22/05/2024, 13.17
TAIWAN
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Taipei: le proteste della popolazione contro il disegno di legge filo-cinese

L'opposizione, composta dal Kuomintang e dal Partito popolare di Taiwan e forte della maggioranza in Parlamento, ha presentato una serie di emendamenti che prevedono interrogatori serrati per i funzionari governativi, compreso il presidente. Modifiche che secondo alcuni rischiano di ridurre le libertà politiche del Paese a favore delle mire di Pechino. Le manifestazioni di ieri si sono ispirate al Movimento dei girasoli del 2014.

Taipei (AsiaNews) - La presidenza di Lai Ching-te è iniziata con una serie di proteste contro i partiti filo-cinesi dell’opposizione: ieri, dalle 9 di mattina fino a mezzanotte, circa 30mila persone si sono radunate fuori dal Parlamento per una manifestazione contro un disegno di legge che punta ad estendere il controllo del ramo legislativo sull’esecutivo. I deputati del Kuomintang hanno avviato la fase di approvazione degli emendamenti senza sottoporli a revisione come previsto dalla procedura standard, una mossa che ha generato nuovi scontri in Parlamento dopo quelli violenti di venerdì, quando il testo è stato discusso per la prima volta.

La situazione è complicata per Lai, che si è insediato lunedì senza una maggioranza in Parlamento dopo aver ottenuto il 40% delle preferenze. Alle elezioni del 13 gennaio, infatti, il Partito progressista democratico (da cui proviene il presidente), ha ottenuto solo 51 dei 113 seggi parlamentari, mentre l’opposizione, composta dal Kuomintang e in questa questione dal Partito popolare di Taiwan, si sono assicurati rispettivamente 52 e otto seggi. 

Il controverso progetto di riforma, tra le altre cose, consentirebbe al ramo legislativo di convocare privati e funzionari governativi, compreso il presidente, per interrogazioni parlamentari. Il rifiuto di presentarsi potrebbe comportare l'accusa penale di "oltraggio al Parlamento", con una pena fino a tre anni di carcere. Gli interrogati sarebbero obbligati a rivelare questioni riservate, come segreti di Stato che riguardano accordi diplomatici, segreti commerciali o informazioni sull’acquisto di armi. Il disegno di legge prevede inoltre che non sia possibile rispondere alle domande dell’interrogatorio con un’altra domanda, pena una multa fino a 200mila dollari taiwanesi (5.710 euro). I sostenitori del Partito progressista democratico temono che queste riforme possano essere utilizzate dal Kuomintang per colpire gli avversari politici e costringerli a rivelare (alla Cina) informazioni riservate che metterebbero in pericolo la sicurezza nazionale. 

Allo stesso modo, gli emendamenti proposti dall’opposizione includono anche un discorso del presidente ai deputati almeno una volta l’anno (finora previsto, ma in forma facoltativa) ma soprattutto una spesa di 61 miliardi di dollari per le infrastrutture, una cifra che rischia di bloccare ulteriori investimenti nel settore della Difesa. Negli ultimi anni, sotto la presidenza di Tsai Ing-wen, Taiwan ha aumentato il budget militare fino a 20 miliardi di dollari allo scopo di scoraggiare attacchi da parte di Pechino. Lai si è finora posto nel solco della predecessora: nel suo discorso di insediamento aveva evidenziato la volontà di mantenere lo status quo nei confronti di Pechino promettendo ulteriori fondi per la Difesa. Ad oggi il neo presidente non è ancora intervenuto direttamente sulla questione, al contrario ha mantenuto una certa distanza dalle proteste, probabilmente - secondo gli analisti - per evitare la percezione che siano state orchestrate dal Partito democratico progressista. 

Diversi manifestanti e decine di organizzazioni della società civile ieri hanno fatto riferimento al Movimento dei girasoli del 2014, quando centinaia di migliaia di persone occuparono per un mese lo Yuan legislativo, (il Parlamento di Taiwan), per protestare contro un accordo di libero scambio con la Cina che il Kuomintang, allora al potere, sperava di approvare, anche in quel caso senza aver prima ottenuto le necessarie revisioni parlamentari. Alla fine il Movimento, che temeva che l’accordo avrebbe avuto una ricaduta sulle libertà politiche di Taiwan, riuscì a costringere il Kuomintang ad abbandonare i piani. Ulteriori manifestazioni sono previste per il 24 e il 28 maggio, quando il disegno di legge verrà nuovamente discusso in Parlamento.

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