10/11/2015, 00.00
SINGAPORE
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Arcivescovo di Singapore: Il compito comune delle fedi è proteggere la terra, fonte di vita

In occasione della festività indù di Deepavali mons. Goh sottolinea come ambiente ed ecologia siano un terreno comune per il dialogo fra le fedi. Egli richiama il legame di “unità” nella natura fra umano e divino e l’uso “sostenibile” delle risorse naturali. E invita a “ripensare” i legami in un’epoca di “individualismo”.

Singapore (AsiaNews) - In un mondo minacciato dalle “forze oscure” rappresentate da “avidità e consumismo”, come si vede dallo sfruttamento senza freni della Madre Terra, il richiamo di Papa Francesco è sempre più attuale e riguarda i fedeli di tutte le religioni. Vi è un compito comune a tutte le fedi, senza distinzioni, che è quello di “proteggere la terra, che è fonte della vita”. È quanto afferma l’arcivescovo di Singapore, mons. William Goh Seng Chye, nel messaggio diffuso in occasione della festa indù per la festa di Diwali (Deepavali), che si celebra oggi 10 novembre nella città-Stato. “Possa la vostra celebrazione riempirsi con la luce dell’amore e dell’armonia - scrive il prelato - mentre vi riunite in famiglia e con gli amici per rinnovare, ripensare e rafforzare legami a rischio in quest’epoca connotata da individualismo”. 

Celebrata da tutti gli indù e conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio", la festa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l'inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l'adorazione a Dio. Quest'anno la essa sarà celebrata da molti indù l’11 novembre, anche se a Singapore la ricorrenza cade oggi.

Nel messaggio ai fedeli l’arcivescovo ricorda che consumismo e avidità minacciano il mondo di oggi, come emerge dall’esproprio indiscriminato di bei e risorse della terra. Un fenomeno ben conosciuto anche a Singapore, dove da settimane i cieli sono oscurati da nebbie e smog provenienti dalla vicina Indonesia e causati da industriali senza scrupoli. 

Questa incuria verso l’ecologia e l’ambiente, avverte mons. Goh, si ripete “in tutto il mondo” ed è proprio questa “crisi ambientale e umana” che papa Francesco aveva in mente “quando ha promulgato la sua enciclica Laudato Sì”. In essa il pontefice, aggiunge, ha sottolineato la necessità di curare i beni del creato “esercitando cura responsabile e coltivando le ‘virtù ecologiche’ che assicureranno un uso sostenibile delle risorse naturali”. 

“A prescindere dal credo religioso - prosegue l’arcivescovo di Singapore - condividiamo il compito comune di proteggere la terra, che è fonte di tutta la vita”. E a quanti celebrano la festa di Deepavali ricorda il legame di “unità” nella natura dell’umano e del divino. Un aspetto che richiama la creazione nella tradizione cristiana, che è “il dono di Dio all’umanità”. 

La cura dell’ambiente, avverte mons. Goh, implica molto più che piantare alberi, riciclare gli scarti, ridurre l’uso di impianti di condizionamento e le emissioni di idrocarburi. Essa prevede la responsabilità di “preservare l’armonia, con il creato e con la gente”. “Solo quanto siamo uniti in una visione e in una missione comune - conclude - possiamo trionfare sulle tenebre del male di questo mondo”. 

A Singapore i cattolici sono oltre 200mila, pari al 5% circa del totale della popolazione; fra le religioni, la più diffusa è il buddismo col 43%; seguono i cristiani col 18% del totale, islam 15%, induismo e taoismo 11 e 5%. La Chiesa locale vive una fase di crescita e dinamismo, che ha portato all’apertura di un seminario teologico, definito una vera e propria “pietra miliare” per la comunità locale, e di un centro Caritas per poveri e malati. 

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