03/12/2025, 11.27
COREA DEL SUD
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Seoul un anno dopo il tentato golpe. Lee: il 3 dicembre Giornata della sovranità

Dodici mesi dopo la notte in cui il predecessore Yoon cercò di imporre la legge marziale, l'attuale presidente Lee esalta la resilienza della democrazia sudcoreana e candida il suo popolo al premio Nobel per la pace. Anche 25 parlametari dell'allora partito di governo hanno presentato pubbliche scuse. Intanto i processi continuano: chiesti 14 anni per corruzione per l'ex first-lady. 

Seoul (AsiaNews) – Con un discorso alla nazione nel giorno del primo anniversario del fallito tentativo di imporre la legge marziale da parte del suo predecessore Yoon Suk Yeol, il presidente sudcoreano Lee Jae Myung ha dichiarato l’intenzione di designare il 3 dicembre come “Giornata nazionale della sovranità”, sostenendo che quanto accaduto un anno fa “ha dimostrato al mondo la resilienza democratica della Corea del Sud”.

Lee ha anche affermato che, avendo “sconfitto un potere ingiusto” con mezzi pacifici, il popolo sudcoreano si è pienamente meritato il Premio Nobel per la pace. “È stata la prima volta dall’inizio del XXI secolo che si è verificato un colpo di stato in una democrazia come la Corea del Sud – ha aggiunto Lee -. Di pari passo, in modo senza precedenti nella storia mondiale, il colpo di stato è stato impedito in modo pacifico e splendido dalle mani di cittadini disarmati. Il governo, nato dalla ‘rivoluzione della luce’, designerà il 3 dicembre come Giornata nazionale della sovranità per onorare il grande coraggio e le azioni del popolo sudcoreano”.

Il 3 dicembre 2024 - di fronte allo stallo politico creato dalle tensioni con in parlamento, controllato dalle opposizioni - l’allora presidente Yoon Suk Yeol dichiarò la legge marziale, invocando i poteri d’emergenza per instaurare un controllo militare e citando quella che descrisse come una “disfunzione governativa”, oltre alla necessità di eliminare le forze filo-nordcoreane e difendere l’ordine costituzionale. Il decreto fu annullato dall’Assemblea nazionale in meno di tre ore, e Yoon lo revocò formalmente più tardi lo stesso giorno. Fu poi sottoposto a impeachment fino alla deposizione che ha portato alle nuove elezioni presidenziali vinte in luglio da Lee.

L’ex presidente Yoon si trova tuttora in carcere e il suo processo per insurrezione dovrebbe concludersi nelle prossime settimane. Nel frattempo proprio oggi l’accusa ha chiesto una condanna a 15 anni di carcere anche per la moglie Kim Keon Hee, accusata di corruzione per una serie di regali accettati durante il mandato del marito. Proprio gli strascichi giudiziari seguiti ai fatti di un anno fa, mostrano quanto profonda sia rimasta la polarizzazione nel Paese.

“La punizione severa per coloro che sono coinvolti nel colpo di stato è solo l’inizio - ha affermato nel suo discorso Lee, difendendo le inchieste -. Per costruire una nazione in cui nessuno possa mai più neppure sognare un colpo di stato e in cui nessuno possa minacciare la luce della sovranità popolare, è essenziale una ‘unità giusta’. Insieme al grande popolo della Corea del Sud, che ha acceso la torcia della democrazia - ha concluso - ci assicureremo che la rivoluzione della luce sia pienamente compiuta”.

Nel frattempo oggi 25 parlamentari del Partito del Potere del Popolo – la forza politica che sosteneva Yoon, oggi all’opposizione - ha presentato le proprie scuse alla nazione per il fallito tentativo di imporre la legge marziale, promettendo di interrompere i legami con l’ex presidente. Hanno definito quello di un anno fa un “atto incostituzionale e antidemocratico” che ha schiacciato la democrazia liberale che i sudcoreani avevano costruito “con il loro sangue e sudore”. “Ci scusiamo profondamente con il pubblico, in quanto membri dell’allora partito di governo, per non essere riusciti a fermare in anticipo la legge marziale e per aver causato grande dolore e confusione”, hanno dichiarato, chinando il capo in segno di scuse.

Separatamente, il leader del PPP Jang Dong-hyuk ha pubblicato un messaggio su Facebook, affermando di sentire una “profonda responsabilità” come leader del partito per la crisi della legge marziale e la successiva impeachment di Yoon, che ha provocato una “serie di tragedie politiche” e ha causato profonda delusione e confusione tra il pubblico.
Solo 18 degli allora 108 parlamentari del PPP il 3 dicembre 2024 partecipò alla votazione parlamentare per revocare il decreto di Yoon, che passò all’unanimità la mattina seguente con 190 parlamentari presenti sui 300 membri dell’Assemblea.

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