20/02/2020, 15.20
PAKISTAN
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Ragazza cristiana rapita, convertita e riaffidata alla famiglia: il marito la rivuole

di Shafique Khokhar

Il rapitore appartiene alla potente famiglia Nizamani, sospettati di trafficare droga, che gode della protezione della polizia. Tutte le autorità contattate dalla madre non hanno voluto registrare la denuncia. La vittima trova il coraggio di denunciare: “Trattata come una merce, per soddisfare i desideri sessuali e servire in casa”.

Islamabad (AsiaNews) – Una ragazza pakistana cristiana di 17 anni è stata rapita, costretta a convertirsi all’islam e a sposare il suo rapitore. L’aguzzino l’ha violentata tutte le notti per quattro mesi, l’ha resa schiava per i lavori domestici e le dava il cibo una sola volta al giorno. La giovane ha avuto la forza di denunciare le violenze davanti al giudice, che ha deciso di riaffidarla alla famiglia. Ora però vive sotto la minaccia costante del marito che vuole rapirla di nuovo. Ad AsiaNews racconta: “Hanno rovinato la mia vita, ho abbandonato anche la scuola. Possa Dio darmi giustizia e infliggere una buona lezione a queste canaglie”.

La giovane Algeena (nome di fantasia per motivi di sicurezza) vive nella provincia del Sindh. La madre Maria è vedova da tre anni e con un umile lavoro mantiene tre figlie e un figlio. Racconta che anche le altre sorelle vivono rinchiuse in casa per la paura e le minacce. Il rapitore Shahbaz Nizamani, 25 anni, fa parte di una famiglia potente e collusa con la polizia: sono infatti noti spacciatori e pregiudicati che godono del sostegno delle autorità locali.

Il dramma della 17enne ha avuto l’apice con il suo rapimento avvenuto il 21 agosto, ma le molestie erano iniziate mesi prima, con pedinamenti mentre andava a scuola, insulti e prese in giro. Shahbaz le mandava “lettere d’amore” a casa e approfittava del suo mestiere di elettricista del vicinato per farle visita. La ragazza, infastidita dalle attenzioni non richieste, ha raccontato tutto alla madre che ha impedito al musulmano di tornare a casa loro.

Il 21 agosto Algeena è stata rapita in pieno giorno, intorno alle 12:30, costretta da tre uomini a salire in macchina e trasportata a casa di Nabi Bakhsh, lo zio di Shahbaz, un noto trafficante di stupefacenti che nel frattempo aveva fatto chiamare il leader religioso Molvi Badar. La madre, allertata dai vicini, è corsa con un gruppo di cristiani in quella casa, ma lo zio del sequestratore le ha risposto di tornare l’indomani. Il giorno seguente, Nabi Bakhsh le ha comunicato che sua figlia si era convertita all’islam e si era sposata.

Lo stesso giorno Maria si è recata alla stazione di polizia con il certificato di nascita che attesta la minore età insieme al parroco e a 50 fedeli, ma l’ispettore Ameen non ha voluto registrare la denuncia contro la famiglia Nizamani. La donna è stata anche insultata dagli agenti ma non si è arresa. È andata dall’ispettore generale di polizia del Sindh, che ha negato ancora la deposizione. Tuttora il rapitore è a piede libero.

Il 25 dicembre, giorno di Natale, la ragazza è riuscita a rubare il cellulare al marito e a chiamare la madre. In lacrime, ha raccontato le violenze subite e l’ha implorata di salvarla. Il 31 dicembre Maria ha presentato appello al Tribunale penale del Sindh. Il giudice ha ordinato la comparizione in aula di Algeena il 2 gennaio. Lì la ragazza, dimagrita e vestita di pochi stracci, ha rivelato di essersi rifiutata di convertirsi e di sposarsi, ma poi è stata costretta dalle botte dell’imam, che le ha anche detto che la sua famiglia sarebbe stata uccisa se si fosse rifiutata di aderire all’islam.

Algeena racconta: “Sono rimasta nella casa dei Nizamani per più di quattro mesi. Tutto quello che è avvenuto è stato contro la mia voluta. Non ho mai ricevuto la colazione, mi davano un solo pasto al giorno. Tenevano le mie stoviglie separate perché sono di famiglia cristiana. Mi costringevano a leggere il Corano tutti i giorni. Ogni notte Shahbaz veniva e soddisfaceva i suoi desideri sessuali con me. Ero tenuta come una merce e dovevo lavorare tutto il giorno come una schiava. Non mi hanno dato nemmeno un vestito caldo per l’inverno. Hanno rovinato la mia vita”.

La madre aggiunge: “Mia figlia ha paura, vive rinchiusa in casa. Ha smesso di andare a scuola. Ha perso la sua dignità. Riceviamo minacce ogni giorno dalla famiglia Nizamani. Shahbaz passa nella nostra strada tutti i giorni perché vuole rapirla ancora. La sua famiglia ha espropriato un terreno davanti casa, dove dovevo avviare un negozio. Ora vorrei vendere la mia casa e trasferirmi altrove, ma nessuno vuole più comprarla. Vorrei salvare le mie figlie da queste persone malvage e potenti”.

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