03/05/2019, 08.53
ARABIA SAUDITA
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Riyadh, rilasciate altre quattro attiviste: in cella hanno subito violenze

Fanno parte di un gruppo di 11 femministe arrestate lo scorso anno e sotto processo: al momento sono in atteso di verdetto. Fra le accuse, quella di aver avuto “contatti” con “partiti stranieri” e promosso campagne pro diritti umani. Non confermata la liberazione di una quinta persona. Nessun commento dalle autorità saudite. 

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità saudite hanno rilasciato ieri (in attesa del verdetto) altre quattro attiviste per i diritti femminili, parte di un gruppo di 11 donne arrestate lo scorso anno e processate per “contatti” con “partiti stranieri” e campagne pro diritti umani. Le quattro si vanno ad aggiungere ad altre tre attiviste scarcerate a fine marzo, per un totale di sette negli ultimi due mesi. 

Secondo quanto riferisce l’ong pro diritti umani Alqst, con base a Londra e in prima linea nel denunciare le violazioni nel regno wahhabita, “Hatoon al-Fassi, Amal al-Harbi, Maysaa al-Manea e Abeer Namankani sono state liberate in via temporanea”. Alcune fonti non confermate riferiscono inoltre del rilascio di una quinta donna, di cui non viene resa nota l’identità. 

Le autorità saudite non hanno voluto commentare le motivazioni alla base del rilascio e i termini della ritrovata (sebbene temporanea) libertà. 

Da tempo si è attivata una campagna di pressione internazionale per la liberazione delle 11 attiviste arrestate nel maggio scorso, a poche settimane dalla cancellazione del divieto di guida per le donne nel Paese. All’inizio del processo, il pubblico ministero le ha accusate di mettere in pericolo gli interessi della nazione. Fra i capi di imputazione l’aver avuto legami “con giornalisti e organizzazioni pro diritti umani straniere”. 

Attivisti e ong hanno denunciato nelle scorse settimane abusi e violenze ai danni delle donne incarcerate. Le autorità carcerarie avrebbero inflitto loro torture con l’uso della corrente elettrica, frustate e molestie sessuali.

L’8 marzo scorso 36 nazioni al Consiglio Onu per i diritti umani hanno criticato Riyadh per le violazioni ai diritti umani, con un riferimento particolare alle donne incarcerate. Una prima assoluta che mostra una crescente pressione verso le “riforme” di facciata promosse dal 33enne principe ereditario Mohammed bin Salman, nel contesto del programma Vision 2030. In realtà gli arresti di alti funzionati e imprenditori , la repressione di attivisti e voci critiche, la guerra in Yemen con le vittime civili, anche bambini, e l’assassinio di Jamal Khashoggi sono fonte di preoccupazione.

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