07/10/2013, 00.00
CINA
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Rilasciata Ni Yulan, attivista disabile che combatte contro gli espropri di terre in Cina

La donna, avvocato di 54 anni, ha passato due anni e mezzo in carcere per una condanna pretestuosa, che cercava di minare la sua attività a favore della popolazione. Ora chiede un risarcimento e denuncia le autorità carcerarie, che non le hanno permesso di curarsi in maniera appropriata.

Pechino (AsiaNews) - Le autorità cinesi hanno rilasciato due giorni fa Ni Yulan, attivista disabile che combatte contro gli espropri forzati, dopo 2 anni e mezzo di detenzione. Ora la donna, avvocato di 54 anni, accusa il sistema carcerario cinese che non le ha consentito di curare in maniera appropriata la sua malattia e chiede un risarcimento per gli espropri subiti e per la demolizione della sua casa. Il marito Dong Jiqin, arrestato insieme a lei, rimane in carcere.

La coppia è stata arrestata il 7 aprile 2011, durante la campagna contro la "Primavera araba" in Cina. L'accusa era quella di aver "creato disturbo" e "urlato insulti" contro il personale dell'albergo Yuxinyuan, dove i due erano stati obbligati a ripararsi dal 2010, dopo che la loro casa era stata sequestrata e demolita. L'albergo era in realtà una "prigione nera", dove Ni veniva tenuta sotto controllo.

Il governo l'ha accusata di non aver pagato un conto di circa 70mila yuan. Un'altra delle accuse è che ad un certo punto l'avvocato avrebbe rifiutato di far registrare nel libro dell'hotel tutte le persone che andavano a visitarla. Ni è stata inoltre accusata di frode per aver affermato di essere un avvocato pur non avendo l'abilitazione professionale.

Da anni Ni Yulan difende il diritto delle persone a non farsi espropriare la casa o a ricevere una giusta ricompensa. Nel 2002, mentre filmava la demolizione di una casa di un suo cliente, la polizia l'ha picchiata in modo selvaggio rendendola disabile e l'ha incarcerata. Nel 2008, Ni si è battuta per tutte le famiglie le cui case sono state distrutte per fare posto agli hotel in occasione delle Olimpiadi di Pechino. Anche allora è stata battuta e imprigionata. A causa delle ferite riportate. Ni poteva solo strisciare sul pavimento della prigione, finché un membro dell'ambasciata Usa, dopo averla visitata, le ha procurato delle stampelle.

Nonostante questa persecuzione non si è persa d'animo. Subito dopo il rilascio ha dichiarato: "Se non combattiamo per i nostri diritti non avremo altro da fare se non aspettare di morire. Voglio che mi diano quello che mi hanno sequestrato e che mi venga corrisposto un risarcimento, perché hanno abbattuto la mia casa senza pagare il giusto prezzo".

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