13/06/2018, 12.30
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Corea, dubbi e speranze dopo l’accordo fra Trump e Kim

Il mondo diviso sul giudizio dell’accordo firmato ieri. I critici condannano la mancanza di una scadenza per la denuclearizzazione e la decisione di sospendere le esercitazioni congiunte. La stampa nordcoreana festeggia la vittoria di Kim. In Corea del Sud gli imprenditori applaudono. Card. Yeom: “Preghiamo per un’immediata applicazione, per il bene di tutti”. Nel futuro: inviti reciproci e attesa per le riunificazioni delle famiglie separate. Chiesa coreana: "Il popolo vuole la pace".

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – È “ancora presto” per parlare di Nobel per la pace. Lo dicono gli esperti alle dichiarazioni di politici e commentatori che chiedono che Kim Jong-un e Donald Trump vengano insigniti del prestigioso premio in virtù dell’accordo siglato ieri. Ma il giorno dopo la sua firma, il mondo si divide fra ottimisti e scettici.

I critici si scagliano in particolare contro due risultati del summit: la mancata definizione di una scadenza per la denuclearizzazione (e con essa l’omissione della sigla “Cvid”, ovvero Complete, verifiable and irreversible denuclearization) e la promessa di Trump di sospendere i “giochi di guerra”, cioè le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud.

Ieri, l’annuncio di Trump ha provocato costernazione fra gli studiosi di sicurezza americani e sudcoreani. Essi sottolineano che le esercitazioni sono “di natura difensiva” e un punto chiave dell’alleanza, oltre che una pratica necessaria ad assicurare che i due eserciti siano pronti in caso di attacco di Pyongyang. Negli Stati Uniti, questa decisione ha scatenato critiche bipartisan. Da parte sua, Seoul è stata colta di sorpresa dall’annuncio, per poi aprire alla possibilità che l’alt alle prove si riveli “necessario” al processo diplomatico.

Il Giappone ha annunciato che non abbasserà la guardia. Itsunori Onodera, ministro giapponese della Difesa sottolinea che le esercitazioni fra gli eserciti di Corea del Sud e Usa, insieme alla presenza americana sono “vitali alla sicurezza dell’Asia dell’est”.

La stampa nordcoreana ha celebrato l’accordo, definendolo una vittoria di Pyongyang e del leader Kim.

Alle critiche e i dubbi si contrappongono le speranze e le attese del popolo coreano per la pace che, come affermato da mons. Lazzaro You Heung-sik, vuole “una pace giusta”. In Corea del Sud, una categoria in particolare ha applaudito al risultato di summit: gli imprenditori, il gruppo Hyundai in prima fila, investitore in Corea del Nord di circa 1,25 miliardi di dollari. “Questo semaforo verde internazionale – commenta Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali all’Università Ewha – insieme al sostegno nazionale, accelererà l’impegno di Seoul a Pyongyang. Oltre alla diplomazia sportiva e culturale, ci si può aspettare maggiore cooperazione economica”.

Ai giudizi – positivi e negativi – si aggiungono le espressioni di speranza della Chiesa cattolica di Corea. Il card. Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, ha celebrato ieri la 1168ma messa di preghiera per la riunificazione delle due Coree (dal marzo del 1995 la Chiesa ne celebra una ogni martedì). Durante l’omelia, egli ha espresso il desiderio che “l’accordo possa essere concretizzato in brevi tempi per realizzare il bene comune non solo per il popolo coreano, ma tutti i popoli nel mondo”.

Intanto, si aprono prospettive di visite reciproche di Kim e Trump nelle rispettive capitali, quando il “momento sarà opportuno”.

Tuttavia, l’attesa più grande è quella delle famiglie separate fra le due Coree, rimaste ai due lati del confine dopo la fine della guerra del 1950-53. La prossima riunione si dovrebbe tenere il 15 agosto. A tal fine, Seoul porterà avanti un sondaggio per verificare quanti membri sono ancora in vita delle 57mila famiglie registrate.

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