08/01/2021, 14.21
RUSSIA-KAZAKHSTAN
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Russia e Kazakhstan litigano per i territori del nord

di Vladimir Rozanskij

Due personalità del partito di Putin mettono in discussione l’appartenenza al Kazakhstan dei suoi territori settentrionali. La risposta brutale del ministro degli Esteri kazako.  Le accuse a Mosca sulle carestie del primo ventennio del ‘900.  L’ex-presidente Nursultan Nazarbaev insignito dell’ordine ortodosso “della Gratitudine”.

Mosca (AsiaNews) - In Kazakhstan è ripresa la polemica contro i russi che ha agitato il Paese per tutto il mese di dicembre. Subito dopo le ferie per il nuovo anno Il presidente del Paese Qasim-Jomart Tokaev (v. foto)  ha pubblicato un articolo sulla principale rivista statale Egemen Kazakhstan (“Kazakhstan Sovrano”), in cui per la prima volta ha commentato pubblicamente le dichiarazioni dei deputati russi del partito putiniano “Russia Unita”, Vjačeslav Nikonov e Evgenij Fedorov, che hanno messo in discussione l’appartenenza originaria al Kazakhstan dei suoi territori settentrionali.

Le posizioni dei due deputati, pur non essendo personaggi politici di prima fila, sono considerate dai kazachi un’espressione della posizione ufficiale di Mosca, provocando nel Paese un’ondata di indignazione, al punto da invocare un’inchiesta penale internazionale contro i due. Per ora le reazioni si sono limitate a una nota diplomatica, ma i due - soprattutto Fedorov - non hanno voluto ritrattare le loro affermazioni, provocando un risentito intervento del ministro degli esteri kazako Mukhtar Tleuberdy. Tirando in ballo la sua “istruzione superiore e conoscendo la storia della nostra patria”, egli ha usato “un’espressione molto russa: è una totale castroneria” (bred sivoj kobyly). Per un diplomatico di alto rango, si tratta di un’espressione decisamente rude.

Nel suo articolo, Tokaev ha ricordato perfino la carestia degli anni 1921-22, provocata dal nuovo potere rivoluzionario della Russia sovietica subito dopo la guerra civile, per punire i territori asiatici (e ucraini) che avevano ospitato le armate “bianche” controrivoluzionarie. “Se non ci fosse stata la carestia provocata dai russi, la nostra nazione sarebbe molto più grande di oggi” – ha ricordato il presidente – “è ora che gli storici chiariscano le responsabilità di chi ha fatto morire di fame la gente”. Tokaev insiste sulla necessità di de-russificare il Kazakhstan, sostenendo la diffusione della lingua nazionale a scapito di quella russa (che sotto i sovietici era obbligatoria) e rivedendo tutta la storiografia ufficiale del Paese, magari “raccontando la storia plurisecolare del Kazakhstan, e dell’appartenenza di tutti i suoi territori, con qualche film o serie televisiva su Netflix e HBO”, visto che ormai ben pochi si cimentano con la lettura di testi storici e manuali.

Le dichiarazioni di Tokaev sono comunque abbastanza prudenti, e riportate solo sull’edizione della rivista in lingua kazaca, ma non in quella russa. Di certo, il presidente vuole rivolgersi anzitutto ai propri connazionali, piuttosto che alimentare la guerra diplomatica con i russi, rafforzando i sentimenti patriottici e sovranisti. Sulla stampa nazionale, e sui canali televisivi, continua comunque a svilupparsi una forte polemica contro la “politica di Putin”, e l’accenno pur sincopato alla carestia degli anni Venti non può che suscitare profonda irritazione nei politici russi, essendo un nervo scoperto molto sensibile. Anche gli ucraini polemizzano sul Holodomor, analoga tragedia di quegli anni e anche di quelli successivi, con le politiche staliniane contro i contadini. Tokaev ha in qualche modo scoperchiato uno dei “vasi di Pandora” sigillati dai tempi sovietici.

Nonostante le ondate polemiche sollevate e destinate ad aumentare, il metropolita russo ortodosso di Astana (Nur-Sultan) Aleksandr (Mogilev) ha solennemente insignito il 6 gennaio l’ex-presidente Nursultan Nazarbaev dell’ordine ortodosso “della Gratitudine” (Algys in kazaco) per i grandi meriti nella rinascita spirituale del Kazakhstan. Il “presidente eterno”, che continua a controllare il Paese come presidente del Consiglio di Stato, ha sempre cercato di presentarsi come fautore del dialogo interreligioso, e ha approfittato dell’occasione per porgere gli auguri di buon Natale a tutti gli ortodossi del Paese, assicurando che in questo difficile periodo “grazie alla nostra unità supereremo ogni prova che ci affligge”.

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