01/02/2010, 00.00
LIBANO
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Card. Kasper, alla riscoperta della nostra unità con gli ortodossi d’Oriente

di Fady Noun
In visita di lavoro in Libano, il presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani sintetizza così il cammino ecumenico in corso con le Chiese ortodosse del Medio Oriente. La ricerca della pace e della giustizia per la regione, il terrorismo, l’emigrazione sono alcune delle sfide che attendono le Chiese e che saranno esaminate nel corso del Sinodo del prossimo ottobre.
Beirut (AsiaNews) – “Stiamo riscoprendo la nostra unità”: l’affermazione del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani sintetizza lo stato d’animo del dialogo tra le due Chiese. Il porporato è in visita di lavoro in Libano, per presiedere la settima riunione della Commissione internazionale congiunta per il dialogo tra la Chiesa catolica e le Chiese ortodosse orientali, che si è tenuta nella sede del Katolikosato della Casa di Cilicia, ad Antelias.
 
La Commissione è copresieduta da Anba Bishoï, vescovo di Damiette e segretario generale del sinodo della Chiesa copta ortodossa, riunisce anche rappresentanti delle Chiese siroortodossa (siriaca), etiopica, eritrea, armena e indiana (Malkarese). Dal 2004 si riuniscono annualmente.
 
Le divisioni tra la Chiesa cattolica e questa famiglia di Chiese ortodosse risale al V secolo, più esattamente a dopo il concilio di Calcedonia (451) che definì la “doppia natura” di Cristo, “vero Dio e vero uomo, senza confusione, né divisione”.
 
Dopo un millennio e mezzo, la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali si sono rese conto che la disputa era sorta a motivo di differenze terminologiche e culturali, quando, di fatto, si esprimeva la stessa fede in Cristo. “Per ciò che riguarda la natura di Cristo, Nostro Signore - ha affermato Anba Bishoï – le nostre Chiese credono nella permanenza della natura divina e della natura umana, unite in una stessa natura incarnata, questa unine essendo senza confusione, né commistione, senza cambiamento e senza separazione, così come l’anima è unita al corpo nella natura umana fatta di due nature, senza che il corpo divenga spirito, né la spirito corpo, i due costituendo l’unica natura umana”.
 
Questa costatazione, nata da un dialogo ecumenico condotto negli ultimi 40 anni tra i papi e i capi delle Chiese ortodosse orientali e sotto l’impulso della semi-ufficiale fondazione “Pro Oriente” di Vienna, ha portato la Chiesa cattolica a firmare tre dichiarazioni cristologiche con la Chiesa copta ortodossa, nel 1973, con la Chiesa siriana nell’anno successivo e una, nel 1983, con la Chiesa malankarese, che è una Chiesa siriana ortodossa in India, La prima dichiarazione fu firmata da Paolo VI e papa Shenuda III, la seconda da Giovanni Paolo II e il patriarca Ignace Zakka I Iwas.
 
Con il titolo generale “Natura, costituzione e missione della Chiesa”, il dialogo in corso porta sul modo di comprendere la Chiesa - l’ecclesiologia - e i sacramenti. Attraverso questo dialogo, le Chiese tentano di ritrovare i legami che esistevano nei primi cinque secoli della storia del cristianesimo, il ruolo che vi svolgeva a Chiesa di Roma e il modo nel quale furono accolti i primi tre concili ecumenici. Secondo padre Paul Rouhana, docente di teologia all’università dello Spirito Santo dell’Ordine dei monaci libanesi,, “si tratta semplicemente di imparare a essere cristiani insieme, dopo i secoli di separazione”.
 
“Il progresso che facciamo verso l’unità visibile - ha sostenuto il card. Kasper – avrà un impatto considerevole sulla vita dei nostri fedeli e sulla maniera nella quale le nostre Chiese affrontano le sfide del nostro tempo”. Queste sfide sono conosciute da tutti: la ricerca della pace e della giustizia per il Medio Oriente, il terrorismo, l’emigrazione sono alcuni titoli dei diversi capitoli.
 
Sono temi che saranno sollevati nell’ottobre prossimo a Roma, nel corso dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata al Medio Oriente. Una riunione nella quale i delegati fraterni della Chiese ortodosse orientali siederanno a fianco dei loro confratelli delle Chiese cattoliche orientali e godranno del diritto di parola. Come dice ancora il card. Kasper, “Ciò che accade in Oriente è importante non solo per le Chiese che vivono nel Medio Oriente”.
 
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