25/01/2018, 13.10
SRI LANKA
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Colombo, donne musulmane chiedono la riforma del diritto matrimoniale islamico

di Melani Manel Perera

Una protesta silenziosa davanti al Ministero della giustizia. Critiche alla poligamia, alle spose-bambine, al divorzio. Nel 2009 creato un comitato per la riforma dell’istituto del matrimonio islamico. “Le donne meritano giustizia e uguaglianza”.

Colombo (AsiaNews) – Una protesta silenziosa contro l’attuale diritto matrimoniale islamico che discrimina le donne. È quanto avvenuto il 22 gennaio a Colombo, capitale dello Sri Lanka, nei pressi del Ministero della giustizia. Qui le musulmane si sono riunite sotto la guida del Muslims Personal Law Reforms Action Group (Mplrg) e chiesto a Thalatha Athukorale, titolare del dicastero, di riconoscere loro “giustizia e uguaglianza”. Le donne vogliono che venga finalmente presentato il rapporto che dovrebbe modificare la legge che governa l’istituto del matrimonio islamico in Sri Lanka, in fase di preparazione da nove anni.

Nell’isola le nozze tra fedeli musulmani sono regolate dal Muslim Marriage and Divorce Act (Mmda), in vigore dal 1956. L’associazione lamenta che la norma “contiene previsioni discriminatorie e inique che affliggono donne e ragazze musulmane”. Tra le altre, “la mancanza dell’età minima per contrarre matrimonio; procedure impari per la registrazione del matrimonio e del divorzio; [dover accettare] la poligamia senza condizioni”.

Da decenni le musulmane protestano contro l’ingiusto trattamento e chiedono una riforma della legge. Sul tema sono state nominate diverse commissioni governative e indipendenti. Infine nel 2009 il ministro della Giustizia ha creato un comitato di 17 membri per rivedere le parti considerate discriminatorie e proporre modifiche alla legge islamica. Ad oggi, non si hanno notizie sull’andamento dei lavori.

L’associazione lamenta che “le donne musulmane sono considerate cittadine di seconda classe, al di sotto degli uomini in tema di matrimonio e famiglia. La riforma deve assicurare giustizia e dignità – a partire proprio dalle nostre case e famiglie”. La dichiarazione conclude ammettendo che “la presentazione del rapporto [del comitato] è solo il primo passo verso il processo di riforma. Ma crediamo che sia un passo avanti significativo per dare uguaglianza e giustizia alle donne”.

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