10/06/2021, 10.14
IRAQ
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Problemi energetici: Baghdad punta sul nucleare

Un progetto da 40 miliardi di dollari da realizzare con il contributo di esperti russi e sud-coreani. Almeno otto i reattori in programma, con una portata da 11 gigawatt. Non sarà facile però superare gli ostacoli di natura finanziaria e geopolitica. Negli anni ‘80 Saddam Hussein voleva l’atomica, ma Israele ha distrutto il primo impianto. 

Baghdad (AsiaNews) - Per arginare la crisi energetica e la cronica mancanza di elettricità, fonte di continue proteste popolari, l’Iraq vuole puntare sull’atomica. La decisione arriva nononstante il Paese sia il secondo produttore di greggio fra le nazioni del cartello Opec. Secondo quanto riferisce Kamal Hussain, presidente dell’Autorità irachena per l’energia atomica, l’obiettivo è realizzare almeno otto reattori nucleari, in grado di produrre sino a 11 gigawatt di potenza. Un progetto che prevede la collaborazione di Russia e Corea del Sud, del valore complessivo di 40 miliardi di dollari, con un piano di rientro previsto in 20 anni. 

Le interruzioni nelle forniture di energia e gli scarsi investimenti in impianti di estrazione, ormai vecchi, non sembrano in grado di rispondere a una domanda destinata a crescere almeno del 50% entro la fine del decennio. Costruire impianti atomici potrebbe aiutare a colmare il divario, sebbene non siano pochi gli ostacoli - finanziari e geopolitici - che si profilano all’orizzonte per il governo di Baghdad nella realizzazione del progetto. 

“Abbiamo diverse previsioni - ha aggiunto. Latif - le quali mostrano che senza energia nucleare entro il 2030 andremo incontro a grossi problemi. Non vi sono solo le interruzioni alle forniture e l’aumento della richiesta cui far fronte, ma l’Iraq sta anche cercando di tagliare le emissioni e produrre più acqua tramite desalinizzazione”, processo che richiede energia. “Tutto questo - avverte - fa scattare un campanello di allarme”. 

In Medio oriente anche Emirati Arabi Uniti (Eau) e Arabia Saudita hanno avviato progetti sul nucleare, per affrancarsi dal petrolio. Per l’Iraq non sarà facile tradurre i piani in progetti concreti per questioni di politica regionale e internazionale e per le resistenze relative alla sicurezza dell’energia atomica e degli impianti in cui viene prodotta. Tuttavia, per molte nazioni arabe e del Golfo l’atomica - che non emette idrocarburi - è la sola via per tagliare le emissioni e centrare gli obiettivi di politica “green”.

Baghdad, intanto, sta esaminando un accordo con l’impresa russa Rosatom Corp per una collaborazione nella costruzione di reattori. Inoltre, quest’anno funzionari sud-coreani si sono resi disponibili per aiutare a costruire gli impianti, offrendo un tour ai colleghi iracheni fra i reattori degli Emirati gestiti dalla Korea Electric Power Corp. L’autorità, sottolinea Latif, avrebbe intavolato colloqui anche con funzionari francesi e statunitensi. 

Il Paese dispone oggi di circa 18,4 gigawatt di elettricità, di cui 1,2 gigawatt importati dall’Iran. Con le previsioni di aggiunta si dovrebbe arrivare sino a 22 gigawatt entro agosto, pur sempre molto al di sotto della reale domanda che, in condizioni di normalità, è di 28 gigawatt. Secondo i dati del ministero dell’Energia elettrica, il picco di utilizzo durante i torridi mesi estivi di luglio e agosto supera i 30 gigawatt, mentre il fabbisogno toccherà quota 42 megawatt entro il 2030. 

L’autorità irachena per il nucleare ha già selezionato 20 potenziali siti e i primi contratti potrebbero essere firmati dal prossimo anno. Già in passato Baghdad aveva coltivato ambizioni nucleari: una quarantina di anni fa un attacco aereo israeliano aveva distrutto un reattore in costruzione a sud di Baghdad. Secondo fonti di intelligence dello Stato ebraico, nell'impianto di Osirak si sviluppavano armi nucleari. E fra le ragioni - più o meno reali - che hanno portato gli Stati Uniti ad attaccare e invadere l’Iraq nel 2003 vi era il sospetto di voler produrre armi atomiche. 

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