27/02/2024, 12.14
NUOVA ZELANDA
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Wellington: maori contro il governo che vuole chiudere l'autorità sanitaria

Chiamata anche Te Aka Whai Ora, era stata creata nel 2022 per migliorare le condizioni di salute delle tribù aborigene, tra cui si registrano notevoli disuguaglianze rispetto al resto della popolazione. L'esecutivo, guidato dal premier Christopher Luxon, insediatosi a ottobre, sostiene di voler lavorare per tutti i cittadini neozelandesi, "maori e non maori". Ma gli indigeni protestano da mesi contro le revisioni proposte dalla nuova amministrazione.

Wellington (AsiaNews) - Il nuovo governo della Nuova Zelanda ha annunciato che entro il 30 giugno verrà smantellata l’Autorità sanitaria maori, generando proteste tra la popolazione indigena. Chiamata anche Te Aka Whai Ora, era stata creata nel 2022 per migliorare le condizioni sanitarie delle tribù autoctone, che compongono il 17% della popolazione. Già a dicembre, in realtà, centinaia di manifestanti si erano radunati in occasione della prima seduta del nuovo parlamento per protestare contro le politiche proposte dal governo di destra, formato da una coalizione di tre partiti e guidato dal primo ministro Christopher Luxon, insediatosi a ottobre. Il premier ha annunciato la volontà di reinterpretare il Trattato di Waitangi su cui si fonda la nazione, e di abolire l’uso della lingua maori. I leader indigeni hanno accusato il nuovo esecutivo di essere “anti-maori”, mentre il governo sostiene di voler lavorare per il benessere dell’intera nazione, “per i maori e i non maori”.

Il ministro della Salute, Shane Reti, ha spiegato che l’Autorità sanitaria maori verrà inglobata all’interno del sistema sanitario nazionale entro la fine di marzo. Ma la creazione dell’agenzia era stata raccomandata da una commissione permanente che prende il nome di tribunale di Waitangi e che dagli anni ‘70 prende in considerazione le rivendicazioni maori suggerendo al governo possibili azioni riparative. Diversi studi hanno evidenziato notevoli disuguaglianze in ambito sanitario tra gli aborigeni e il resto della popolazione: i maori vivono circa sette anni in meno, il loro tasso di mortalità per malattie cardiovascolari è due volte più alto, i giovani hanno quasi il doppio delle probabilità di essere ricoverati per asma, e anche l’incidenza dei tumori è significativamente più alta tra i maori, secondo i dati del ministero della Salute.

Jacqui Harema, direttore di Hapai te Hauora, il principale servizio di sanità pubblica maori in Nuova Zelanda, ha commentato con preoccupazione la decisione del governo: “I maori sanno cosa è meglio per loro. Hanno bisogno di finanziamenti per poter fornire soluzioni basate sulla nostra visione del mondo per la nostra stessa gente”. Come successo, per esempio, durante la pandemia da covid-19: una volta forniti i vaccini, gli operatori sanitari maori hanno raggiunto la popolazione indigena in maniera più efficace grazie a campagne d’informazione mirate e a un rapporto di reciproca fiducia, ha spiegato Harema. 

Alcuni gruppi di aborigeni hanno intrapreso azioni legali contro i tentativi di revisione da parte del governo: anche al tribunale di Waitangi è stata presentata una petizione riguardo la chiusura della Te Aka Whai Ora, che però entrerà in vigore prima che il tribunale possa esaminare la richiesta. A tal proposito, Luxon ha ribadito che il governo sta mantenendo le promesse elettorali.

Il mese scorso, oltre 10mila persone si erano radunate nella città Ngaruawahia rispondendo all’appello del re maori Tuheitia Paki. Nonostante alcune tribù siano contrarie al Movimento reale maori (nato in risposta alla colonizzazione britannica tra alcuni gruppi dell’Isola del Nord, dove si trova la città di Auckland), l’ampia partecipazione alla manifestazione, secondo alcuni, è sintomo della determinazione degli indigeni nel voler preservare i propri diritti. Altre manifestazioni erano poi seguite il 6 febbraio, in occasione del Waitangi Day, la festa nazionale che ricorda l’anniversario della firma del trattato tra la Corona inglese e le tribù maori nel 1840. Recenti ricerche hanno tuttavia dimostrato che il 32% della popolazione neozelandese non conosce il contenuto del documento e non ne ha mai letto nemmeno una sintesi.

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