06/05/2023, 10.53
COREA DEL SUD
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Seoul: una deputata propone di abolire le zone 'no kids' ma l'opinione pubblica è contraria

In molti locali e ristoranti della Corea del Sud i bambini non possono entrare perché considerati rumorosi e fastidiosi. L'isola turistica di Jeju, che presenta la più alta concentrazione di aree vietate ai minori, aveva avviato un dibattito a riguardo a febbraio. In alcuni bar sono stati poi affissi cartelli che negano l'ingresso alle coppie o alle persone di mezza età.

Seoul (AsiaNews) - L’appello di una deputata sudcoreana che ha chiesto di abolire le zone vietate ai bambini ha scatenato una controversia in Corea del Sud. Presentandosi con il figlio di quasi due anni, Yong Hye-in, del Basic Income Party (partito che si batte per l’ottenimento di un reddito di base universale, nato da una scissione con il partito laburista) ha detto che molti ristoranti e luoghi pubblici adottano i divieti senza motivi ragionevoli. Tra questi anche la Biblioteca nazionale della Corea, che accoglie visitatori di età pari o superiore ai 16 anni per “proteggere i materiali da furti e danni”, secondo il sito web dell’istituzione.

“Quello che vogliamo è una società che abbracci non solo i veloci e i competenti, ma anche i lenti e gli inesperti. Per superare uno dei tassi di fecondità più bassi al mondo, dobbiamo rivedere come la nostra società rifiuta i bambini e gli anziani", ha affermato Yong nei giorni scorsi durante una riunione dell’Assemblea nazionale. 

L’opinione pubblica non ha però accolto con favore i suoi commenti: alcuni genitori hanno detto di essere a favore delle zone vietate ai più piccoli, e secondo un sondaggio condotto nel 2021 su 1.000 cittadini sudcoreani, il 71% degli intervistati riteneva che fosse un diritto dei gestori decidere se imporre tali aree, mentre solo il 17% le ha definite "inaccettabili". Sono soprattutto i giovani tra i 20 e i 30 a concordare con il divieto di ingresso ai bambini, mentre la fascia più anziana della popolazione sostiene sia normale che i bambini facciano rumore nei luoghi pubblici. 

Le zone “no-kids” in Corea sono nate circa una decina di anni fa dopo la diffusione online di una serie di lamentele e reclami sui genitori che non badavano ai propri figli, ma la recente controversia risale in realtà a febbraio, quando l’isola di Jeju aveva avviato un dibattito pubblico sulla questione. La località turistica, che accoglie 10 milioni di visitatori all’anno, presenta al momento la più alta concentrazione di bar e ristoranti che vietano l’accesso ai minori di 13 anni. Secondo una mappa consultabile su Google Maps, ci sono circa 500 zone “no-kids” in tutta la Corea del Sud. La cartina viene costantemente aggiornata da utenti ordinari ed è consultata dalle famiglie per sapere dove poter andare a dai giovani che vogliono riunirsi in tranquillità. Nel 2017, però, la Commissione nazionale per i diritti umani della Corea ha raccomandato al Paese di eliminare le zone vietate ai bambini perché violano i diritti dei minori a non essere discriminati.

Dopo la creazione delle zone “no-kids” in molte parti della Corea hanno cominciato ad apparire cartelli che vietano l’accesso ai bar anche ad altri gruppi di età, soprattutto agli uomini con più di 40 o 50 anni anni, ma in Internet sono state diffuse immagini di locali che vietano l’ingresso alle coppie o ai professori.

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