05/05/2007, 00.00
ASIA
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Il “costo” della discriminazione femminile in Asia

Un recente rapporto Onu rivela che nonostante l’emancipazione politica delle donne e migliori condizioni medico-sanitarie, nella regione Asia-Pacifico persiste una forte discriminazione sessuale, che ha ripercussioni sull’economia con perdite tra i 42 e 50 miliardi di dollari l’anno.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, in Asia rimane forte la discriminazione sociale verso le donne, che oltre a gravi ripercussioni sociali genera anche forti perdite economiche. Lo ha calcolato un rapporto della Economic and Social Commission for Asia and the Pacific (ESCAP), secondo il quale le restrizioni imposte alle donne nel mondo del lavoro “costano” alla regione tra i 42 e i 50 miliardi di dollari l’anno.
 Secondo lo studio di questo organismo delle Nazioni Unite con sede a Bangkok, persistono discriminazioni sessuali nell’istruzione, nel lavoro, mentre cresce la partecipazione politica delle donne.
 La stima delle iscrizioni femminili alla scuola elementare è più bassa di quelle maschili del 26%, mentre le violenze sulle donne continuano in tutta la zona. “In alcuni Paesi - si legge nel rapporto - una donna su 10 muore prima di raggiungere il primo anno di età, mentre una su 50 muore di parto o durante la gravidanza”.
 La regione Asia-Pacifico ha visto, però, anche diverse donne salire i più alti gradini del potere, come in India, Sri Lanka, Indonesia, Bangladesh, Filippine, Pakistan e Nuova Zelanda. Dal 1997 il numero delle donne parlamentari nella zona è aumentato del 50%. Il dato più alto è della Nuova Zelanda, subito seguita da Vietnam, Turkmenistan e Timor Est. I Paesi con la più bassa rappresentanza femminile in parlamento sono la Papua Nuova Guinea, il Bangladesh ed il piccolo Stato di Vanuatu. L’area registra “progressi tangibili” anche in altri settori. L’aspettativa di vita media è salita da 44 anni, come registrato tra il 1950 e il 1955, ai 70 anni del 2000-2005.
Robert Vos, direttore Onu della divisione analisi e progresso politico, spiega però che la regione perde ogni anno tra i 42 e 50 miliardi di dollari a causa delle restrizioni imposte all’accesso delle donne in campo lavorativo. Allo stesso tempo l’Asia-Pacifico spende cifre aggiuntive tra i 16 e i 30 miliardi di dollari per coprire il gap nell’istruzione tra maschi e femmine. “Se la partecipazione femminile al mondo fosse come quella nei Paesi sviluppati – argomenta Vos – i Prodotto interno lordo dell’india crescerebbe di circa 1,8%, con un guadagno di 19 miliardi di dollari”.
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