14/09/2006, 00.00
CINA
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Brilla sempre meno la stella di Shanghai

Molte città la superano per aumento della produzione, del Pil e degli investimenti. Non risolte le carenze energetiche. Esperti: occorre la libera circolazione delle informazioni e rivedere un modello di sviluppo che non tutela la forza lavoro e non considera l'ambiente.

Shanghai (AsiaNews/Scmp) – Rallenta la crescita economica di Shanghai, superata come Prodotto interno lordo (Pil) da altre città cinesi e sempre molto dietro a Hong Kong, ma anche a Pechino, come centro finanziario. In crisi appare lo stesso modello di sviluppo della megalopoli, cui 16 anni fa l'allora presidente Deng Xiaoping ha pronosticato di diventare il primo centro finanziario asiatico.

La città non è tra le 10 aree di maggior crescita attuale e nei primi sei mesi del 2006 gli investimenti fissi sono cresciuti del 9,5% rispetto al 2005, contro un aumento del 31,3% nelle zone di maggior sviluppo. Nello stesso periodo del 2005  a Shanghai la crescita era stata del 15,1%. Sempre nei primi sei mesi, il Pil è stato di 478,193 miliardi di yuan con un aumento (+12,6%) molto inferiore alle maggiori economie provinciali: Guangdong ha avuto un Pil di 1,14 trilioni di yuan (+14,4%), Shandong di 1,02 trilioni (+15,3%) e Jiangsu di 987,12 miliardi (+15,4%). La gran parte delle altre province della costa ha avuto una crescita economica tra il 13 e il 15%.

Guo Zhanheng, vice direttore del Centro ricerche politiche del governo della popolazione per la provincia di Zhejiang, osserva che "la città non è ancora diventata un centro finanziario internazionale e ha anche perso la sua posizione di leader nelle manifatture".

Gli esperti osservano che l'aumento del costo del lavoro e degli immobili e le carenze di energia l'hanno resa meno competitiva, per gli investimenti, rispetto a realtà emergenti come le vicine Suzhou e Hangzhou. Anche lo sviluppo dei servizi è rallentato, con una crescita nel settore terziario di solo l'11,7% nei primi 6 mesi del 2006, inferiore all'aumento del Pil. Fino agli anni '80, Shanghai è stato il principale centro produttivo industriale. Ma ora, osserva Guo, "la città produce pochi articoli di marca e non è più guida di molte province, come le vicine Zhejiang e Jiangsu".

Comunque Shanghai non ha mai raggiunto le dimensioni di una centro finanziario internazionale, caratterizzato dalla concentrazione di istituzioni finanziarie, banche e  grandi imprese e con scambi commerciali in grado di influenzare l'economia regionale. Anche se qui hanno sede 144 ditte multinazionali (più di ogni altra città cinese), siamo lontani dalle 7 mila di Hong Kong.

A Pechino hanno sede quasi tutte le principali banche, società assicuratrici e istituzioni finanziarie del Paese e circa 300 ditte leader vi tengono almeno una rappresentanza, con un volume di affari che comprende il 90% dei crediti nazionali, il 60% delle attività bancarie e il 65% di quelle assicurative. Nel 2005 nella Capitale ci sono state attività bancarie e finanziarie per 14,1 trilioni di yuan pari al 44% dei 32 trilioni dell'intera Nazione; a Shanghai sono state di 3,2 trilioni, il 10% nazionale.

Peraltro gli esperti osservano che il controllo statale impedisce una libera circolazione delle informazioni, essenziale per il buon funzionamento del mercato e grave ostacolo a che Shanghai (ma anche Pechino) possano diventare centri finanziari di rilievo mondiale.

Anche la borsa valori cittadina ha avuto anni di crisi, rispetto ai valori della fine del secolo.

Le difficoltà della città sono ritenute specchio della crisi del modello di sviluppo nazionale, per anni fondato su un incremento della produzione senza attenzione alle esigenze energetiche e strutturali, né a tutelare fattori della produzione come la forza lavoro. La sola crescita economica, avvenuta a danno di ambiente, qualità della vita cittadina, organizzazione dei servizi e delle fonti energetiche, ha reso poi l'ulteriore sviluppo sempre meno rapido e più costoso in termini monetari e umani.

Zhou Zhenhua, vice direttore del Centro governativo ricerche e sviluppo della municipalità di Shanghai, osserva che l'attuale leadership cinese "mira a uno sviluppo bilanciato tra tutte le regioni, piuttosto che a privilegiare lo sviluppo di alcune regioni costiere come è stato fatto negli anni '80 e '90", anche per impulso dell'allora presidente Jiang Zemin e del premier Zhu Rongji, entrambi esponenti dei centri di potere di Shanghai. (PB)

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