14/01/2021, 10.30
LIBANO
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Beirut, lockdown duro per frenare l’escalation di casi Covid

di Fady Noun

Rispetto ai sette giorni precedenti si è registrato un picco di oltre il 70% nei contagi. Per gli esperti è da attribuire al clima rilassato delle feste natalizie e di fine anno. Chiusure e divieti fino al 25 gennaio, in attesa della campagna di vaccinazione. Presi d’assalto supermercati e farmacie. Dubbi sul rispetto delle disposizioni, soprattutto nelle aree più povere.

Beirut (AsiaNews) - Travolto dalla crescita esponenziale della curva dei contagi da Covid-19, il Libano entra oggi in un nuovo lockdown generale in vigore dal 14 gennaio fino al 25 gennaio. Ad eccezione di alcune categorie professionali che saranno esentate, sarà infatti necessario disporre di una autorizzazione per poter circolare, sia che si debba andare a comprare del pane, come per portare a passeggio il cane, per recarsi in farmacia o accogliere un viaggiatore. Infatti, a causa di un allentamento nelle restrizioni durante le festività natalizie e di fine anno, il numero dei contagi giornalieri è passato da una media di 1500 a oltre 4500 in pochi giorni. Secondo le stime fornite dall’Agence France-Presse (Afp), si è assistito a un aumento dei casi del 70% rispetto ai sette giorni precedenti e il Paese è nel novero degli Stati in cui la pandemia si diffonde con maggiore rapidità dopo Portogallo (+73%), Nigeria (+77%) e Irlanda (+190%).

Escluso dal blocco generale l’aeroporto internazionale Rafic Hariri. Tuttavia, la compagnia di bandiera Middle East Airlines (Mea) ha diffuso ieri una lista di condizioni che tutti i passeggeri devono soddisfare per essere autorizzati ad entrare in Libano in questo periodo. Inoltre, il flusso di viaggiatori sarà ridotto fino al 20% rispetto alla media che si registrava in condizioni di normalità.

Alla vigilia della chiusura generale del Paese, il bilancio delle vittime del Covid-19 ha continuato ad aumentare con una trentina di decessi quotidiane negli ospedali, senza contare le “morti silenziose” nelle abitazioni private. 

Con la crescita di persone infette, era sembrato chiaro a tutti che questo ritmo andasse rallentato per consentire a ospedali, operatori sanitari e medici di reggere l’onda d’urto. E ai pazienti che si presentavano di volta in volta nelle terapie intensive - oltre quaranta in uno dei principali ospedali della capitale - di ricevere per tempo il trattamento salvavita.

Di fronte alla preoccupante proliferazione di casi e alla prospettiva del blocco generale, la popolazione si è lanciata in questi ultimi giorni in una vera e propria corsa all’acquisto, prendendo d’assalto e svuotando gli scaffali di supermercati e di farmacie. Questi acquisti si sono estesi anche ai respiratori per ossigeno, ormai introvabili sul mercato, dato che la loro disponibilità è fondamentale per le persone infette che devono essere curate nel proprio domicilio. 

In un contesto dalle tinte fosche, ecco emergere un raggio di luce e speranza: la Camera dei deputati si riunisce domani, venerdì 15 gennaio, per votare una legge che spiana la strada all’importazione di vaccini anti-Covid e garantisce l’immunità ai laboratori chiamati a somministrarli, in caso di effetti collaterali legati alla loro inoculazione.

La campagna di vaccinazione, prevista in fasi trimestrali, dovrebbe partire a metà febbraio con 2,1 milioni di dosi del vaccino Pfizer. Il presidente dell’Ordine dei medici, da parte sua, sollecita le autorità perché approvino in modo rapido l’importazione di vaccini per quanti operano nel settore privato. Sempre ieri, egli ha inoltre reso omaggio alla professione medica, nello stesso giorno in cui il ministro della Sanità Hamad Hassan si è messo in quarantena in seguito al contagio di tre membri de suo gabinetto.

Questa chiusura darà i suoi frutti? Tutto dipenderà dalla serietà e dal rigore con cui verrà imposta, tenendo conto anche dell’esistenza di sacche di povertà in cui la sicurezza alimentare vanta la precedenza rispetto al rischio sanitario. Il peso della pandemia si è infatti andato sovrapponendo alle due crisi preesistenti: la caduta libera della moneta nazionale, che ha fatto piombare oltre la metà della popolazione sotto la soglia della povertà, e le conseguenze della devastante doppia esplosione del 4 agosto scorso al porto di Beirut. 

In ogni caso, le Chiese cattoliche del Libano, pur senza annunciarlo in modo esplicito, saranno d’accordo con il parere del Vaticano secondo cui i cristiani abbiano “il dovere morale” di farsi vaccinare. Lo ha confermato ad AsiaNews una fonte ecclesiastica autorizzata a parlare con la stampa, secondo cui è con questo spirito che il patriarca e i vescovi maroniti si preparano all’arrivo dei vaccini in Libano, previsto per il mese di febbraio. 

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