13/08/2020, 15.22
THAILANDIA
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Cadono le accuse contro il ricco Vorayuth. Aveva ucciso un poliziotto guidando la Ferrari

L’erede della compagnia “Red Bull” (la bevanda energetica), era sotto influsso di droga e alcool e guidava una Ferrari a 177 km/h. Sospetti di pagamento di testimoni. Dopo anni, la polizia ritira tutte le accuse. La critica all’ingiustizia fra i giovani del movimento democratico.

Bangkok (AsiaNews) - Vorayuth Yoovidhya, ricco erede dei proprietari della “Red Bull”, la bevanda energetica, è al centro di una grande polemica. Nel 2012 egli aveva ucciso un poliziotto, guidando la sua Ferrari per le strade notturne della capitale thai. Poche settimane fa, la polizia thai ha deciso di cancellare ogni accusa a suo carico, nell’impossibilità di portarlo davanti alla giustizia.

La notte del 3 settembre 2012, Vorayuth guidava in stato di ebbrezza e sotto effetto della cocaina. Un poliziotto - che ha analizzato l’impatto della Ferrari sul corpo della vittima, Wichian Klanprasert, trascinato per decine di metri – ha stabilito che l’auto andava a 177 km/h.

Vorayuth è stato accusato di omicidio, di non essersi fermato a dare soccorso, di eccesso di velocità e di tentativo di fuga: dal 2017, infatti, quando viene ufficialmente accusato, egli scompare (probabilmente) a Londra. Intanto in patria, si viene a conoscere che egli ha dato centinaia di migliaia di dollari al fratello della vittima; e si vengono a scoprire all’ultimo momento due testimoni i quali affermano che il poliziotto ucciso – che guidava una moto – aveva fatto una manovra imprevedibile riducendo la responsabilità di Vorayuth. In più essi hanno detto che la Ferrari andava forse solo a 80 all’ora.

Vorayuth non si è mai presentato alle udienze o agli interrogatori. La decisione della polizia di far cadere tutte le accuse, è stata confermata lo scorso 11 agosto anche dal vice-ministro della giustizia Nate Naksuk. Ma ora il “Red Bull” è divenuto l’immagine dell’ingiustizia. Nei giorni scorsi, alle manifestazioni dei giovani che chiedono democrazia e giustizia, è stato esposto anche la sagoma di un “toro rosso”.

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