30/12/2025, 09.51
SRI LANKA
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Sri Lanka: stigma allontana i medici dalla salute mentale, priorità del dopoguerra

di Arundathie Abeysinghe

La psichiatria è evitata da molti giovani medici a causa dello stigma sociale e delle aspettative familiari. Miti culturali e il timore di conseguenze sulle prospettive matrimoniali, scoraggiano soprattutto le studentesse. La provincia Settentrionale registra però un aumento di suicidi e disturbi, in un contesto segnato da povertà e isolamento. 

Colombo (AsiaNews) - I medici che operano nel nord dello Sri Lanka sono riluttanti a dedicarsi alla psichiatria a causa dello stigma e delle aspettative sociali. Di conseguenza, l’area manca di specialisti locali in salute mentale. Ancora oggi, lo stigma che circonda la psichiatria e i disturbi mentali è profondamente radicato in tutti i Paesi dell’Asia meridionale. Sebbene gli atteggiamenti nel sud dello Sri Lanka si siano gradualmente evoluti, gli abitanti del nord, influenzati dalle culture tamil e indù e isolati da trent'anni di guerra, stanno purtroppo tardato a cambiare. 

Gli studenti di Jaffna sarebbero i meno interessati a intraprendere la carriera psichiatrica. Poiché si presume diffusamente che gli psichiatri sviluppino malattie mentali dopo aver curato i pazienti per un certo periodo di tempo. Poi, la pressione dei genitori, che temono che ciò possa influire sulle prospettive matrimoniali, e le preoccupazioni dei futuri suoceri (soprattutto per le studentesse di medicina) scoraggiano i giovani medici dal dedicarsi alla psichiatria.

Attualmente, nel Nord si registra un aumento dei suicidi tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, parallelamente a un aumento dei casi di depressione - anche infantile e post-partum - e altri disturbi mentali correlati. Le esigenze in materia di salute mentale al Nord, segnato da grave povertà e svantaggi sociali, tra cui la repressione basata sulle caste, sono più urgenti rispetto a quelle di altre parti del Paese. Tuttavia, a causa dello stigma sociale, negli ultimi anni solo pochi medici hanno deciso di prestare servizio, in particolare al Nord, dov’è più necessario.

Inoltre, il tragico suicidio del dott. Arulampalam, primo psichiatra del Jaffna Teaching Hospital, e l’insorgere di problemi comportamentali e cognitivi in un altro psichiatra dello stesso ospedale a causa della sindrome del lobo frontale alcuni anni fa, hanno ulteriormente rafforzato questa percezionde negativa da parte dell’opinione pubblica, aggravando e legittimando lo stigma.

Christine Aruliah e Arjun Ravichandararajah, originari di Kilinochchci, provincia Settentrionale, studenti al terzo anno di medicina all’Università di Peradeniya, hanno spiegato ad AsiaNews che “la maggior parte degli abitanti del Nord ritiene che gli stessi psichiatri finiscano per sviluppare malattie mentali, in combinazione con miti culturali e religiosi profondamente radicati”. Diverse famiglie si sono opposte alla scelte degli stessi   studenti di intraprendere la carriera psichiatrica. “Abbiamo quindi deciso di diventare pediatri”, dicono. “Anche se nel dopoguerra sarebbe essenziale, poiché la maggior parte delle persone non riesce a guardare film d’azione, né a tollerare rumori forti, poiché i ricordi della guerra nel Nord continuano a tormentarle. Anche una nostra collega più anziana si è trovata nella stessa situazione, non potendo intraprendere la carriera psichiatrica a causa delle pressioni della famiglia del suo futuro marito, che si opponeva”.

Allo stesso modo, Lakshmi Sabesan di Alaveddy, Jaffna, aveva coltivato il sogno di diventare medica fin dall'infanzia. Come studentessa dell’ultimo anno di medicina all’Università di Jaffna, il suo crescente fascino per la psichiatria, insieme alle difficoltà delle persone nel nord, specialmente nel dopoguerra, aveva rafforzato la sua determinazione a curare anche le loro menti. Tuttavia, a causa delle pressioni della sua famiglia, ha dovuto rinunciare alla sua passione per continuare gli studi in psichiatria.

Gli psichiatri Dinesh Pathamarajah e Archuna Sivagurunathan confidano che hanno potuto perseguire i loro sogni mentre frequentavamo l’Università di Colombo, lontani dalle famiglie e dai parenti. “Dopo aver assistito alla guerra civile e alle sue conseguenze, abbiamo deciso di intraprendere la carriera di psichiatri, poiché ci siamo resi conto che le ferite psicologiche degli abitanti del nord venivano trascurate. Abbiamo quindi deciso di dedicarci alla psichiatria. Abbiamo lavorato in diverse parti del Paese prima di assumere incarichi a Jaffna. Sebbene le nostre famiglie vivano attualmente a Colombo, abbiamo deciso di lavorare a Jaffna a causa della carenza di psichiatri”, affermano.

Anche secondo loro, i servizi dedicati alla salute mentale sono insufficienti e la situazione è stata gestita in modo errato dalle autorità nel periodo postbellico, portando all’attuale crisi che affligge il nord. Dopo la fine della guerra, le autorità si aspettavano che la popolazione tornasse alla normalità senza conseguenze. Si sbagliavano. 

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