06/03/2013, 00.00
IRAQ
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Baghdad accoglie il neo Patriarca Sako. L’appello ai fedeli: “Non abbiate paura!”

La cattedrale di San Giuseppe ha ospitato la cerimonia di intronizzazione di Sua Beatitudine Mar Louis Raphael I. Egli ringrazia il predecessore e rinnova il proposito di collaborare con i musulmani. Il premier al Maliki sottolinea l’importanza della comunità cristiana e invita i fedeli a “non emigrare”.

Baghdad (AsiaNews) - "Non abbiate paura!" di affrontare e superare "un periodo difficile", perché le sofferenze, le tribolazioni, il sangue versato dai martiri possono "incorporarci al mistero di Cristo" e "aiutarci a riconoscere la presenza di Dio fra noi". È quanto ha sottolineato Mar Louis Raphael I Sako, nella messa di intronizzazione che si è celebrata oggi, nella cattedrale di San Giuseppe a Baghdad, e che ha segnato l'inizio del nuovo patriarcato nella Chiesa caldea irakena. All'evento hanno partecipato personalità di primo piano cristiane e musulmane, leader politici e civili oltre che migliaia di fedeli. Oltre ai molti Patriarchi delle Chiese d'Oriente e al Nunzio apostolico in Giordania e Iraq, mons. Giorgio Lingua, alla funzione - celebrata fra imponenti misure di sicurezza - era presente pure il premier Nouri al Maliki e il presidente del Parlamento Osama al-Nujaifi. Il Primo Ministro ha ricordato l'importanza dei cristiani per il Paese e rinnovato l'appello a "non emigrare", anche se "siamo tristi di assistere alla loro partenza per le minacce di gruppi di depravati".

Mar Louis Raphael I Sako è stato nominato Patriarca della Chiesa caldea irakena il 31 gennaio scorso, in sostituzione del card. Emmanuel Delly III, dimissionario per raggiunti limiti di età. Al "mini Conclave" caldeo, iniziato il 28 gennaio a Roma, hanno preso parte 15 vescovi, di cui sette provenienti dall'Iraq, due dall'Iran, due dagli Usa, e uno rispettivamente da Libano, Siria, Australia e Canada. Nato il 4 luglio del 1948 a Zakho, nel nord dell'Iraq, Mar Louis Raphael I Sako è stato ordinato sacerdote il 1 giugno del 1974. A lungo arcivescovo di Kirkuk, egli ha più volte denunciato l'esodo dei cristiani dal Paese e lanciato appelli per garantire loro un futuro di pace. Per questo impegno nel 2008 egli ha ricevuto il premio Defensor Fidei e, due anni più tardi, il riconoscimento internazionale Pax Christi.

Nel suo discorso di ingresso, il Patriarca Sako è tornato alle origini ricordando gli anni trascorsi a Kirkuk "città del fuoco eterno", cui segue oggi il ritorno "a Baghdad, la città della pace". Nel ringraziare il suo predecessore, il Patriarca Delly, "che ha servito la Chiesa caldea in un periodo difficile e che ha voluto rimanere in Iraq", egli ha parlato degli "ultimi anni pieni di pericoli, e la paura della morte che incombe ancora sul nostro popolo". Sua Beatitudine lancia un appello: "Basta sangue e distruzione!", perché "la vera grandezza sta nel servire, sacrificare e seminare ciò che è buono e onorevole".

Difficoltà, violenze e persecuzioni non devono però diventare un incentivo alla fuga di una popolazione che, dalla caduta di Saddam Hussein nel marzo 2003, è più che dimezzata. Per questo nel corso dell'omelia, il Patriarca ha lanciato più volte ai fedeli il monito: "Non abbiate paura!", esclamato da Gesù "prima e dopo la sua resurrezione". Le sofferenze, le tribolazioni, il sangue versato dai martiri - ha aggiunto - possono "incorporarci al mistero di Cristo, aiutarci a riconoscere la presenza di Dio fra noi". Di qui, l'esigenza di "autenticità legata al rinnovamento", che toccherà "la nostra liturgia e i nostri modi di insegnamento" secondo "lo spirito del Concilio Vaticano II e l'Esortazione Apostolica 'Ecclesia in Medio Oriente', perché i fedeli possano capire, partecipare e avvicinarsi di più a Cristo e alla Chiesa".

Le parole di Mar Louis Raphael I Sako hanno anche toccato il tema dell'esodo dei cristiani dall'Iraq e i rapporti con la maggioranza musulmana. Sua Beatitudine non nega i problemi inerenti "la sicurezza e la libertà", ma "non incoraggio nessuno a lasciare il Paese". Al contrario, egli chiede di "restare e continuare il percorso, perché è un'esigenza di fede e di patria". Per far questo è necessario "lavorare con tutti nella Chiesa caldea", soprattutto "con i miei confratelli vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli, uomini e donne, per il bene della Chiesa e della gente".

"Con i nostri fratelli musulmani - conclude il Patriarca caldeo - che Dio ama, come ama noi stessi, approfondiremo i punti di vicinanza, pur rispettando gli elementi di differenza. È la volontà di Dio che ci ha creati diversi", ma su questa diversità bisogna lavorare per creare punti di incontro e comunione. Perché, come ha sottolineato Benedetto XVI nel primo incontro col neo Patriarca, la Chiesa irakena deve continuare a essere "ponte" per l'incontro fra cristiani e musulmani.(DS)

 

 

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