14/02/2023, 10.54
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Preghiera per Turchia e Siria apre il Sinodo delle Chiese del Medio oriente

di Fady Noun

L’incontro in programma dal 13 al 18 febbraio nei pressi del santuario di Nostra Signora del Libano. Il patriarca maronita ha presieduto la commemorazione per le vittime del terremoto e per gli sfollati. L’assemblea formata da 120 personalità da tutta la regione, di cui un terzo laici, è suddivisa in 11 gruppi di lavoro inter-ecclesiali.

Beirut (AsiaNews) - “In Oriente saremo cristiani solo stando assieme, altrimenti non ci saremo più”. È con questo appello profetico a una “azione comune” di tipo sinodale, lanciata per la prima volta nel 1992 dalle Chiese orientali, che p. Khalil Alwan, il moderatore, ha aperto ieri i lavori della fase regionale del sinodo sulla sinodalità, in programma dal 13 al 18 febbraio. 

L’incontro è fondato sulla teologia del “sensus fidei”, questo istinto spirituale che permette ai fedeli di riconoscere - in mezzo a un brusio di opinioni diverse - la voce del Buon Pastore, e sul tema generale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. I lavori di questa sessione si svolgono al centro congressi di Bethania, un luogo situato nei pressi del santuario di Nostra Signora del Libano, ad Harissa. All’evento partecipano le sette Chiese cattoliche orientali: copta, siriaca, maronita, melkita, caldea, armena e latina, che in se stesse rappresentano e formano un “continente”. Venuti ad ascoltare ”ciò che dice loro lo spirito vuol dire alle Chiese”, i membri di questa assemblea formata da 120 persone rappresentano - oltre alle loro comunità - anche Terra Santa, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Iraq, Armenia e i Paesi del Golfo. E un terzo di questi rappresentanti sono laici. 

Presieduta dal patriarca maronita, il card. Beshara Raï, la seduta di ieri è iniziata con una preghiera rivolta alle decine di migliaia di morti e gli sfollati dal sisma che ha colpito il 6 febbraio scorso la Turchia e la Siria. Dando il benvenuto all’assemblea dei partecipanti, il capo della Chiesa maronita ha avvertito di un approccio puramente intellettuale ai temi dell’incontro. La consultazione sulla comunicazione e il processo decisionale all’interno della Chiesa si tiene alla presenza dei cardinali Mario Grech, segretario generale dell’assemblea del sinodo e Jean-Claude Hollerich, suo relatore generale, che sono intervenuti durante il corso della giornata. 

In occasione dell’apertura della sessione, il card. Grech ha inquadrato i lavori ricordando che il tema è già ben definito e “conformarsi a esso significa mostrare rispetto per la Chiesa e per coloro che si sono dedicati all’approfondimento di questi temi”. La premessa si basa proprio sul fatto che la sinodalità è un punto fermo dell’azione di papa Francesco, pur sapendo che durante i lavori potranno emergere questioni diverse dalle varie assemblee nazionali e continentali e che alcuni di questi temi possono essere “un elemento di divisione”. 

Tuttavia, questo richiamo all’ordine con tutta probabilità non riguarda l’Oriente cristiano. Del resto è chiaro che la partecipazione delle storiche Chiese orientali a questa consultazione, la cui assemblea finale si aprirà nell’ottobre 2023 a Roma, produrrà un documento molto diverso da quello che emergerà a conclusione dei lavori del continente europeo. 

Un sondaggio rapido fra i partecipanti definisce già una prima idea dei temi che potrebbero figurare al centro del dibattito: istituzione di una Chiesa di prossimità; solidarietà di fronte alle persecuzioni e all’intolleranza religiosa; purificazione della memoria della guerra; semplificazione dei rapporti tra fedeli e clero; collaborazione tra le Chiese presenti nello stesso territorio; cooperazione e rafforzamento del lavoro di gruppo all’interno delle Chiese; trasparenza della vita; lotta contro l’indifferenza, le rivalità e le gelosie, ecc.

Sull’altro fronte, il card. Grech si è fatto forza di sottolineare - nel messaggio di apertura - che le Chiese ortodosse hanno mantenuto “antiche forme sinodali, pur senza integrare il primato di Roma” e che “certe Chiese e comunità riformate hanno sviluppato” anch’esse forme “di sinodalità fra il popolo di Dio, a discapito della funzione propria dei pastori”. Il porporato ha proseguito aggiungendo che la Chiesa universale “nel rispetto della Tradizione” potrebbe trarne ispirazione per sviluppare nuovi modelli di sinodalità, collegialità e primato, “pur restando fedeli alle funzioni proprie del popolo di Dio, del collegio dei vescovi e del vescovo di Roma”. “Siamo tutti studenti” ha commentato il card. Grech, interrogato su questo argomento da AsiaNews. “È un grande errore - ha aggiungo - fingere di sapere tutto”.

Dopo la sessione inaugurale è iniziata la consultazione sinodale vera e propria, che si svolge a porte chiuse. I membri dell’assemblea sono stati divisi in 11 gruppi internazionali e inter-ecclesiali e hanno avviato le fasi di scambio personale e il confronto seguendo precise “domande di avvio” dei lavori, secondo una dinamica “ignaziana”. Un processo segnato dall’ascolto reciproco, dal dialogo e dal discernimento, che deve permettere l’emergere e il manifestarsi in modo capillare delle priorità pastorali, dalla base alla cima. Nella speranza, espressa ieri da tutta la gerarchia, che non si tratti solo e ancora una volta solo di “belle parole” che non sono poi seguite da effetti concreti. 

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