02/06/2010, 00.00
INDIA
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Andra Pradesh, sieropositiva incinta cacciata dall’ospedale

di Nirmala Carvalho
Una donna affetta da Hiv viene costretta a partorire per strada. Il card. Gracias ad AsiaNews: “I malati di Aids hanno bisogno di amore, non di discriminazione. Sono come Gesù in mezzo a noi”. Un operatore sanitario denuncia: “Nello Stato, i sieropositivi vengono uccisi”.
Mumbai (AsiaNews) – È veramente “molto triste che una donna sia stata costretta a partorire al di fuori di un ospedale per la discriminazione contro chi è affetto di Hiv. Queste persone hanno bisogno del nostro amore, della nostra compassione e della nostra comprensione; non certo di umiliazione e discriminazione. Tra l’altro, cose come queste dimostrano l’ignoranza di chi le compie: chi è sieropositivo non deve essere ostracizzato, perché con le giuste procedure li si può aiutare”. È il commento rilasciato ad AsiaNews dall’arcivescovo di Mumbai, card. Oswald Gracias, dopo che una donna sieropositiva è stata cacciata da un ospedale e costretta a partorire per strada.
 
Il vergognoso incidente è avvenuto il 30 maggio scorso a Surapet, nel distretto di Nalgonda: una donna di nome Alivelu, moglie di un operaio a giornata del villaggio di Kesaram. Incinta, la donna ha raggiunto l’ospedale governativo di Suryapet, che le ha fatto un esame del sangue. Subito dopo i risultati, che hanno rivelato la sua sieropositività, le è stato detto che il dottore “non era disponibile” e l’hanno allontanata. In strada ha avuto le doglie ed è svenuta: alcune donne del posto l’hanno aiutata a partorire.
 
Il ministro indiano della Sanità D. Nagender si è detto “scioccato dall’accaduto” e ha annunciato un’inchiesta: “Agiremo contro coloro che hanno rifiutato il ricovero”. Nel frattempo Alivelu, che era tornata nel proprio villaggio con il figlio, è stata ammessa in ospedale. Per il card. Gracias, “la Chiesa indiana ha una chiara politica sul virus dell’Hiv. Le nostre strutture sanitarie sanno cosa deve essere fatto riguardo coloro che sono infettati. Il capitolo 15 delle linee guida recita: le istituzioni cristiane devono essere una manifestazione visibile dell’amore e della carità di Dio”.
 
La Chiesa, prosegue il cardinale, “deve dare servizi sanitari ma anche sostegno sociale, psicologico e spirituale a coloro che sono malati di Aids. Abbiamo più di 200 istituzioni che lavorano soltanto per questo tipo di malati, anche alla luce del fatto che – negli ultimi 50 anni – in India sono aumentati moltissimo i malati. La Chiesa rimane l’unico gruppo singolo, dopo il governo, per presenza sanitaria sul territorio. Come ha detto la nostra Beata madre Teresa di Calcutta, una persone con l’Aids è come Gesù in mezzo a noi. Come potremmo dirgli di no?”.
 
James Veliath, che lavora nel campo sanitario, spiega ancora ad AsiaNews: “Quello che è accaduto alla povera Alivelu non è un caso isolato. Cose come questa avvengono quasi ogni giorno, nel nostro Paese. Ma l’Andra Pradesh è uno degli Stati più intolleranti al riguardo: si sono verificati casi di omicidi di persone affette dall’Aids, o persino di donne sposate con un uomo infetto”.
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