14/02/2012, 00.00
SRI LANKA
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Colombo ignora le proteste contro il caro benzina di migliaia di pescatori cattolici

di Melani Manel Perera
Uomini, donne e bambini della Western Province hanno bloccato le strade di Colombo, distruggendo insegne tatali e bruciando copertoni. L'aumento dei prezzi del carburante rischia di far scomparire la pesca su piccola scala. Anche il card. Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha aderito alla protesta. Il ministro della Pesca: "Sì ai sussidi, ma il prezzo non scenderà".

Colombo (AsiaNews) - "Non abbiamo bisogno di sussidi, ma di prezzi umani e sostenibili. Altrimenti, il governo decreterà la nostra fine, e quella della pesca su piccola scala". Lo affermano ad AsiaNews alcuni delle migliaia di pescatori cattolici della Western Province, che da ieri bloccano le strade di Colombo per protestare contro l'aumento dei prezzi della benzina. Al momento, il governo dello Sri Lanka ignora le loro richieste. Il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha aderito alla protesta, cercando di parlare personalmente con il ministro della Pesca, Rajith Senarathna. Il politico ha dichiarato che il governo metterà a disposizione dei sussidi, ma non abbasserà i prezzi. Gli aumenti dei costi dei carburanti sono avvenuti nella notte dell'11 febbraio scorso. Il diesel è salito a 31 rupie (circa 20 cent di euro) al litro; la benzina a 12 rupie (circa 8 cent di euro) al litro; il cherosene a 35 rupie (22 cent euro) al litro.

I pescatori provengono da Negombo, Kochchikade, Wennappuwa, Marawila, Chilaw e Mannar, villaggi e città costiere della Western e North Western Province. Dalla sola laguna di Negombo sono giunti più di cinquemila persone, tra uomini, donne e bambini. Il 12 febbraio scorso, tutti i pescatori della Northern Province hanno issato bandiere nere e fermato le loro barche per una giornata, in segno di solidarietà con i manifestanti a Colombo.

Al momento, la protesta è a uno stadio pacifico. Nella giornata di ieri però, la città ha vissuto alcuni momenti di tensione, quando i manifestanti hanno distrutto insegne statali e bruciato copertoni. "Di norma - hanno spiegato alcuni di loro - il proprietario di un'imbarcazione come la Fiber Replaced Plastic (Frp) spende circa 3mila rupie (18,9 euro) al giorno in carburante. Con i nuovi prezzi, deve spendere circa 4.500 rupie (28,4 euro) al giorno. È una somma insostenibile per noi piccoli pescatori". Herman Kumara, coordinatore nazionale della Nation Fisheries Solidarity Movement (Nafso), conferma le paure dei pescatori: "Questa volta è troppo, nessuno di loro può sopravvivere con questi prezzi".

Ieri si sono fermati anche gli autisti della Lanka Private Bus Owners Association (Lpboa), compagnia privata di trasporto pubblico che dispone di 20mila mezzi su tutto il territorio nazionale. La Lpboa ha revocato lo sciopero nella serata di ieri, dopo aver raggiunto un accordo con il governo sul prezzo delle corse, salito del 20%.

Attraverso radio e televisione di Stato, Senarathna ha condannato "il sostegno di sacerdoti cattolici e ong nell'organizzare le proteste dei pescatori". Inoltre, il ministro ha ribadito che l'unico tema trattabile sono i sussidi ai pescatori, non i prezzi dei carburanti. I rimborsi proposti dal governo sono di 25 rupie (circa 16 cent di euro) per il cherosene e di 12 rupie (circa 8 cent di euro) per il diesel. 

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