28/08/2008, 00.00
ITALIA - INDIA
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PIME: digiuno e preghiera in unione coi cristiani dell'India

Veglia il 5 settembre alle ore 18 a Milano. Una lettera di solidarietà al card. Vithayathil, presidente della Conferenza dei vescovi indiani. Con una proposta ai politici italiani.

Milano (AsiaNews) - Una veglia pubblica di preghiera e digiuno a Milano come gesto di vicinanza ai cristiani dell’Orissa. È l’iniziativa che il Centro di cultura e attività missionaria del Pime di Milano - di fronte alla gravità delle notizie che continuano ad arrivare dall’India - ha indetto per il 5 settembre, giorno in cui si celebra la festa liturgica della beata Madre Teresa di Calcutta. Un gesto per esprimere vicinanza alla Chiesa cattolica indiana, che per domenica 7 settembre ha indetto proprio una giornata di digiuno e preghiera in tutte le diocesi del Paese. La veglia si terrà alle 18 presso la chiesa di San Francesco Saverio, in via Monte Rosa 81 a Milano.

 L’annuncio dell’iniziativa è contenuto in una lettera che padre Gian Paolo Gualzetti, direttore del Centro di cultura e attività missionaria del Pime di Milano, ha inviato in queste ore al presidente della Conferenza episcopale indiana, il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Ankamaly. «In quest’ora di dolore che ha colpito la Chiesa indiana tutta, come cittadini e cattolici italiani intendiamo manifestare, attraverso di Lei, la nostra solidarietà e vicinanza nella preghiera ai cristiani dell’India».

 La veglia di digiuno e preghiera vuole unirsi alle parole di Benedetto XVI che ieri, all’udienza generale in Vaticano, ha pregato per i cristiani dell’Orissa affinché «il Signore li accompagni e sostenga in questo tempo di sofferenza e dia loro la forza di continuare nel servizio d’amore in favore di tutti». Inoltre - nel giorno della festa della beata Madre Teresa di Calcutta - vuole porsi in ascolto della testimonianza luminosa che viene offerta anche in queste ore difficile dalle sue religiose: «È doloroso che le persone che noi serviamo, a cui facciamo del bene, facciano queste cose – ha dichiarato la superiora delle Missionarie della Carità, suor Nirmala Joshi, commentando i fatti dell’Orissa -. Ma dobbiamo perdonare e andare avanti, con gli occhi fissi alla nostra missione».

 L’iniziativa vuole infine essere anche un’occasione per denunciare il silenzio colpevole che finora (con l’eccezione delle testate cattoliche, in particolare missionarie) ha accompagnato il dramma dei cristiani dell’India. Perché quella dell’Orissa è una tragedia annunciata. Nel maggio scorso la nostra rivista Mondo e Missione aveva pubblicato un reportage dal titolo eloquente: «Orissa, i perseguitati di serie B». In quelle pagine si denunciava con dovizia di particolari le sofferenze e le minacce contro i cristiani che continuavano anche mesi dopo i tragici fatti di Natale. E l’arcivescovo di Bhubaneswar Raphael Cheennah raccontava la solitudine del proprio gregge con una frase eloquente: «L’India di oggi è un mercato che fa gola a tutti - spiega -. Ci sono grandi interessi economici, tutti vogliono avere buone relazioni con noi. In una situazione del genere ciò che accade alle minoranze non interessa a nessuno». Venerdì 5 al Pime ci si incontrerà a pregare e digiunare anche per chiedere alla politica italiana gesti che vadano oltre le generiche parole di solidarietà. Ad esempio: dopo le violenze di dicembre il governo locale ha impedito all’arcidiocesi di Bhubaneswar di ricevere aiuti dall’estero per ricostruire case, chiese e scuole bruciate. Chiediamo all’Italia di mobilitarsi perché - dopo la tragedia - non si ripeta anche questa beffa.

 Per informazioni:

Mondo e Missione: 02/43.822.317

mondoemissione @pimemilano.com

Ecco il testo completo della Lettera al card. Vithayathil:

A Sua Eminenza

cardinale Varkey Vithayathil,

arcivescovo maggiore di Ernakulam-Ankamaly

presidente della Conferenza episcopale indiana

 

Eminenza reverendissima

Siamo sconcertati dalle terribili notizie di massacri e devastazioni che hanno colpito nelle ultime settimane varie zone dell’Orissa e visto numerosi cristiani cadere vittime delle violenze.

Siamo colpiti, come cittadini del mondo, dall’ondata di odio che si sta abbattendo contro tante donne e uomini, poveri e inermi, per mano di persone indottrinate da ideologie basate sull’esclusione e sull’intolleranza. Siamo sconvolti dal fatto che episodi di sangue e terrore abbiano luogo in una terra - l’India - che ha dato i natali al padre della non-violenza, il Mahatma Gandhi, verso la cui saggezza e profezia tutto il mondo è debitore.

In modo particolare, siamo profondamente amareggiati nello scoprire che tra le vittime dell’odio ci siano tanti nostri fratelli e sorelle nella fede, che nessun’altra colpa hanno se non quella di credere al Vangelo di Gesù e alla potenza liberatrice del suo messaggio.

Eminenza, in quest’ora di dolore che ha colpito la Chiesa indiana tutta, come cittadini e cattolici italiani intendiamo manifestare, attraverso di Lei, la nostra solidarietà e vicinanza nella preghiera ai cristiani dell’India e ai missionari e missionarie che tra loro hanno lavorato e lavorano. Vogliamo farLe sentire l’affetto di tanti cristiani italiani che in questi giorni hanno seguito col fiato sospeso le dolorose vicende dell’Orissa.

Il nostro pensiero va - in particolare - alle comunità cristiane delle zone colpite. Chiediamo al Signore che sia loro vicino, per sostenere la loro fedeltà al Vangelo anche nell’ora della Croce. Preghiamo perché mai - anche in momenti così difficili, quando si palesa l’ostilità - l’odio o il desiderio di vendetta prendano il sopravvento sulla capacità di perdonare, sulla scia del Maestro. E perché la testimonianza cristiana possa continuare a essere offerta, gratuitamente e liberamente, a ogni uomo e a ogni donna del vostro grande Paese.

Con questi sentimenti - facendo nostro l’invito da Lei rivolto alle comunità locali - il 5 settembre, giorno della festa liturgica della beata Madre Teresa di Calcutta, anche noi ci riuniremo a Milano per un momento pubblico di digiuno e preghiera in solidarietà con i cristiani dell’Orissa.

Come cittadini italiani, inoltre, ci impegniamo a far arrivare ai nostri politici la richiesta di maggiori pressioni sul governo indiano affinché il rispetto della libertà religiosa, proclamato dalla Costituzione indiana, sia realmente garantito in ogni zona del Paese.

Osiamo sperare che l’India - da tempo assurta al ruolo di protagonista sulla scena internazionale ed esempio di democrazia per il mondo intero - trovi in quest’ora dolorosa la forza per riscoprire nella pacifica coesistenza tra fedi e culture diverse, che appartiene al suo patrimonio storico, la ricchezza più preziosa da portare in dote al mondo di oggi.

 

padre GianPaolo Gualzetti

Direttore del Centro di cultura e attività missionaria PIME

- Milano -

 

28 agosto 2008

 

 

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