A Kirkuk, cattolici e musulmani pregano insieme per la pace
di Denis Como SJ
Persone di fede, cultura ed etnia diverse riunite in cattedrale. Mons. Sako sottolinea come la preghiera può realizzare la riconciliazione, cambiare le menti e i cuori e rendere disponibili ad accettare positivamente le differenze.
Kirkuk (AsiaNews) – Una preghiera in comune per la pace e la convivenza ha visto nella cattedrale di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, inni, salmi,suppliche e lettura delle Sacre Scritture presentate da cristiani e musulmani: sunniti e sciiti; arabi, curdi e turcomanni. Le preghiere sono state ascoltate da leader religiosi, capi tribali, responsabili politici e militari, anche due donne musulmane hanno letto preghiere per la pace.
Numerosi gli interventi. “Con la preghiera – ha detto l’arcivescovo Louis Sako – possiamo realizzare la riconciliazione e stabilire la pace; la preghiera cambia i nostri cuori e le nostre menti e ci aiuta ad essere disponibili ad accettare in modo positivo le differenze. Questo incontro alla vigilia del Ramadan è un appello a digiunare, a pregare, ad essere aperti alla conversione ed a lavorare per la pace e la riconciliazione. Con questo speciale cammino spirituale, noi possiamo vincere la violenza e con ciò rinforzare l’armonia e la fraternità”.
Apprezzamento per l’iniziativa cattolica è stato espresso dal sindaco di Kirkuk che ha invitato alla pace e ad una reale convivenza. Un imam sunnita, dal canto suo, ha ricordato che “nell’antico califfato islamico, c’erano numerosi cristiani che collaboravano con i musulmani in vari modi ed oggi abbiamo bisogno di questo. Ringraziamo la Chiesa cattolica per averci riunito”.
Più tardi, un giovane musulmano mi ha detto: “non ero mai stato in una chiesa cattolica. Non sapevo cosa aspettarmi. Non appena il nostro comune proposito si è chiarito – pregare per una pace profonda e durevole per il nostro amato Iraq – un’altra esperienza ha unito tutti noi. I canti del piccolo coro, le parole degli intervenuti, il bell’edificio della chiesa… e la gente seduta fianco a fianco insegnano che una pace sincera e durevole è il solo potente scopo che rende gli estranei capaci di sedere fianco a fianco e pregare”.
Al termine della cerimonia religiosa, ci siamo seduti allo stesso tavolo per un semplice rinfresco, persone che rappresentano gruppi etnici, culturali e linguistici mi hanno detto: “siamo tutte persone che credono nella bontà di Dio, perché non possiamo riunirci a pregare per l’unica cosa che tutti noi vogliamo e della quale sentiamo profondamente il bisogno: la pace la benedizione che questa pace sarebbe per la nostra amata nazione irachena”.
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