22/06/2011, 00.00
INDIA
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Chhattisgarh, attivista cristiano: l’attacco contro i fedeli di Gurur atto “riprovevole”

di Nirmala Carvalho
Per Sajan K George gli abusi contro la “pacifica” comunità protestante violano la libertà religiosa e le leggi di un’India “laica”. Il presidente di Gcic contro la legge statale che permette “arresti arbitrari” dei cristiani. Il 19 giugno 40 estremisti hanno attaccato la Grace Church minacciando il pastore. Intimidazioni nel vicino Madhya Pradesh.
Delhi (AsiaNews) – L’attacco dei fondamentalisti indù contro la pacifica comunità cristiana di Gurur è un atto “riprovevole”, che sarà trattato in base alle “norme vigenti nella laica India”. È quanto afferma ad AsiaNews Sajan K George, presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), all’indomani delle violenze subite da un piccolo gruppo protestante nello Stato del Chhattisgarh. Intanto nel vicino Madhya Pradesh, i cristiani denunciano l’aperta ostilità e l’incitamento alla violenza contro la minoranza religiosa da parte del presidente della locale sezione del Bjp (Bharatiya Janatha Party), il partito ultranazionalista indù.

Lo scorso 19 giugno verso le 11.45 del mattino un gruppo formato da 40 estremisti indù del Baljrang Dal, ala giovanile del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), ha attaccato i fedeli della Grace Church, piccola comunità protestante di Gurur, città del distretto di Durg, nello Stato del Chhattisgarh, India centrale. Durante il raid, i fondamentalisti, guidati da Narayana Teke, hanno devastato il luogo di culto cristiano e minacciato il pastore Mohan Thomas. La comunità locale è formata da una trentina di fedeli, da due mesi organizza preghiere la domenica fra le 9 e mezzogiorno e non ha mai creato problemi di ordine pubblico.

Gli estremisti hanno rubato foto e intimato ai cristiani di lasciare subito la città. Il pastore ha denunciato l’episodio agli attivisti cristiani di Gcic, i quali hanno garantito il loro sostegno e condannato l’attacco contro una pacifica comunità di fedeli . Sajan K George ricorda che quanti si riuniscono nelle case di preghiera e nelle chiese pentecostali indipendenti vivono “con una spada di Damocle che pende sulle loro teste”, perché rischiano “di essere arbitrariamente arrestati in base alla Legge sulla libertà religiosa del Chhattisgarh del 1968”.

Egli ricorda che il Chhattisgarh “è uno dei cinque Stati in cui vige la legge anti-conversione”, che si è trasformato nel tempo in un pretesto per “arrestare e mettere in galera cristiani” innocenti “con prove montate ad arte”. Attraverso “paura e intimidazioni” i nazionalisti del Bjp sono al potere nello Stato dal 2003 e compiono abusi e vessazioni. La congregazione della Grace Church, aggiunge Sajan K George, è “traumatizzata dalle minacce degli assalitori” ma le violenze verranno trattate in base alle “norme vigenti nella laica India”.

Nel vicino Madhya Pradesh, leader cristiani dell’Isai Mahasangh si rivolgono al capo del Comitato elettorale per denunciare le manifestazioni di ostilità di Prabath Jha, presidente del Bjp nello Stato dell’India centrale. Il riferimento è a quanto avvenuto nel voto per l’Assemblea parlamentare nel collegio elettorale di Jabera, in cui il candidato cristiano è stato accusato di conversioni forzate. P. Anand Muttungal, coordinatore dell’organizzazione, sottolinea che “non è la prima volta” che gli estremisti indù utilizzano il pretesto di conversioni forzate per “colpire candidati cristiani”, facendo passare “i cristiani come demoni”.
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