04/08/2006, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka: migliaia in fuga dagli scontri nell'est

Ancora combattimenti tra forze governative e ribelli a Mutur. In arrivo l'inviato speciale norvegese per colloqui che impediscano il riaccendersi della guerra civile.

Colombo (AsiaNews/Agenzie) –  Migliaia di civili sono in fuga dalla zona di Mutur, Sri Lanka dell'est, dove dal 2 agosto continuano gli scontri tra le forze governative e i ribelli delle Tigri tamil. Cinque civili musulmani sono rimasti vittime oggi del fuoco incrociato dell'artiglieria. Ieri i morti registrati sono stati 20 civili, oltre a 12 ribelli e un soldato. Colombo avrebbe colpito anche alcune scuole, mentre i ribelli hanno attaccato dei campi militari.

Secondo operatori dei soccorsi, nella cittadina a maggioranza musulmana le persone "rimaste intrappolate" nei combattimenti sono 22 mila. Yvonne Dunton, capo del Comitato internazionale della Croce Rossa a Trincomalee, parla di 6 mila – 7 mila famiglie in fuga da Mutur. La stessa Croce Rossa ha chiesto a Colombo di aprire un corridoio umanitario. Appello anche del Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che domanda la fine delle violenze e l'apertura di colloqui di pace, in stallo da mesi.

La situazione nell'est è precipitata per una disputa tra le due parti sul controllo di un importante canale idrico: Colombo avrebbe lanciato l'offensiva per liberare il canale di Mavilaru - nei pressi di  Trincomalee - bloccato dalle Tigri. Secondo i ribelli, invece, si è trattato solo di un pretesto per penetrare nei loro territori.

Intanto nel Paese si attende l'arrivo dell'inviato di pace norvegese Jon Hanssen-Bauer. Egli è intenzionato ad aprire colloqui per salvare la Missione di monitoraggio della tregua (Slmm), dopo che Danimarca, Finlandia e Svezia hanno ritirato i loro membri in risposta all'ultimatum dei ribelli, riducendo così la Slmm a 20 osservatori dai 54 iniziali. Le Tigri avevano chiesto ai membri della Slmm, provenienti dall'Unione Europea, di lasciare il Paese entro il primo settembre prossimo, dopo che l'UE li aveva definiti "terroristi".

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