Sulla parabola del Seminatore la prima udienza di Leone XIV: 'Dio pronto a sprecare per noi'
40mila persone hanno accolto Prevost alla sua prima udienza generale in piazza San Pietro. Giro in papamobile accompagnato da entusiasmo e bandiere di Libano, Ucraina e della pace. Leone XIV ha scelto di continuare il ciclo di catechesi su "Gesù nostra speranza" iniziato da Francesco per il Giubileo. Appello per "dignitosi aiuti umanitari" a Gaza. "Siamo chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Sono circa 40mila le persone che questa mattina sotto un velato cielo romano hanno raggiunto piazza San Pietro per la prima udienza generale di papa Leone XIV. Il pontefice ha ripreso il ciclo di catechesi per il Giubileo dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza”, continuando le riflessioni avviate da Francesco. Al centro di quella odierna la parabola del Seminatore (Mt 13,1-17). Salutando i pellegrini nelle varie lingue, papa Prevost ha ricordato l’insegnamento di Paolo: “Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato”. Sulla tomba dell’Apostolo delle Genti il papa si era recato ieri, visitando la basilica di San Paolo Fuori le Mura. “In un mondo diviso e ferito dall’odio e dalla guerra, siamo chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”.
Prima dell’inizio dell’udienza, papa Leone XIV ha fatto un lungo giro in papamobile - il secondo dall’elezione, dopo quello della scorsa domenica prima della Messa di inizio ministero petrino - tra le persone presenti in piazza San Pietro. Molte le braccia tese, i sorrisi, il palpabile desiderio di avvicinarci alla vettura, accostandosi alle paratie che delimitano i corridoi sulla piazza. Tra le bandiere si scorge il Libano, l’Ucraina, gli Stati Uniti. Ma anche la scritta “pace”. Prevost durante il passaggio ha benedetto diversi bambini e bambine che la scorta gli portava vicino. Salutando i pellegrini di lingua italiana, è stata ricordata la “sempre più preoccupante e dolorosa […] situazione nella Striscia di Gaza”. Il pontefice ha rinnovato l’appello - già espresso in precedenti occasioni - affinché si consenta l’ingresso di “dignitosi aiuti umanitari” e si ponga fine alle violenze “il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate”.
Nella catechesi papa Leone XIV ha ricordato che le parabole “aiutano a ritrovare la speranza” e “mostrano come Dio opera nella storia”. Su quella del Seminatore, letta prima della riflessione in diverse lingue, ha detto: “Si tratta di una specie introduzione a tutte le parabole”. In essa un uomo semina su diversi terreni; diede frutto solo la parte caduta sul “terreno buono” (Mt 13, 8). “In questo racconto possiamo riconoscere il modo di comunicare di Gesù”, ha sottolineato il papa. “La parabola del seminatore parla proprio della dinamica della parola di Dio e degli effetti che essa produce”. Infatti, la Parola è come un seme che viene gettato nel “terreno della nostra vita”, qualsiasi esso sia. L’immagine del seme è utilizzata da Gesù in molte occasioni. In esse il terreno rappresenta “il nostro cuore, ma è anche il mondo, la comunità, la Chiesa”, ha aggiunto Prevost. La Parola di Gesù è “per tutti”: “opera in ciascuno in modo diverso”.
Infatti, il seminatore non si preoccupa di dove cade il seme. E sembra difficile identificare il senso di questo gesto. “Noi siamo abituati a calcolare le cose - e a volte è necessario -, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore ‘sprecone’ getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama”, ha spiegato il pontefice. Dio, quindi, getta il “seme della sua Parola” su ogni terreno, e quindi in qualsiasi vita. “Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca”. Sul modo in cui il seme porta frutta - morendo - Gesù parla anche della sua vita. “Questa parabola ci dice che Dio è pronto a ‘sprecare’ per noi e che Gesù è disposto a morire per trasformare la nostra vita”, ha aggiunto Leone XIV.
Prevost collega a queste parole anche un’immagine: il “Seminatore al tramonto” di Vincent Van Gogh. “Mi colpisce che, alle spalle del seminatore, Van Gogh ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza”, ha affermato. La scena non è dominata dall’uomo, ma dal sole, “forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante”. Lo stesso sole che scaldando la terra fa fruttare i semi. “Chiediamo al Signore la grazia di accogliere sempre questo seme che è la sua parola”, ha detto alla fine della catechesi papa Leone XIV. “E se ci accorgessimo di non essere un terreno fecondo, non scoraggiamoci, ma chiediamo a Lui di lavorarci ancora per farci diventare un terreno migliore”. Nel finale dell’udienza il pensiero è stato per il predecessore Bergoglio, che proprio oggi un mese fa “è tornato alla Casa del Padre”. “Non possiamo concludere questo nostro incontro senza ricordare con tanta gratitudine l’amato papa Francesco”.