02/04/2022, 10.00
UNIONE EUROPEA-CINA
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Ucraina, commercio e diritti umani: nulla di fatto al summit Ue-Pechino

I cinesi continuano a glissare sulla possibilità di mediare tra Kiev e Mosca. La Ue minaccia di rispondere in caso di aiuti della Cina al Cremlino. Gli europei chiedono la fine del boicottaggio commerciale della Lituania da parte di Pechino. Sui diritti umani l’Unione vuole rilanciare il dialogo con il governo cinese.

Bruxelles (AsiaNews) – Nessun impegno per un’eventuale mediazione nel conflitto russo-ucraino; avanti come al solito sul commercio; silenzio sui diritti umani. Come era nelle aspettative, l’Unione europea non ha ottenuto nulla dalla Cina nel summit annuale che si è tenuto ieri in videoconferenza.

Che l’incontro dei vertici Ue con il presidente cinese Xi Jinping e il premier Li Keqiang non sia andato bene è testimoniato dal fatto che le due parti non hanno rilasciato un comunicato congiunto, ma solo dichiarazioni separate. Non a caso Ursula von der Leyen, capo della Commissione europea, ha parlato di colloqui “aperti e franchi”. Tradotto: i due fronti si sono trovati in disaccordo su tutto.

L’Ucraina è stato il piatto forte della discussione. Gli europei hanno domandato più volte a Pechino di mediare tra Mosca e Kiev. Sul conflitto in corso, i cinesi hanno una posizione ambigua: da un lato appoggiano retoricamente le posizioni di Putin; dall’altro si mantengono cauti per evitare contrasti con gli Usa e la Ue.

Von der Leyen ha detto che qualsiasi appoggio a Mosca procurerebbe una danno alla reputazione della Cina in Europa. Sul punto la leader Ue è stata chiara: “Abbiamo adottato forti sanzioni [contro la Russia] che sono efficaci. Più di 40 Paesi le hanno sottoscritte. Così abbiamo detto in modo chiaro ai cinesi che se non vogliono sostenerle, almeno non interferiscano con le misure punitive”.

Il riferimento di Von der Leyen è a informazioni di intelligence Usa secondo cui Pechino sarebbe disposta ad aiutare il Cremlino militarmente ed economicamente. Nel suo comunicato, con un tono insolitamente minaccioso, la Ue ha detto che “qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni o sostenere la Russia con altri mezzi deve essere fermato”. In questo senso, l’arma dell’Europa è quella di spingere le proprie imprese ad abbandonare la Cina.

Sulla questione ucraina, Xi ha dichiarato che Cina e Ue dovrebbero giocare un “ruolo costruttivo” per aggiungere fattori di stabilità a un modo turbolento. In un colpo indiretto a Washington, il presidente cinese ha invitato l’Europa a seguire una politica “indipendente” sulla Cina. Sulla stessa linea evasiva, Li ha precisato che Pechino ha promosso “a suo modo” colloqui di pace tra Russia e Ucraina.

Se sull’Ucraina non si sono fatti passi avanti, lo stesso si può dire sulle relazioni commerciali sino-europee. I media cinesi sottolineano la stabilità degli scambi bilaterali, che nel 2021 hanno raggiunto la cifra record di 800 miliardi di dollari. La Ue ha chiesto però a Pechino di mettere fine all’ingiustificato boicottaggio commerciale della Lituania, imposto per i crescenti rapporti di Vilnius con Taiwan. In caso contrario, l’Unione porterà avanti la denuncia contro i cinesi già presentata all’Organizzazione mondiale del commercio. Gli europei continuano poi a chiedere parità di trattamento per le proprie aziende che operano in Cina.

Riguardo al rispetto dei diritti umani in Cina, la Ue ha ribadito le sue preoccupazioni per la condizione delle minoranze nello Xinjiang e nella Mongolia interna, come per la popolazione tibetana e il giro di vite contro il movimento democratico a Hong Kong e i difensori cinesi dei diritti umani.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha spiegato che l’Unione ha insistito sul rilancio del dialogo bilaterale sui diritti umani, aggiungendo che Li si è mostrato disponibile. Alla vigilia del summit, gruppi internazionali hanno chiesto però alla Ue di sospendere i colloqui sul tema con la Cina, ritenuti inutili, e di avviare un confronto “ombra” con attivisti umanitari che possono fornire un quadro più realistico delle politiche repressive di Pechino.

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