29/08/2011, 00.00
SIRIA
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Assad, libertà "condizionata" per i media

di JPG
Al varo una nuova legge che sancisce la libertà di informazione. Non ancora chiare le modalità di lavoro per i giornalisti stranieri e le autorizzazioni a creare nuovi media. Possibili multe fino a 21mila dollari Usa per “diffamazione”. Critiche a Damasco anche da Russia e Iran.
Damasco (AsiaNews) –il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha promulgato, il 28 agosto, una legge dell'informazione che, secondo l'espressione di un collega di Damasco, concede ai professionisti dei media una libertà "condizionale". Una delle sue novità è che i giornalisti non potranno più essere imprigionati senza una decisione giudiziaria. Intanto, in diversi punti del Paese continuano scontri tra forze dell'ordine ed oppositori, mentre crescono le critiche al regime anche da Cina, Russia e perfino Iran.

La legge, preparata dal mese di maggio da una commissione "ad hoc" creata dal ministero dell'Informazione, è stata approvata dal Consiglio dei Ministri senza intervento dell'Assemblea del Popolo (parlamento unicamerale), come succede per tutte le riforme decise in questi mesi. Essa attende di essere pubblicata nella "Gazzetta ufficiale" e sarà in vigore dal prossimo mese.

Le norme d'applicazione di questa legge saranno adottate dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Informazione, e dopo aver sentito il Consiglio nazionale dell'informazione, un organismo creato dalla nuova legge, composto di nove membri ancora da nominare. Tra l'altro, dovranno essere considerate le modalità e condizioni di lavoro dei professionisti di media stranieri ed internazionali, come pure quelle riguardanti le autorizzazioni a creare media privati (giornali, agenzie stampa, radio, televisioni). Occorre ricordare che fin dall'inizio delle rivolte in Siria, tutti i giornalisti stranieri sono stati espulsi dal Paese.

In attesa della pubblicazione del testo completo, l'agenzia stampa statale Sana (Syrian Arab News Agency) ne ha pubblicato un ampio riassunto.

I principi che la legge proclama sono l'indipendenza e la libertà dei media, nell'ambito della costituzione e delle leggi del Paese; la libertà d'espressione com'è riconosciuta dalle convenzioni internazionali; il diritto dei cittadini all'informazione sugli affari pubblici; il rispetto dei "valori nazionali e panarabi della società siriana, degli interessi del popolo e dell'identità nazionale".

I giornalisti dovranno essere "responsabili" nel loro esercizio di libertà d'espressione, avranno il diritto di accesso alle fonti di informazione, ma dovranno impegnarsi nella veracità e l'esattezza delle informazioni da loro pubblicate, rispettando la vita privata, la dignità ed i diritti delle persone. Avranno pure il diritto di non rivelare le loro fonti, se non per decisione di un tribunale ed in questo caso a porte chiuse. I loro diritti includono anche quello di assistere a tutte le riunioni pubbliche, di pubblicare analisi e commenti sui fatti. Ogni attacco contro un giornalista nell'esercizio della sua professione sarà considerato come un attacco contro un funzionario dello Stato.

Le istituzioni pubbliche hanno il dovere di fornire le informazioni richieste dai giornalisti verbalmente o per iscritto. Ma il Consiglio dei ministri potrà decidere se un’informazione o un’altra potrà essere rivelato dalle istituzioni pubbliche.

In ogni caso, è vietata la pubblicazione di notizie o commenti che portano danno a "l'unità e la sicurezza nazionali", che "offendono le religioni", che incitano all'odio confessionale, alla violenza, al terrorismo ed al razzismo, che "offendono i simboli dello Stato", e tutto ciò che è vietato dal codice penale, dalle leggi in vigore e dalle decisioni dei tribunali. Per quel che riguarda le Forze armate, potranno essere pubblicate soltanto le notizie autorizzate dal comando.

Il presidente dell'Unione siriana di giornalisti, Elias Murad, ha segnalato all'Afp un particolare della legge non inserito nel riassunto della Sana: i giornalisti possono essere condannati ad una multa di fino a 21 mila dollari Usa per "diffamazione".

Cresce intanto il mare di critiche internazionali contro Damasco. Ieri dopo la riunione dei ministri arabi degli Esteri (assente quello siriano), tenutasi il giorno prima al Cairo, il governo siriano ha protestato contro il comunicato pubblicato dalla Lega Araba sugli avvenimenti in Libia ed in Siria, che afferma "l'importanza di fermare lo spargimento di sangue e di ricorrere alla ragione prima che sia troppo tardi". La Lega ha annunciato di aver incaricato il suo segretario generale, Nabil El-Arabi, di andare a Damasco per una mediazione, ma finora la Siria non ha accettato la proposta.

Anche amici del regime siriano cominciano a preoccuparsi. La Russia, che insieme alla Cina oppone il suo veto ad ogni risoluzione del Consiglio di Sicurezza per sanzioni contro la Siria, ha proposto un'altra risoluzione che invita il regime di Damasco a realizzare con urgenza le riforme annunciate.

In Turchia, il presidente Abdullah Gul ha dichiarato all'agenzia Anatolia: "Abbiamo perso la nostra fiducia nel regime siriano"; ed il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, ha detto ad una televisione privata che la Turchia, tra il governo siriano ed il popolo siriano, sceglie il popolo.

Perfino Mahmud Ahmadinejad, il presidente dell'Iran, principale alleato del regime siriano, parlando quattro giorni fa alla televisione libanese Al-Manar (organo dello Hezbollah), ha detto che il governo di Damasco dovrebbe ascoltare le "legittime domande" del popolo, che ha diritto "alla libertà ed alla giustizia". Ahmadinejad ha aggiunto però che ogni cambiamento di regime politico a Damasco sarebbe un pericolo per tutto il Medio Oriente.
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