13/03/2015, 00.00
MYANMAR
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Riforma dell'educazione in Myanmar: liberi 17 studenti, i leader della protesta "saranno puniti"

Rilasciati ieri 10 monaci e 17 studenti arrestati il 10 marzo, durante la violenta repressione della manifestazione pacifica. Il governo annuncia “provvedimenti” contro gli organizzatori. I religiosi sono rientrati nei monasteri, dopo aver giurato che non si occuperanno di questioni politiche. Condanna di attivisti e organizzazioni pro-diritti umani.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità birmane hanno liberato 10 monaci e 17 studenti, parte delle 127 persone arrestate durante la violenta repressione della polizia delle proteste di piazza promosse dai giovani, che chiedono modifiche alla controversa riforma dell'Istruzione. Il rilascio è avvenuto ieri, mentre le forze dell'ordine proseguono gli interrogatori di quanti sono tuttora sottoposti al provvedimento di fermo. Nel contempo, il governo ha confermato che "verranno presi provvedimenti" contro i promotori e gli organizzatori della manifestazione.

Il 10 marzo scorso centinaia di agenti hanno caricato gli studenti che, da giorni, erano circondati da forze di polizia nella cittadina centrale di Letpadan, circa 140 km a nord di Yangon. I giovani stavano marciando in direzione della capitale commerciale del Myanmar per unirsi ai movimenti in piazza, quando sono stati fermati dalle autorità che hanno bloccato il loro percorso.

Secondo quanto riferisce il quotidiano governativo Global New Light of Myanmar, i 10 monaci hanno potuto rientrare nei loro monasteri dopo aver giurato che non si faranno più coinvolgere in attività politiche, nelle questioni sociali o nelle proteste studentesche. Essi dovranno inoltre obbedire alle disposizioni impartite dalla comunità monastica. 

Fra le persone arrestate, almeno 10 sono tuttora sottoposti a cure mediche nel carcere di Tharyarwaddy; altri 60 sono stati incriminati in base ai reati di assemblea illegale, rivolta, oltraggio a pubblico ufficiale. Reati che prevedono fino a tre anni di galera. Fonti del giornale dissidente The Irrawaddy affermano che altre dieci persone dovrebbero essere liberate "entro la giornata di oggi". 

Attivisti, gruppi pro diritti umani e politici hanno condannato la violenta repressione operata dalla polizia contro giovani, studenti e monaci, definendola "un passo indietro" del Myanmar nel processo di transizione dal regime militare a un sistema democratico. Una battuta d'arresto per il cosiddetto presidente riformista Thein Sein (ex generale della giunta) e un campanello d'allarme in vista delle elezioni generali di fine anno.

La scorsa settimana i rappresentanti degli studenti hanno accusato il governo di violare l'accordo - raggiunto di recente - sulla bozza di riforma. Il compromesso nei colloqui a quattro - governo, parlamentari, leader studenteschi e National Network for Educational Reform (Nner) - è stato raggiunto il 14 febbraio dopo giorni di tensioni e rotture. Esso accoglie molte delle richieste dei giovani, fra cui la gestione indipendente di istituti e accademie in merito alle politiche educative e la formazione di sindacati liberi di studenti e insegnanti. Tuttavia, l'esecutivo avrebbe sconfessato la nuova bozza, definendola sono una "proposta", e continuando a lavorare sulla vecchia Legge di riforma, invisa agli studenti.

Un tempo il sistema educativo del Myanmar era considerato fra i migliori di tutta l'Asia; tuttavia, decenni di dittatura militare e lo stretto controllo su licei e università hanno determinato una involuzione che pesa ancora oggi sulla qualità e sulla libertà dell'insegnamento. E la minaccia, lanciata dagli studenti, di estendere a tutta la nazione le proteste non può che allarmare le autorità birmane: sono stati proprio gli studenti, nel 1988, a promuovere le prime proteste pro democrazia, represse poi nel sangue dall'esercito. 

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