09/06/2023, 11.55
CINA
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Pechino tortura e condanna l’avvocato e attivista Chang Weiping

Un tribunale dello Shanxi lo ha riconosciuto colpevole di “sovversione del potere statale”. Un verdetto giunto al termine di un “processo segreto” e conseguenza dell’uso diffuso di torture e abusi in fase di interrogatorio: dalla “tiger chair” alla privazione di cibo e sonno. Chrd: “Crudele rappresaglia” contro chi si batte “per le ingiustizie”. 

Pechino (AsiaNews) - Le autorità cinesi hanno processato in gran segreto e condannato a tre anni e mezzo di prigione, dopo averlo torturato a più riprese in fase di interrogatorio, l’attivista e avvocato pro-diritti umani Chang Weiping in base all’accusa di “sovversione del potere statale”. Una sentenza comminata ieri dal Feng County Detention Center di Baoji, nello Shanxi, e finita nel mirino del Chinese Human Rights Defenders (Chrd) che parla di “processo segreto” concluso con una “dura e ingiusta condanna” con l’imputato “due volte incarcerato e ripetutamente torturato”. 

Le autorità hanno atteso quasi un anno prima di annunciare la sentenza, dopo che Chang è finito in gran segreto davanti ai giudici nel luglio scorso. Decine di agenti, veicoli della polizia e forze dell’ordine specializzate nell’applicazione delle norme anti-Covid hanno impedito alla moglie di Chang e ad altri familiari di partecipare al processo, che alla fine si è tenuto a porte chiuse e, in fase di dibattimento finale, è durato meno di due ore. 

Secondo Chrd le modalità con le quali il governo cinese ha trattato la vicenda dell’attivista mostrano i molteplici fallimenti di Pechino nell’adempiere alle obbligazioni previste dalla Convenzione internazionale contro la tortura, di cui è firmataria. Al contrario, questo strumento resta ampiamente diffuso per estorcere confessioni, punire quanti si ribellano all’ideologia dominante e determinare (ingiuste) condanne al carcere. 

“Questa condanna è scandalosa” sottolinea William Nee, Research and Advocacy Coordinator Chrd, secondo cui “Chang Weiping non dovrebbe trascorrere nemmeno un giorno in prigione”.

“La gestione di questo caso da parte del governo - prosegue l’esperto - è piena di violazioni procedurali e dei diritti umani sotto ogni aspetto. E la condanna è una crudele rappresaglia contro un avvocato che ha difeso le vittime di ingiustizia e che ha coraggiosamente rivelato i dettagli della tortura che aveva sperimentato” lui stesso in prima persona. Una sentenza, conclude la nota, che ha come unico scopo quello di “dissuadere altre vittime dal farsi avanti. Per il governo cinese, purtroppo, l’uso sistematico della tortura è una caratteristica, non un bug”.

Nel dicembre 2019 Chang Weiping ha partecipato a un incontro formale di avvocati e attivisti che si battono per i diritti umani nella cittadina costiera meridionale di Xiamen. In seguito, tutti i presenti sono finiti nel mirino delle autorità con arresti sistematici, interrogatori e repressione che hanno portato alla scomparsa forzata dell’uomo, finito sotto “sorveglianza domiciliare” in una residenza specifica (Rsdl). Rilasciato dopo una decina di giorni, si è visto cancellare la licenza di avvocato e accusato di “minare la sicurezza nazionale”.

A ottobre 2020 ha quindi denunciato in un video le torture subite durante gli interrogatori e i periodi di fermo, con la pratica diffusa della “tiger chair” che consiste nel porre il detenuto in strutture di acciaio con sbarre di ferro e manette incorporate, per bloccarlo in posizioni dolorose. Le autorità hanno inoltre impedito cure mediche negando la visita di un dottore e gli hanno fornito solo una minima quantità di cibo, mangiando merendine davanti a lui. Interrogatori che sono avvenuti in un contesto di fame estrema, esaurimento e dolore.

Invece di avviare una indagine rapida e imparziale sugli agenti di polizia accusati di abusi e torture, le autorità hanno usato il pugno di ferro, infrangendo una volta di più il diritto internazionale arrestando Chang Weiping e mantenendolo in isolamento per quasi undici mesi. Quando ha potuto incontrare per la prima volta un avvocato, nel settembre 2021, egli ha denunciato le torture subite, compresa la pratica prolungata della “tiger chair” che, in un una occasione, è andata avanti per sei giorni e sei notti. A questo si aggiunge la privazione del sonno e il poco cibo, con l’obiettivo finale di estorcere una confessione e giungere a una sentenza di condanna. Che, puntuale, è arrivata ieri.

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