27/08/2018, 11.50
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Pyongyang rilascia un turista giapponese: ‘Motivi umanitari’

Tomoyuki Sugimoto era stato arrestato per delle riprese a una struttura militare a Nampo. Fra i due Paesi il dialogo è difficile: Tokyo vuole la verità sui giapponesi rapiti negli anni ’70 e ’80, ma per Pyongyang la questione è risolta. Battuta d’arresto anche con Washington: Mike Pompeo cancella il suo viaggio. La decisione mina anche il dialogo intercoreano.  

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord rilascia per motivi “umanitari” un turista giapponese arrestato a inizio agosto. Tomoyuki Sugimoto è arrivato oggi in Cina, dove è stato accolto dai funzionari di Tokyo. Lo afferma l’agenzia di stampa giapponese Kyodo, citando fonti diplomatiche. Il giorno precedente, i media nordcoreani aveva annunciato la decisione delle autorità di “perdonarlo con indulgenza” sul “principio dell’umanitarismo”.

Sugimoto, di circa 30 anni, è stato arrestato a inizio mese. Entrato nel Paese con un tour organizzato da una compagnia di viaggi cinese, l’uomo è stato fermato perché sorpreso ad effettuare delle riprese a una base militare a Nampo (città portuale sulla costa occidentale).

La vicenda di Sugimoto tocca una ferita aperta nei rapporti fra i due Paesi. Da mesi, il premier giapponese Shinzo Abe mira a un summit con Kim Jong-un per risolvere quello che lui definisce il “lavoro di una vita”: scoprire la verità sui cittadini giapponesi catturati dalla Corea del Nord fra gli anni ’70 e ’80. Tuttavia, la questione sembra destinata a rimanere insoluta: Pyongyang insiste che il caso è già “risolto” e non attenua le critiche a Tokyo, da cui pretende scuse ufficiali per l’occupazione militare e coloniale.

Intanto, anche il dialogo fra Corea del Nord e Stati Uniti è a una nuova battuta d’arresto, dopo la cancellazione del viaggio a Pyongyang del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo, annunciata il 24 agosto. Per Washington, la Corea del Nord non progredisce in maniera soddisfacente nello smantellamento del programma di armamento nucleare. La decisione influisce in modo negativo anche nei dialoghi fra le due Coree. Oggi, Seoul riferisce che la decisione di Washington la costringe a rivedere il progetto dell’ufficio congiunto a Kaesong, la cui apertura era prevista per questo mese. La situazione potrebbe rivelarsi motivo di imbarazzo per il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che il mese prossimo dovrebbe recarsi a Pyongyang per il terzo summit con Kim Jong-un: la Corea del Nord potrebbe sollevare richieste di alleggerimento delle sanzioni a cui Seoul non potrà dare risposta positiva. In ogni caso, va menzionato che secondo alcuni esperti la mossa è diretta più contro Pechino – accusata di interferire con la denuclearizzazione – che contro Pyongyang.

Intanto, in Corea del Sud la popolazione appare unita nella ricerca del dialogo con il vicino Nord. Un sondaggio del 21-22 agosto sostiene che il 71,8% dei sudcoreani è convinto che l’Assemblea Nazionale debba ratificare la dichiarazione di Panmunjom, firmata il 27 aprile dai due leader coreani.

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