19/12/2023, 13.55
AFGHANISTAN
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Un aiuto telefonico per le micro-imprese domestiche delle donne afghane

Si tratta dell'ultimo progetto avviato dall'imprenditrice sociale italiana Selene Biffi, che lavora in Afghanistan dal 2009. Dopo la riconquista dei talebani alle donne è rimasta la sola possibilità di lavorare tra le mura di casa e in pochi altri settori. Grazie al sostegno di un centralino, operato da sei donne, avranno la possibilità di sviluppare le proprie iniziative in tutti i loro aspetti, dalla raccolta fondi al marketing del prodotto.

Milano (AsiaNews) - Ha aperto nei giorni scorsi un nuovo progetto per le donne afghane. Si chiama Bale Khanom, ed è una “una helpline telefonica per il supporto gratuito a donne e micro-imprese femminili in Afghanistan", spiega ad AsiaNews Selene Biffi, 41 anni, imprenditrice sociale e dal 2009 volontaria in Afghanistan. “Tra un paio di settimane invece, partirà anche un progetto per facilitare l'accesso ai macchinari produttivi per le donne che lavorano da casa”, aggiunge.

Bale Khanom significa “Pronto, signora” ed è un progetto di donne per le donne. Sono infatti sei le afghane che da casa lavoreranno come operatrici offrendo sostegno alle imprenditrici o aspiranti tali. L’obiettivo che si è posta Biffi è di raggiungere almeno 5mila micro-imprese a gestione femminile in un anno. Nonostante le progressive restrizioni imposte dai talebani alle donne negli ultimi due anni, dopo la presa di potere del Paese ad agosto 2021, ’80% delle donne afghane ha accesso all’utilizzo di un telefono cellulare, mentre la tecnologia utilizzata dal progetto per la ricezione, lo smistamento e la valutazione delle telefonate è stata realizzata in collaborazione con Viamo, un’ impresa sociale che si occupa di tecnologia e comunicazioni per i Paesi in via di sviluppo.

Escluse dal sistema educativo e dalla possibilità di lavorare nell’ambito della cooperazione, una delle poche possibilità rimaste alle donne afghane è quella di lavorare tra le mura domestiche. Bale Khanom, che gode del sostegno finanziario del Fondo di beneficenza ed opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo, si occuperà di dare a queste donne supporto in ambiti come lo sviluppo del prodotto, la gestione finanziaria e la raccolta fondi, ma anche nel management e nel marketing. Nel contesto attuale le donne non hanno accesso al credito e circa 20 milioni di persone, quasi la metà della popolazione afghana, oggi sopravvivono unicamente grazie agli aiuti umanitari. Ad aggravare la situazione si aggiunge la bassa alfabetizzazione, ferma intorno al 22%. Circa 4 milioni di donne e bambini soffrono di malnutrizione acuta. A causa della crisi economica e della mancanza di liquidità, i debiti delle famiglie sono aumentati di sei volte, e oltre il 70% dei redditi ora viene impiegato per comprare generi alimentari. 

Il sostegno telefonico è stato quindi individuato come soluzione più adatta per sostenere la creazione, lo sviluppo e la crescita delle micro-imprese femminili. Sono state le stesse donne afghane che hanno chiesto a Biffi la possibilità di poter continuare a lavorare e sostenere la propria famiglia dopo la riconquista talebana. Forte di varie esperienze nell’imprenditoria sociale - in Afghanistan iniziate con l’istituzione della Qessa Academy a Kabul, una scuola per il recupero dello storytelling tradizionale e la promozione dello stesso come opportunità di impiego per i giovani - Selene Biffi, originaria di Mezzago, ha quindi cercato di sfruttare la propria rete di conoscenze, nel tentativo di continuare a sfruttare i pochi spazi di libertà lasciati dal talebani. A inizio 2022 ha fondato l’organizzazione She Works for Peace, una rete per promuovere l’inclusione economica delle donne attraverso la formazione tecnica e l’inclusione sociale. “Bale Khanom è il primo progetto di questo tipo in Afghanistan e ci auguriamo possa contribuire positivamente a creare impiego femminile e inclusione lavorativa diffusa, elementi necessari per la ricostruzione di un tessuto sociale ed economico a livello locale”, racconta Biffi.

Foto: Oriane Zérah
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