22/12/2015, 00.00
INDONESIA
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Roghi delle foreste in Indonesia: il governo punisce le aziende responsabili

Sanzionate 23 compagnie e revocate le licenze. Sono colpevoli di aver appiccato il fuoco ad intere foreste per fare spazio a piantagioni di olio da palma e alberi da carta. A causa dei fumi, per mesi il Paese è rimasto bloccato e mezzo milione di persone ha sofferto di infezioni respiratorie. L’emergenza costerà a Jakarta l’1,9% del Pil.

Jakarta (AsiaNews) – Il governo di Joko Widodo ha emesso le prime sentenze contro le aziende agricole responsabili del disastro ambientale causato dai roghi dolosi che nei mesi scorsi hanno reso irrespirabile l’atmosfera dell’arcipelago. Jakarta ha ritirato o bloccato le licenze per piantagioni di palma da olio o alberi da carta a 56 compagnie. Altre sono sotto stretta osservazione. I danni causati dai roghi costeranno l’1,9% del Pil nazionale.

Dopo due mesi indagini e dopo i primi arresti avvenuti a settembre, questi sono i primi provvedimenti dell’esecutivo. Al momento “abbiamo sanzionato 23 compagnie – dice Kemal Amas, ministro dell’Ambiente – con pene che vanno da sanzioni amministrative a revoche di licenza. Altre 33 sentenze sono ancora in preparazione”.

Come ogni anno, nella stagione secca intere foreste sono state bruciate per fare spazio alle colture. Da settembre a novembre 2015, i fumi causati dagli incendi dolosi in più parti del Paese hanno messo in ginocchio la popolazione: i trasporti sono rimasti bloccati, le scuole hanno chiuso e in alcune provincie il tasso d’inquinamento è stato 10 volte superiore al limite. Secondo i dati del ministero della Salute, 27 milioni di persone sono state colpite e almeno 425.700 hanno avuto infezioni respiratorie dovute ai fumi.

Jakarta ha deciso di non rendere pubblici i nomi delle compagnie incriminate, di cui solo una sarebbe straniera. Siti Nurbaya, ministro dell’Agricoltura, ha annunciato che non verranno punite solo le aziende che hanno innescato i roghi ma anche quelle che non hanno fatto nulla per limitarne la diffusione.

La legge indonesiana prevede la possibilità per ogni compagnia di ripulire due ettari di terreno con la tecnica del “taglia e brucia”, ma è chiaro che le aziende hanno bruciato molto più di quanto permesso. In ottobre, il governo ha dichiarato pene fino a 10 anni per i trasgressori, ma i contadini locali implicati rimangono scettici circa la possibilità di venire incarcerati.

L’emergenza roghi ha un costo altissimo per un Paese come l’Indonesia, da mesi in crisi economica. Secondo i dati della Banca mondiale, per riparare i danni causati del 2015 Jakarta dovrà sborsare “più del doppio” di quanto fatto per lo tsunami di Aceh del 2004, e cioè l’1,9% del Pil nazionale (circa 16 miliardi dollari). A questo bisogna aggiungere le spese delle singole regioni e degli Stati confinanti (Malaysia e Thailandia in primis) che sono stati colpiti dai fumi.

Secondo molti esperti i roghi ricominceranno a marzo 2016, non appena finiranno le piogge. Il presidente Joko Widodo ha dichiarato che all’Indonesia occorrono tre anni per debellare il fenomeno. “Abbiamo bisogno di leggi più severe – ha avvertito Kemal Amas – così che questa catastrofe non si ripeta più. Tutto ciò va avanti da 18 anni ma nessuno ha imparato la lezione”.

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