani in Medio oriente, dove le comunità sono vittime di continui attacchi da parte degli estremisti islamici, soprattutto in Siria. Fonti vaticane citate dal quotidiano libanese al- Joumhouria avvertono che l'incontro segnerà una cambio di rotta della politica vaticana in Medio oriente. Il comunicato finale, fra gli altri argomenti trattati, "rifletterà le preoccupazioni dei cristiani nella regione". Nel corso della plenaria si affronteranno anche tematiche legate alla situazione di altre Chiese orientali, come quella siro-malabarese e quella quella Greco-Cattolica Ucraina.

L'incontro del papa con i Patriarchi e arcivescovi maggiori sarà nella mattinata di giovedì 21, dalle ore 10 alle ore 12. Alla mattina la Messa delle ore 8 nella basilica Vaticana, presieduta dal cardinale Prefetto e concelebrata da tutti i membri della Plenaria, avrà come particolare intenzione la supplica per la pace in Medio Oriente.

Pochi giorni prima della partenza, Gregorio III Laham ha sottolineato in un'intervista ad Aiuto alla Chiesa che soffre: "Vogliamo consultarci con il Santo Padre sulla situazione in Siria e in Iraq, ma vogliamo anche discutere le questioni fondamentali riguardanti il ​​ruolo dei cristiani in Medio oriente, il dialogo inter religioso e l'ecumenismo in materia di ortodossia". Per il patriarca melchita il desiderio dei capi delle Chiese orientale è "creare un organo consultivo permanente con il Papa, con ricorrenza biennale". Secondo Gregorio III la situazione dei cristiani nella regione è drammatica e il Vaticano deve dare il via a una campagna diplomatica capillare attraverso i suoi nunzi e aiutare le Chiese orientali ad avere più rapporti con gli ortodossi.

"Siamo felici della nostra comunione con Roma - ha aggiunto - ma il Vaticano non deve dimenticare che abbiamo radici ortodosse, siamo il ramo cattolico della Chiesa ortodossa". L'unione fra i patriarchi delle denominazioni cattoliche e l'ecumenismo con gli ortodossi è un argomento sottolineato anche da mons. Louis Raphael Sako, che parlando ad Acs "spera in una maggiore vicinanza verso le nostre Chiese in questi tempi difficili. Abbiamo bisogno di più sostegno da parte della Santa Sede, di maggiore incoraggiamento". Per il patriarca di Baghdad la crisi in Medio oriente sta costringendo i cristiani ad abbandonare le loro terre e ciò pone a serio rischio la sopravvivenza della Chiesa. "L'emigrazione - afferma - sta minacciando il nostro presente e il nostro futuro. Temiamo per la nostra sopravvivenza. I musulmani hanno bisogno della nostra testimonianza di valori umani e cristiani".  

 

 

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